ROMA - Parlamentari di diversi schieramenti hanno partecipato alla sessione mattutina della assemblea plenaria del Consiglio generale degli italiani all’estero aperta questa mattina a Roma. Senatrice eletta in Europa, Laura Garavini (Iv) ha voluto iniziare il suo intervento ricordando i 30 anni del Cgie,

che verranno celebrati nel pomeriggio alla presenza degli ex consiglieri e parlamentari Claudio Micheloni e Gianni Farina, e della ex consigliera Filomena Narducci, per osservare che l’anno prossimo, con il rinnovo del Consiglio e l’uscita di molti consiglieri “si chiuderà un’era; si volta pagina, ma non è una fine. L’auspicio è che ci sia l’accompagnamento delle nuove rappresentanze di base” appena elette, “all’interno del nuovo Cgie”. Alle elezioni dei Comites c’è stata una “bassa partecipazione, ma i nuovi eletti sono a tutti gli effetti legittimati”, inoltre sono stati eletti tanti giovani”. Loro con il nuovo Consiglio generale insieme ai parlamentari – che, ha ricordato – nella prossima Legislatura saranno solo 12 - dovranno fare “massa critica, congiunta, per tutelare le rappresentanze degli italiani all’estero e renderle capaci di affrontare le nuove sfide”. Importante, per Garavini, anche mettere mano alla riforma dei Comites - “ripensando l’inversione opzione che, dopo due votazioni, ha dimostrato che non è utile né opportuna” e mettendo mando ad una “forte semplificazione” delle procedure – ma anche alla legge sul voto all’estero, soprattutto all’indomani del “caso Cario”: “servono interventi per mettere in sicurezza il voto all’estero”. Infine, un accenno alla Legge bilancio, che prevede stanziamenti per inviare più funzionari all’estero: “invito la Farnesina a snellire le procedure per farli partire prima possibile”, l’esortazione della senatrice, che ha infine ringraziato tutti i consiglieri del Cgie per il servizio reso in questi 6 anni. Auguri per il trentennale sono giunti anche da Vito Petrocelli (M5S), presidente della Commissione esteri del Senato, che – quanto alla legge di Bilancio - ha confermato che tra gli emendamenti segnalati, cioè quelli che verranno votati dalla V Commissione, “ce se sono diversi per le comunità all’estero”. Ricordato il lavoro della Commissione che, durante la pandemia, ha collaborato con la Farnesina per “rispondere a tutte le domande di aiuto dei connazionali”, il senatore ha sostenuto che “questa legislatura è iniziata con l’idea diffusa di eliminare il voto all’estero” e che negli anni è stato fatto un “lavoro sotterraneo per cancellare questa ipotesi”. Ora sul banco ci sarebbe la legge elettorale: “ad oggi non so se la legge elettorale per il voto in Italia sarà cambiata, ma se cambia cambierà anche quella sul voto all’estero, escludo il contrario. Tutto è nelle mani del presidente degli Affari costituzionali alla Camera, Giuseppe Brescia. Su questo tema, il Senato non toccherà palla”. Il senatore ha quindi rilevato lo “scollamento tra l’attività del Parlamento e quella del Governo sui temi che vi riguardano: il Governo ci dice “ascoltate le istanze, riferiteci e lavoriamo insieme”, ma in realtà il lavoro di concerto non esiste; era già diminuito durante il secondo governo Conte, ma ora proprio nullo”. Sul fronte della Bicamerale, Petrocelli ha detto che “non sarà possibile avviarne i lavori: i capigruppo al Senato sostengono che non si può a poco più di un anno dalla fine della Legislatura”. Confermando la sua disponibilità ad ascoltare il nuovo Cgie, il senatore ha anticipato che con il nuovo anno riprenderanno le audizioni all’interno dell’indagine conoscitiva sugli italiani all’estero e anche le missioni della Commissione, che dopo febbraio sarà negli Stati Uniti e in Argentina. Ai consiglieri, Petrocelli ha ribadito il suo “rimprovero” circa il fatto che “in tante vostre proposte e riflessioni ritrovo incrostazioni vecchie di decenni: è vero che il Parlamento deve svecchiare il suo atteggiamento nei confronti degli italiani all’estero, ma voi aiutatelo con lo svecchiamento delle vostre proposte, modificando il vostro modo di lavorare e di rappresentare le nostre comunità”. Infine una battuta sul Pnrr: “non mi faccio illusioni su quanto possano essere coinvolti gli italiani all’estero; al momento c’è un dirigismo assoluto sia nella individuazione delle risorse che dei rivoli in cui saranno incanalate. Avrete tutto l’appoggio della terza commissione, ma – ha concluso – francamente non mi faccio illusioni”. Critico nei confronti del senatore è stato Massimo Ungaro, deputato di Italia viva eletto in Europa: “a Petrocelli dico che è molto poco serio venire qua e dire che non ci sono risorse per gli italiani all’estero; che l’inversione dell’opzione è da salvaguardare, dopo il dato catastrofico del voto del 3 dicembre, così come è triste dire “no” alla Bicamerale dopo il lavoro della Camera”. Con lo stop ai suoi lavori, ha accusato Ungaro, il Senato conferma di essere un “covo dei conservatori, così come è emerso anche con l’affossamento del DDL Zan”. Quanto alla legge elettorale, per Ungaro è una delle priorità visto che dopo il taglio dei parlamentari “ci saranno sperequazioni pazzesche tra i territori”. “È fuori luogo – ha proseguito – invitare questa platea a togliere “vecchie incrostazioni” quando ci si erge a paladini del conservatorismo. Il compito delle Commissioni non è organizzare viaggi”, ha aggiunto il deputato, critico – in generale – anche sul lavoro degli eletti all’estero. “Stento a vedere i nostri risultati tangibili, se non il parziale sconto dell’Imu”, ha detto in proposito. Infine, un appello al Cgie affinché si faccia “promotore degli sgravi fiscali per il rientro in Italia: è una legge giusta che nessuno conosce, con politiche fiscali tra le più generose d’Europa” e anche “faccia proprie le raccomandazioni contenute nella relazione conclusiva della Commissione di inchiesta su Giulio Regeni circa le politiche per la difesa dei ricercatori all’estero”. Deputato della Lega eletto in Europa, Simone Billi ha richiamato alcuni punti della relazione di Governo per sostenere che le elezioni dei Comites, seppur abbiano consentito “un positivo rinnovamento con l’elezione di molti giovani, che avrà ricadute anche sul nuovo Cgie, nonostante il buon lavoro della Farnesina, purtroppo non hanno dato un risultato soddisfacente; occorre migliorare la situazione”. Anche la digitalizzazione “sta andando nella direzione giusta, ma bisogna migliorare l’accesso allo Spid, visto che ci sono 7 provider che funzionano in modo diverso, tutti, però, con problemi a rilasciare le credenziali all’estero, la cosa più facile per un connazionale all’estero è tornare a farlo in Italia e non è accettabile”. Quanto al potenziamento consolare, citate le assunzioni dei 140 contrattisti previsti dal suo emendamento approvato ieri, Billi ha chiesto che “siano velocemente posizionati sul territorio” invitando il DG Vignali, presente ai lavori della mattina, “a destinarli soprattutto nella rete consolare, più che nelle ambasciate o negli IIC”. “Al Governo – ha proseguito Billi – dico non dimentichiamo l’adeguamento dei salari dei contrattisti: molti stanno lasciando il loro posto per migliori stipendi”. Infine, commentando i dati su passaporti e carte di identità elettroniche rilasciate anche durante la pandemia, il deputato ha ricordato che la difficoltà più grande, oggi, è prendere un appuntamento, ovunque nel mondo. Un dato che resta fuori dalle statistiche della Farnesina. Infine, un accenno agli enti gestori: anche qui, l’invito di Billi alla Farnesina, è stato quello di “ascoltarli, perché le nuove regole non sono applicabili e gli enti sono in affanno. Serve una spinta per rendere loro la vita più facile”. (m.c.\aise14/12/2021)