ROMA - Nuova Emigrazione italiana e mobilità. Questo il tema al centro della sessione pomeridiana della prima giornata della quarta assemblea della Conferenza Permanente Stato-Regioni-Province autonome-CGIE, in corso fino a venerdì a Roma. Moderato da Roberto Napoletano, direttore de “Il Quotidiano del Sud - L’Altravoce dell’Italia”,
l’incontro si è concentrato sulla nuova emigrazione nostrana, sulle differenze con quella passata, ma soprattutto sul valore da dargli ad oggi e per il domani, oltre che sulle politiche da attuare per un futuro in cui gli italiani all’estero siano maggiormente coinvolti. Diversi gli ospiti della tavola rotonda, tra cui Elly Schlein, Vice Presidente Regione Emilia Romagna, Carmine Cicala, rappresentante per i Parlamenti Regionali nonché Presidente del Consiglio regionale della Basilicata, Maria Chiara Prodi, Presidente della VII Commissione del CGIE, Edith Pichler, Consigliera del CGIE, Delfina Licata, della Fondazione Migrantes, Stanislao de Marsanich, Presidente dei Parchi Letterari, e Salvo Iavarone, Presidente dell’Asmef. Primo intervento affidato a Delfina Licata, curatrice del Rapporto Italiani nel Mondo che, come prima cosa, ha voluto ricordare il Consigliere Carlo Ciofi, scomparso nei mesi scorsi, per poi iniziare il suo ragionamento sulla mobilità umana tracciando una panoramica del fenomeno, che è partita da un assunto: la mobilità italiana “è una mobilità malata”. E lo è perché “è unidirezionale”. Quest’anno i dati sono stati “stupefacenti”, in quanto, nonostante la pandemia, gli italiani hanno continuato a migrare: dal nostro Paese sono infatti partiti oltre 109 mila persone, quest’anno. In lieve decremento, ma certo un fenomeno non morto. Però, secondo Licata, perché questo sia un fenomeno da salvaguardare, “alle partenze devono corrispondere dei ritorni”. Per questo la curatrice del RIM auspica che entri nel mainstream il concetto di “circolarità della mobilità”, per cui i giovani che lasciano il Paese possano rientrare con le opportunità e gli strumenti giusti. Ha preso parola poi Carmine Cicala, che ha parlato a nome dei Parlamenti Regionali italiani. Il suo intervento si è concentrato specificatamente sulle “risorse della migrazione”, specie della “migrazione 2.0”, quella attuale. Il trend della mobilità riguarda infatti giovani. A Berlino e a Londra i “ragazzi italiani vedono delle prospettive, mentre - anche attraverso i social - vengono denigrati i nostri territori”. “Da legislatore - ha evidenziato -, abbiamo un grande ruolo: possiamo fare e dare tanto. Abbiamo bisogno di un impianto normativo che devono essere rivisto. Abbiamo leggi attuali obsolete, sia per quanto riguarda l’emigrazione che per quanto riguarda l’immigrazione in Italia”. La mobilità è, in ultima analisi, “una risorsa”, secondo Cicala. Nel mondo attuale, infatti, il fenomeno “è cambiato rispetto al passato”. “I giovani vengono spesso citati dalla politica, però poi nei fatti mancano delle scelte forti. Oggi è necessario creare degli spazi dedicati a loro. Ma se non gli diamo le giuste opportunità avremo fallito”. Per questo “abbiamo bisogno di maggiore dialogo costruttivo, in modo da riordinare e riorganizzare sia l’emigrazione che l’immigrazione”. Una delle tante possibilità per i migranti italiani sono i Parchi Letterari, dei quali ha parlato Stanislao de Marsanich, Presidente dei Parchi Letterari, che ha parlato di questi “luoghi d’ispirazione”, luoghi che “sono cambiati e si sono evoluti nel tempo”; e “chi ce li può raccontare più di chi li ha lasciati? I Parchi letterari hanno coinvolto più di un milione di persone, e molti di questi erano residenti all’estero - ha spiegato -. Durante la pandemia abbiamo cercato di coinvolgere le comunità all’estero tramite le università”, incentivando dunque il Turismo di Ritorno ma anche gli amanti della letteratura. Molti sono infatti i collegamenti - ha spiegato ancora de Marsanich - con le università nel mondo. Tra queste ha ricordato in particolare quella di Boston, negli USA, che è strettamente collegata con l’Abruzzo per la quantità dei corregionali all’estero che lì risiedono. Più avanti, in collegamento dalla Svizzera, è stata la volta dell’intervento dello storico delle migrazioni dell’Università di Ginevra, Toni Ricciardi, che nel suo appassionato intervento ha sottolineato con forza: “nessuno può parlare di come risanare l’economia italiana senza parlare della nuova mobilità italiana nel mondo. È un elemento centrale per le politiche economiche”. E per farlo, come prima cosa, bisogna evitare di fare la differenza tra cervelli e braccia. “I cervelli e le braccia c’erano ieri e ci sono oggi. È una dicotomia che va abbandonata. I numeri infatti parlano chiaro: ad oggi, oltre la metà degli emigrati, non è neanche laureata”. La vera dicotomia da tenere in considerazione con maggiore enfasi, secondo il professore, è “tra aree interne e spazi urbani”, eliminando di fatto anche quella tra nord o sud. “Abbiamo necessità che si cambino visuali e politiche e il Pnrr è un’occasione determinante non per dire che gli italiani siano la 21° regione italiana, ma per trattarla come tale, facendo uno sforzo per utilizzare il patrimonio del know-how degli italiani all’estero di ritorno”. È poi intervenuta Elly Schlein, Vice Presidente Regione Emilia Romagna, anch’essa con un intervento assai appassionato essendo questo un tema a lei particolarmente caro: “la mobilità italiana è un flusso composito - ha detto -. Da un lato c’è la nuova emigrazione, diversa e complessa, dall’altro c’è un processo di attrazione per un ritorno o per l’arrivo di persone da altri paesi. Questo si fa con politiche mirate a migliorare la qualità del lavoro. Abbiamo concentrato investimenti internazionali a Bologna, cosa che concentrerà l’80% della capacità di calcolo di tutta l’Italia, e lo farà a servizio di tutto il Paese. Così come il centro meteorologico, essenziale per aiutare alcune zone del Paese. Attrarre persone è importante per noi, questo però deve accompagnarsi con l’ingresso dall’estero di persone che potranno aiutarci a utilizzare al meglio il Pnrr”. Anche l’esponente della Giunta emiliano-romagnola ha voluto sottolineare l’importanza dell’idea di “circolarità delle migrazioni”, necessaria anche per “aiutare a levare una narrativa tossica” sull’argomento. Concentrandosi sulla riscoperta delle aree rurali, invece, ha spiegato: “se c’è connettività e ci sono servizi per la mobilità e per le persone riusciremo a contrastare l’abbandono delle terre e lo spopolamento. E, ancora più in grande, significa aiutare il nostro paese. Il Cgie può dare un grande aiuto in questo”. Le opportunità attuali e del prossimo futuro, secondo Schlein, devono incentivare la volontà di “stare uniti, tenendo stretti anche i nostri emigrati, e interrogandoci sul fenomeno. Questo confronto costante tra di noi serve proprio per un avanzamento da questo punto di vista”, ha concluso. Per il Cgie, è intervenuta Edith Pichler, sociologa dell’emigrazione, intervenuta dalla Germania, che ha posto alcuni punti importanti da tenere a mente riguardo la nuova mobilità: “negli ultimi anni, dopo la crisi, ci siamo confrontati con un nuovo bisogno nella migrazione, una nuova mobilità per necessità. Correlato con la scolarizzazione italiana è chiaro che cambiano i protagonisti. I social anche hanno avuto un grosso ruolo, raccontando, non sempre realisticamente, storie di successo. Ma spesso i cosiddetti “cervelli in fuga” si confrontano con lavori diversi da quelli dell’Italia, dequalificandosi. Anche l’Associazionismo, così come i sindacati, sono cambiati e si sono modificati, e la nuova mobilità se ne è distanziata”. Ha poi parlato Salvo Iavarone, Presidente dell’Asmef, che ha voluto sottolineare due temi, che sono anche due obiettivi precisi per il futuro dell’emigrazione: “turismo di ritorno e Museo dell’Emigrazione”. Iavarone ha quindi rivendicato la volontà di creare il “Museo dell’Emigrazione del Mezzogiorno”, un progetto “che voglio portare avanti per valorizzare le partenze da Palermo e Napoli, che non sono rappresentate da quello di Genova”. Il presidente dell’Asmef ha parlato anche della rivalorizzazione dei Borghi, progetto per il quale alcuni territori si stanno muovendo e che si sposa con il Turismo di Ritorno. Ma, a suo parere, “il ripopolamento non deve essere lasciato ai singoli territori”, quanto piuttosto “deve avere una grande regia nazionale, e mettere in sinergia i privati e il pubblico, portando così turisti dalle città, turisti delle origini, che ha grande potenzialità numerica, e turisti canonici”. Sempre per il Cgie, è intervenuta anche Maria Chiara Prodi, presidente della VII Commissione, che ha parlato anche lei specificatamente della nuova mobilità. Una nuova mobilità per la quale è decisivo “smontare con pazienza la retorica dei “cervelli in fuga”. Il Cgie è qui per questo e ci serve un quadro preciso di una realtà continuamente in evoluzione” ha spiegato Prodi, che inseguito ha ribadito anche “la necessità di nuovi strumenti per fare comunità e di nuove politiche. Siamo delle cartine da tornasole, abbiamo cose dure da dire all’Italia, ma anche vere e utili per ripartire”. Secondo lei è utile muoversi secondo due direzioni: la prima favorendo la conoscenza dei diritti degli italiani che partono; la seconda è che le istituzioni forniscano di strumenti di una rete che prima non c’era e che ora c’è. “Le nuove generazioni sono esogamiche, e i figli spesso nascono già multilingue. Ma hanno bisogno di un supporto molto più forte per mantenere il legame con l’Italia. Per questo - ha evidenziato con forza la Presidente della VII Commissione Cgie - bisogna superare la retorica dell’“investimento” e crederci davvero, perché è il modo più tangibile per mantenere un legame lungo nel tempo e per far sì che il mondo dell’emigrazione siano i primi agenti dell’internazionalizzazione”. “Questo discorso - ha concluso - deve accompagnarci per il nostro tentativo per non leggere in modo semplice un fenomeno che è complesso”. Infine, il Segretario Generale del Cgie, Michele Schiavone, ha voluto concludere la tavola rotonda evidenziando come in questo periodo storico segnato dalla pandemia sia possibile, tramite le condizioni che si creeranno con il Pnrr e il Next generation Eu, “ricreare le condizioni per far sì che gli italiani all’estero siano parte del Paese. Possiamo rinnovare il Paese, possiamo tornare ad avere uno spirito nazionale, e dobbiamo avere la forza e la visione per inserire i cittadini delle nostre comunità nel mondo in Italia, moralmente prima che economicamente”. (l.m.\aise 15/12/2021)