Come tutti gli anni le riforme dei sistemi previdenziali e fiscali si scrivono quasi sempre nelle Leggi di Bilancio, e si discutono ovviamente dopo la pausa estiva. Ed è proprio quello che il Governo sta facendo in questi giorni. Sembra che in tema di pensioni il premier Draghi voglia puntare su alcuni importanti misure
che potrebbero interessare direttamente anche gli italiani che vivono all’estero e hanno tuttavia versato contributi in Italia, potendo così maturare il diritto ad una prestazione italiana in convenzione (ed il alcuni casi anche autonoma, senza cioè dover ricorrere alla totalizzazione prevista dalle convenzioni bilaterali di sicurezza sociale). Innanzitutto, secondo alcune indiscrezioni e anticipazioni, si può ragionevolmente prevedere che la riforma delle pensioni interesserà soprattutto alcune categorie di lavoratori ritenute più svantaggiate, potenziando probabilmente istituti e formule già esistenti: proroga dell’Ape sociale (63 anni di età e dai 30 ai 36 anni di contributi) e tutele pensionistiche per gli addetti a lavori gravosi e usuranti i quali potrebbero andare in pensione con 61 anni e 7 mesi e con almeno 35 di contributi se dipendenti. Si tratta purtroppo solitamente di prestazioni non esportabili all’estero. Potrebbe invece interessare i nostri connazionali la modifica e la proroga, di cui si sta discutendo, di “Opzione donna”, e cioè la pensione anticipata per le donne che è perfezionabile anche tramite la totalizzazione dei contributi in regime internazionale. “Opzione donna” potrebbe diventare strutturale e dare quindi la possibilità alle donne di richiedere la pensione anticipata raggiunti i 58 anni di età le dipendenti e i 59 anni di età le autonome, con 35 anni di contributi (anche tramite totalizzazione), accettando però un assegno calcolato con il solo metodo contributivo. Inoltre, se da una parte la cosiddetta “Quota 100” è in scadenza (38 anni di contributi e 62 anni di età), e probabilmente non sarà rinnovata, è invece prevedibile che saranno ritoccati i requisiti contributivi per maturare il diritto a pensione anticipata (di anzianità come veniva chiamata una volta) con la quota 41 per tutti, che prevede il pensionamento anticipato con il solo requisito legato all’anzianità contributiva, abbassando l’attuale soglia fissata a 42 anni e 10 mesi per gli uomini ed a 41 anni e 10 mesi di età per le donne (perfezionabili con il meccanismo della totalizzazione in convenzione internazionale). Altre ipotesi sul tavolo sono una sorta di Quota 102 (uscita dal lavoro a 63 anni di età e 39 di contributi oppure a 64 di età e 38 di contributi) e l’idea di consentire l’accesso alla pensione in anticipo a 64 anni di età e 20 anni di contributi, a patto di aver maturato un trattamento dall’importo pari a 2,8 volte l’assegno sociale e che il calcolo dell’importo sia fatto con il metodo contributivo (anche in questi casi sarebbe possibile utilizzare il meccanismo della totalizzazione). Nei prossimi giorni sapremo quali saranno le proposte concrete e in che modo gli eletti all’estero potranno intervenire per tutelare al meglio i diritti dei nostri emigrati all’estero.