ROMA - Dibattito fiume sulle elezioni dei Comites oggi pomeriggio sulla pagina facebook del Consiglio generale degli italiani all'estero. Al centro degli interventi l’opportunità di posticipare il voto, vista la pandemia in corso, e intervenire finalmente sulle riforme.
Referente della Lega nel mondo, Paolo Borchia non ha detto “no” al rinvio del voto – ora previsto il 3 dicembre – paventando anche lui il pericolo di “perdere credibilità”, ma aperto ad ascoltare “le indicazioni dell’Amministrazione”, cioè la Farnesina, che “diano elementi di certezza così la politica sia in grado di decidere”. Dunque “siamo pronti a ragionare sul rinvio, ma non puntando sulla pandemia: ieri la Sassonia ha votato in presenza”. Quanto al voto elettronico, sembra essere “obiettivo di tutti, ma – ha osservato – dobbiamo fare conti con la realtà” che per Borchia è “che non c’è ancora una tecnologia matura”. Quanto infine alle risorse umane, il tema “è inderogabile”; c’è bisogno di una “riforma radicale sull’impianto della rappresentatività. L’impasse si trascina da troppo tempo”. Il segretario generale del Cgie, Michele Schiavone ha preso la parola per ribadire che il compito dei consiglieri è quello di difendere i diritti dei connazionali: “nessuno prende in considerazione le nostre proposte in difesa dei diritti; i 18 eletti all’estero proseguono il loro lavoro con la schiena diritta, ma la verità è che le questioni nostre non entrano nel dibattito pubblico e quindi mi chiedo: che senso ha spendere la vita alla rincorsa dei diritti? Non siamo attaccati alle poltrone, abbiamo tanto da perdere, abbiamo carriere e dedichiamo tempo a un ideale e a una comunità che ha bisogno di essere sostenuta. Chi si occupa di italiani all’estero deve allargare lo sguardo oltre l’Italia”. Anche per Gianluca Lodetti (Cgie Italia) è il caso di “sgombrare il campo dal pensiero che il Cgie vuole il posticipo del voto per non eleggere le rappresentanze”. La verità è che “c’è una classe politica che non riesce a rappresentare in pieno le nostre esigenze, non parlo degli eletti all’estero, ma proprio delle segreterie dei partiti. Questo – ha accusato – ha bloccato le riforme”. Quindi, rivolto a Borchia, Lodetti ha ricordato che “non votiamo tutti in Sassonia, dunque verifichiamo le possibilità effettive sui territori”. Al territorio, anzi “al fronte”, ha fatto riferimento anche Giuseppe Scigliano, presidente del Comites di Hannover, favorevole al rinvio del voto. “La base sta dicendo unanime che non è il momento di votare; io non sono un politico, io sto al fronte, conosco la realtà del mio territorio. I consolati non sono pronti: mettere sull’home page un volantino con su scritto che ci sono le elezioni non è “preparare le elezioni”. Da più di un anno e mezzo che non vediamo le persone, e in queste condizioni si vuole votare?”. Presidente del Comites di Lione, Angelo Campanella ha sostenuto che fa “difficoltà a considerare i 18 eletti all’estero i miei rappresentanti, che poco o niente hanno fatto”. Un giudizio severo che ha esteso “alla politica tout court”. Al contrario “Comites e Cgie hanno sempre fatto la loro parte”. A Lione vivono più 80mila Aire, per i Comites votano sempre in 6mila: “sono loro che ci hanno motivato”, ha aggiunto prima di ricordare che “in tutta Europa nessuno ha modificato il calendario elettorale; qui in Francia votiamo fra 2 settimane”. Il vero problema dei Comites è “avere riconoscimento ed essere messi in condizione di lavorare”. Secondo Rodolfo Ricci (Cgie Italia) la discussione di tre ore promossa oggi dal Cgie “è interessante, perché dà uno spaccato dell’Italia ed è una fotografia del fallimento della politica”; sarebbe “da diffondere per capire come siamo messi in questo Paese”. D’altra parte, ha aggiunto, “diciamo le stesse cose di 6 anni fa, prima della riforma che ha tagliato il numero dei consiglieri”. Da lì è sempre stata una lotta per i diritti di base. “Si facciano le elezioni, se si vuole, ma – ha concluso – la responsabilità del loro fallimento sarà della politica”. In collegamento dal Venezuela, Nello Collevecchio ha invitato tutti i parlamentari ad andare in Sud America per “visitare tutti i paesi del continente, non solo il Venezuela”, per capire come si vive e come “i connazionali contribuiscono al Sistema Paese”. Dall’Argentina è intervenuto anche Marcelo Carrara, Consigliere Cgie di Mar del Plata: "la pandemia non può essere una scusa. Non sappiamo quando finirà, ma non possiamo posticipare in eterno le elezioni. Dobbiamo legittimare i nostri rappresentanti. Si pensa di posticipare alla primavera europea, ma nessuno pensa al Sud del mondo. Se non c’è la volontà politica adesso per arrivare a una riforma, chi ci garantisce che ci sarà dopo il rinvio?" La posizione di Vincenzo Mancuso dell’intercomites Germania, invece, è molto chiara: “rinviare le elezioni sì, ma di un anno”. La situazione pandemica deve finire per fare campagna elettorale, bisogna guardarsi in faccia, ovunque nel mondo. E anche per Fernando Manzo (Belgio) fare le elezioni e soprattutto i preliminari delle elezioni è “impossibile” in alcune zone del mondo a causa della pandemia. Quindi è necessario il rinvio. Poi, il Consigliere Cgie si è detto anche molto scettico sul voto elettronico, che spesso può risultare “complicato”. (aise)