Alcuni emigrati gualdesi del secolo scorso saranno tra i protagonisti della mostra “Les Rouges et Les Noirs …” (I Rossi e i Neri) che verrà inaugurata sabato prossimo in Lussemburgo nell’ambito della “Notte della Cultura” che si svolgerà a Esch-sur-Alzette. La mostra ripercorre le vicende di alcuni emigrati italiani che hanno combattuto il nazismo e il fascismo sia in patria che all’estero.

Verranno narrate le storie dei fratelli Filippetti (Mariano, Tommaso e Filippo) e di Domenico Bordicchia che, nella loro discendenza, annovereranno personaggi importanti quali l’ex ministro della cultura francese Aurélie Filippetti e il capitano della nazionale lussemburghese e della Jeunesse d’Esch Jean-Pierre Barboni. Insieme a loro nella mostra, curata da Raymond Reuter e Claude Frisoni, saranno evidenziate, attraverso i racconti dei loro discendenti, le storie di altri emigrati italiani: Luigi Peruzzi (narrato nel libro di Antonio Attino “La miniera e il pallone”), Natale Ottaviano e Vittorio Rutili. In memoria dei fratelli Filippetti, il 29 gennaio del 2020 l’amministrazione comunale di Gualdo Tadino ha collocato due pietre d’inciampo in via Cesare Battisti, presso il civico 44, dove vissero prima di emigrare in Francia in cerca di una nuova vita. L’attivismo di Mariano, Tommaso e Filippo Filippetti è stata ricordata sul nostro portale da un articolo di Brunello Castellani, che in parte riproponiamo. “Già sottoposti a vigilanza vengono espulsi dal Lussemburgo nel 1936 e mentre sono portati dalla polizia alla frontiera cantano “L’Internazionale”. Si trasferiscono in Francia a Audun le Tiche, oggi gemellata con Gualdo Tadino, e continuano a fare i minatori e a fare politica. Quando, nel 1939, i nazisti occupano la Mosella molti scappano, ma i Filippetti restano a lavorare in miniera e, del resto, non possono tornare nell’Italia fascista. La mattina del 3 febbraio 1944 i tedeschi, accompagnati dal direttore della miniera, scendono in fondo alle gallerie e arrestano 14 minatori (tra i quali Tommaso, Mariano e Filippo), altri 3 ne prendono all’esterno. Sono portati in vari Lager e solo in 4 torneranno. A Dora, i Filippetti sono ancora insieme, come testimoniano i numeri di matricola 89589, 89590 e 89591. Tommaso, trasferito a Bergen Belsen con un viaggio di molti giorni senza acqua e cibo, resiste fino alla liberazione ma, stremato e malato di tifo, muore qualche giorno dopo. Mariano muore a Dora. Filippo, il più giovane, è l’unico a tornare ma non parlerà mai della sua esperienza nel lager di Dachau. Antonio, il quarto fratello, sfuggito al rastrellamento, morirà nel 1959 nella miniera di Audun le Tiche, schiacciato da un blocco di minerale. Angelo Filippetti, figlio di Tommaso, anche lui minatore e comunista, diventerà sindaco di Audun le Tiche dal 1983 fino alla morte prematura nel 1992. Aurelie Filippetti, figlia di Angelo e nipote di Tommaso, è stata ministra francese della cultura e ha rievocato questa storia in un libro intenso e toccante “Gli ultimi giorni della classe operaia”. La storia dei fratelli Filippetti e degli altri gualdesi morti nei lager è una storia di emigrazione, di duro lavoro e di impegno politico per la libertà e l’uguaglianza. E’ una storia che continua a parlare a noi e ai nostri figli. E una storia di memoria viva di quella memoria che rende liberi.” FONTE: https://gualdonews.it/2021/09/05/emigrati-gualdesi-antifascisti-a-loro-e-dedicata-una-mostra-a-esch-sur-alzette/