ROMA - Prosegue il dibattito sulle prossime elezioni dei Comites rilanciato oggi pomeriggio dal Consiglio generale degli italiani all’estero che ha invitato i 18 parlamentari eletti all’estero per discutere dell’auspicato rinvio del voto,

ma anche delle riforme degli organismi di rappresentanza mai calendarizzate in Parlamento. Al dibattito partecipano anche consiglieri Cgie e presidenti dei Comites come

Pietro Mariani (Madrid) contrario all’inversione dell’opzione – se vuoi votare devi dirlo – perché “anticostituzionale”. Questa una delle modifiche da apportare nelle nuove, eventuali, leggi per impedire che “in pochi possano controllare il voto, attraverso piccoli gruppi di persone, e vincere con una manciata di voti”. Fondamentale, poi, l’informazione che per Mariani dovrebbe essere di competenza della Farnesina: “con la Rai poco vista e i giornali locali ormai ridotti al lumicino, l’azione di comunicazione diretta agli iscritti Aire deve essere svolta dal Maeci con una sorta di “call to action”, una sorta di “vuoi votare sì o no?” che rimandi a portali online ufficiali”. La legge Comites “si deve riformare dando più prerogative ai comitati che, negli ultimi anni, anche per via delle limitazioni economiche e i controlli più stretti hanno avuto una meno autonomia rispetto alle loro funzioni reali”. Presidente del Comites di Stoccarda, per

Tommaso Conte affrontare le elezioni con così poco personale consolare è impensabile. “Credo fermamente, come Garavini e Ungaro, che le scadenze letterali devono essere sempre rispettate perché ne va dell’immagine dell’organismo. Io non avrei posticipato neanche l’anno scorso, ma agli eletti dico che le nozze coi fichi secchi, come diceva Bruno Zoratto, anche in tempo di pandemia non sono possibili”. In Germania, ha ricordato, “nel 2016 avevamo 763.502 iscritti Aire e 195 impiegati nella rete consolare; al 10 marzo 2021 gli Aire erano 849.368 e gli impiegati 179, cioè 1 ogni 4745 connazionali. Questa è la media, se prendete Stoccarda la situazione è 1 impiegato su 7123 connazionali. Dobbiamo votare, come dice Petrocelli, ma gli chiedo: con quali mezzi? Quando il Direttore generale Vignali dice che dobbiamo usare Fast it lo sa che migliaia di giovani arrivati in Germania negli ultimi due anni hanno usato il portale per iscriversi all’Aire e ancora non risultano registrati? Come si vuole organizzare le elezioni? Manca il personale. Servono squadre per “sanificare” l’arretrato”, ha concluso, perché se no no “non voterà neanche l’1% degli aventi diritto”. Contraria al rinvio del voto anche la deputata di Forza Italia

Fucsia Nissoli: “le elezioni sono state rinviate già di 20 mesi”, ha ricordato prima di citare la sua risoluzione, approvata dalla Camera, per “un voto entro il 2021”. Spostando la data “perderemo credibilità di fronte al mondo, come istituzione e come italiani all’estero. La democrazia è fatta di partecipazione, ma anche di regole”, ha sottolineato Nissoli, prima di ribadire il suo “no” al rinvio e la necessità di “informare capillarmente gli iscritti Aire sul voto e su cosa sono i Comites”. Serve una “campagna sinergica tra tutti gli attori in campo, non solo la Farnesina, ma tutte le istituzioni”. Quanto alla riforma, Nissoli ha pragmaticamente ricordato che “come eletti all’estero non siamo riusciti neanche a portare a casa la bicamerale, figuratevi una riforma di Comites e Cgie a tre anni e mezzo dall’inizio della Legislatura. Secondo me non è possibile. Io – ha concluso – sono pronta a collaborare ma credo si debba votare il 3 dicembre. Sono d’accordo con Tommaso Conte sulla necessità di più personale: lo chiediamo tutti, ma non arriva”.

Presidente della Commissione Affari Esteri del Senato, Vito Petrocelli – che con Fassino ha dato la sua disponibilità ad una risoluzione che chieda il rinvio del voto – è di nuovo intervenuto per ribadire quanto sia “fondamentale realizzare che c’è un universo di comunità che lavora in modo tenace sia per mantenere le sue specificità, sia per modernizzarsi”. Ricordato il ddl sul voto all’estero, che prevede anche il voto elettronico, Petrocelli ha ribadito tutta la sua contrarietà ad ogni voto per corrispondenza e quindi il sul placet all’inversione dell’opzione. Si tratta comunque di riforme che giacciono in Parlamento perchè “nessuno le vuole calendarizzare”; “anche Merlo come sottosegretario prima poteva muovere alcune leve, non l’ha fatto e ora che non è più nel Governo presenta due leggi in tempo reale”. Il senatore 5 Stelle ha infine rivendicato la sua opposizione al Comitato per le questioni degli italiani all'estero, sostenendo appunto che, senza di esso, tutta la Commissione, e quindi tutti i parlamentari, soprattutto eletti in Italia, sono costretti a farsi carico dei temi legati agli italiani nel mondo. Preoccupato per il voto in piena pandemia anche

Luigi Billè (Cgie Uk): “l’attuale normativa non garantisce la libera partecipazione democratica” al voto, ha detto prima di richiamare l’osservazione di Silvana Mangione: “le elezioni sono il 3 dicembre ma la macchina parte il 3 settembre, con la contingenza legata al covid”. Dunque sì al rinvio ma “no” a “rinvii arbitrari”. Approvando la riforma “si mette il voto in sicurezza. I parlamentari se ne facciano carico”. Responsabile Pd per gli italiani nel mondo, per

Luciano Vecchi “spetta alla autorità politica prendere decisioni. Il gruppo Pd – ha ricordato – è stato decisivo per far mettere a bilancio 2021 una somma per le elezioni, seppur insufficiente, di fronte alla proposta del Governo che era “zero”, lo ricordo anche a Merlo”. Il tema sulla data, ha aggiunto, “è molto semplice: c’è la pandemia, si può votare? No, lo dicono tutti quelli che conoscono la situazione sul territorio”. Dunque rinvio, ma non “sine die”, al contrario “fissando già una data in primavera, salvaguardando il lavoro già avviato dalla Dgit e le risorse stanziate, possibilmente integrandole con il bilancio 2022”. Il Pd “è per avere una riforma dei Comites, che che ne dica la senatrice Garavini, e abolire l’inversione dell’opzione”. Su questo punto, sarebbe “sufficienti dire quando ti iscrivi all’Aire se vuoi votare all’estero o in Italia, una volta per tutte; un’opzione che vale solo una volta è folle e significa più lavoro per gli uffici”.

Consigliere Cgie per il Cile, Nello Gargiulo ha sintetizzato in tre punti il suo intervento: “la responsabilità della riforma è del Parlamento, che è sovrano e ne decide i tempi; la Farnesina dovrà valutare la situazione nei consolati in ogni Continente”; certo, ha osservato, “se non c’è un’inversione di tendenza del virus, i voti sarebbero pochi e quindi ci sarebbero poche difficoltà per il personale”. Infine, la comunità: “come rivitalizzare le nostre comunità online, visto che non ci vediamo da un anno e mezzo? Fare le liste, raccogliere le firme nei consolati, conoscere i candidati”, tutto questo con la situazione di oggi sembra impossibile. Dunque, ha concluso, “sì al rinvio, ma non oltre 5/6 mesi; ma che la macchina organizzativa parta fin da ora”. (m.c.\aise 07/06/2021) segue/3