Nella corsa ad ostacoli che gli italiani all’estero devono affrontare per fruire dei servizi consolari e della Pubblica Amministrazione, una delle barriere che da ultimo si sta presentando sul loro cammino è la difficoltà all’accesso delle credenziali SPID ( Sistema Pubblico di Identità Digitale).

Dal 1° ottobre, tutti i cittadini italiani, senza distinzioni di residenza, non possono più accedere ad alcuni servizi, ad esempio a quelli dell’INPS e dell’Agenzia delle Entrate, senza fare ricorso alla SPID. Senza contare che non appena scadrà il rinvio (1° gennaio 2023) per l’accesso tramite SPID al portale Fast-It, lo stesso accadrà anche per i servizi consolari. Numerose e insistenti lamentele mi pervengono sul fatto che per la concessione dello SPID sono richiesti per esempio il numero della tessera sanitaria, il tesserino del codice fiscale, il documento consolare sostitutivo di difficile reperimento con la paralisi degli uffici, la disponibilità di un cellulare italiano abilitato a ricevere messaggi: tutte cose impossibili o molto difficili all’estero. Senza contare le difficoltà che tale procedimento presenta per una utenza di cittadini anziani e sprovvisti di strumenti e competenze digitali, difficoltà superate in Italia dalla possibilità di fare ricorso ai patronati o ai servizi offerti da privati. Per questo, ho interrogato il Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale, Vittorio Colao, per sapere quali interventi intenda realizzare, in dialogo con gli Identity Provider, per fare in modo che le procedure di acquisizione dello SPID siano compatibili con la concreta condizione dei cittadini residenti all’estero, in particolare di quelli che risiedono nei contesti extraeuropei, come il Nord e il Centro America.