Mi auguro vivamente che l'Aula del Senato voglia correggere la sconcertante decisione della Giunta per le autorizzazioni che ha legittimato l'elezione del Senatore Adriano Cario, nella ripartizione sudamericana della circoscrizione Estero, nonostante l'attestazione di una perizia calligrafica disposta dalla Procura di Roma provi l'irregolarità di espressione di oltre duemila schede su un campione per altro limitato.
Me lo auguro prima di tutto perché è giusto che chi compete lealmente sia tutelato rispetto a chi usa mezzi illeciti. Difendendo le regole, in realtà si difendono non sole le persone oneste, ma la democrazia e la sua credibilità. Me lo auguro ancora perché il voto all'estero deve essere una volta per tutte liberato dalle ombre che portano molti, troppi a concludere che sia uno strumento di irregolarità e di prevaricazione. Magari nella prospettiva di rimettere in discussione l'intera rappresentanza. Come la forte riduzione del numero dei parlamentari e gli ostacoli frapposti alla partecipazione al voto degli istituti di rappresentanza sembrano preannunciare, quasi tappe di avvicinamento a questo iniquo obiettivo. Il voto all'estero, certo intrinsecamente più esposto per la complessità del suo impianto organizzativo e per le modalità con cui si svolge, ha dato comunque cittadinanza reale a milioni di persone che prima l'avevano solo sulla carta. È scritto nella Costituzione. Per questo, deve essere applicato con la correttezza che la legge impone e tutelato con fermezza, ad iniziare dagli stessi eletti all'estero che hanno la responsabilità di onorare una responsabilità democraticamente elevata, visto che essa riguarda milioni di persone che vivono lontano dalla vita civile nazionale. Per questo, auspico che le colleghe Senatrici e i colleghi Senatori siano consapevoli e partecipi di questa particolare responsabilità e si esprimano con la chiarezza e la trasparenza che la legalità e la democrazia richiedono.