di Lucia Conti (da Il Mitte-Berlino) Abbiamo intervistato sull’importanza dei Comites anche Giovanni Maria De Vita, Consigliere d’Ambasciata e Capo Ufficio I della Direzione Generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie del Ministero italiano degli Affari Esteri. A dicembre vengono rinnovati i Comites, i Comitati degli italiani all’estero.
Perché gli italiani all’estero devono andare a votare? Prima di tutto perché la nostra costituzione ricorda che andare a votare è un dovere civico. E poi i Comites sono una grande opportunità, che viene data alle nostre comunità affinché facciano sentire la loro voce e realizzino progetti finalizzati alla loro piena integrazione sociale, culturale ed economica nei Paesi in cui risiedono, in raccordo con gli Uffici diplomatici e consolari. I Comites sono come delle “antenne” con cui il Ministero degli Affari Esteri capta e recepisce le esigenze degli italiani all’estero. In che modo i più giovani, che meno conoscono i Comites, possono dare e ricevere molto, partecipando alla vita dei Comitati? Senza voler diminuire il ruolo delle altre componenti della comunità italiana, che sono importanti perché in molti casi ne rappresentano l’architettura e la storia, i giovani ci offrono un punto di vista fondamentale. Rappresentano infatti sia le esigenze delle nuove generazioni di italiani all’estero, sia le aspettative dei gruppi di nuova mobilità, che lasciano l’Italia per trasferirsi altrove. È fondamentale che partecipino perché i giovani di oggi saranno i grandi di domani, è importante quindi assicurare la continuità nella tutela della difesa degli interessi delle nostre Comunità all’estero e nel consolidamento delle relazioni tra queste e l’Italia. I Comites promuovono le esigenze di sviluppo sociale, culturale e civile della comunità di riferimento. Vogliamo parlare di come realizzano le pari opportunità? Il discorso delle pari opportunità sta molto a cuore al Ministero degli Affari Esteri e all’Italia. Il mondo dell’emigrazione italiana ha visto, in passato, un ruolo della donna legato soprattutto alla protezione del focolare domestico. Questo ruolo, pur importante, va decisamente aggiornato, perché oggi le donne contribuiscono in tutti i modi possibili alla vita e allo sviluppo delle loro comunità e vanno sostenute e valorizzate. Vogliamo raccontare ai nostri lettori qualche iniziativa specifica, con cui i Comites hanno sostenuto e valorizzato le donne? Su questo tema sono stati sviluppati progetti bellissimi, nell’ultima consiliatura. Uno di questi è stato realizzato proprio in Germania, dal Comites di Dortmund, e ha portato alla pubblicazione di un libro che si chiama “Un Urlo ci salverà”. Il libro contiene storie di donne che hanno manifestato la loro voglia di vivere, partecipare e contribuire alla società, anche durante la crisi del Covid19. La presidente, Marilena Rossi, è stata davvero un fiore all’occhiello nel panorama dei presidenti dei Comites. È una persona molto attiva, molto motivata e molto capace di guardare in modo evolutivo a quella che deve essere la visione della nostra comunità. Ci sono stati altri progetti dedicati alle donne e realizzati dai Comites? Sono stati lanciati progetti molto belli in diverse parti del mondo. Ad esempio Elisabetta Ghisini, la presidente del Comites di San Francisco, ha dato vita alla creazione di una “rete rosa”, che attraverso una serie di contatti, seminari e incontri si propone di incentivare lo sviluppo dell’imprenditoria femminile nell’ambito della comunità italiana. Il progetto ha avuto una sua trasformazione a causa del Covid19, nel senso che dopo una serie di incontri in presenza hanno avuto luogo, in pandemia, moltissimi incontri in teleconferenza. Ma questo ha ribadito l’interesse verso il tema. C’è poi Emanuela Stagnitti, presidente del Comites di Queensland, che a Brisbane ha promosso un progetto di solidarietà per le donne, perché anche in società attente all’inclusione come quella australiana, durante la pandemia hanno subito uno svantaggio in più rispetto agli uomini. Ed è stato quindi fornito un sostegno psicologico per recuperare questo gap. E poi vorrei citare anche Giovanna Giordano, Presidente del Comites di Montreal, che sin dal 2017, quando il Ministero ha lanciato questa idea, ha promosso la creazione di sportelli informativi per i nuovi arrivati. A questi sportelli si sono rivolti molti italiani in difficoltà per avere informazioni su come trovare casa o un lavoro, o per capire a cosa prestare attenzione nell’esecuzione dei contratti. Dalle statistiche che Giovanna Giordano ci ha fornito, emerge proprio il fatto che ai loro sportelli si siano rivolte in particolare moltissime donne, che si trovavano in una situazione di difficoltà e che sono state aiutate. Sono indubbiamente progetti molto interessanti Ne sono stati promossi tanti. È impossibile nominarli tutti, ma posso sicuramente affermare che abbiamo ottenuto una partecipazione significativa della presenza femminile. Circa il 36% dei presidenti dei Comites è costituito da donne e speriamo che i nuovi Comites incoraggino ancora di più la partecipazione femminile e lo sviluppo di iniziative per la tutela delle pari opportunità. Sempre con riferimento alla tutela e allo sviluppo della comunità di riferimento, vogliamo parlare dei Comites sotto il profilo dell’assistenza sociale e scolastica? Per quanto riguarda l’assistenza sociale, i Comites segnalano situazioni critiche di cui sono a conoscenza ai consolati, in modo che questi possano intervenire per garantire l’assistenza sociale. Vorrei segnalare inoltre anche una bellissima iniziativa realizzata durante il Covid19 e tesa alla riqualificazione professionale di connazionali che, proprio a causa della pandemia, avevano perso il lavoro e dovevano riposizionarsi professionalmente. Sono stati progetti estremamente interessanti, che il Ministero continua a seguire con grande interesse, perché potenzialmente utili anche indipendentemente dalla pandemia. Quanto all’assistenza scolastica, anche qui il Comites ha una funzione di monitoraggio e di raccordo con il consolato e con gli enti gestori, allo scopo di promuovere iniziative per la sopravvivenza della lingua italiana tra le nuove generazioni dei connazionali all’estero. Lei è un esponente del Maeci, che si occupa di politiche migratorie. Cosa ne pensa della comunità italiana in Germania? In Germania abbiamo una comunità italiana straordinaria, la più grande che ci sia in Europa. Ed è una comunità che continua a crescere, perché la Germania continua ad attrarre connazionali che si affermano in moltissimi settori: nella finanza, nella scienza, nella cultura. La nostra è una comunità che potremmo definire “modello”. A questa comunità vorrei rivolgere un appello. Vorrei invitare tutti gli italiani all’estero ad andare a votare a dicembre per il rinnovo dei Comites, previamente registrandosi presso i consolati di appartenenza (entro il 3 novembre, ndr), perché i Comites sono davvero una grande opportunità, che non dobbiamo perdere. Per collaborare con i nostri uffici all’estero in maniera concreta e per realizzare iniziative sempre più importanti, sempre più utili. FONTE: https://ilmitte.com/2021/09/gli-italiani-allestero-hanno-bisogno-dei-comites-intervista-con-giovanni-maria-de-vita-ministero-degli-affari-esteri/