Avere memoria della più grave e atroce lacerazione che ha subito la coscienza dell’uomo moderno non è mai un fatto rituale di fronte all’annientamento di milioni di vittime innocenti, colpite dall’odio razziale, e al tentativo di cancellare la libertà e la democrazia per imporre violenza e sopraffazione.
In nessun giorno dell’anno, in nessuna ora del giorno possiamo dimenticare quelle nostre sorelle e quei nostri fratelli, sterminati perché considerati “diversi” o “resistenti” politici e culturali, né possiamo dimenticare che la nostra libertà viene da quel sacrificio e da chi ebbe la forza di ribellarsi alle dittature. La memoria, tuttavia, non va solo celebrata, ma attualizzata e investita nelle realtà di oggi. Intanto per perseguire la pace e disinnescare le tensioni nelle relazioni internazionali e su troppi fronti ancora aperti. Per educare poi le giovani generazioni – cosa essenzialissima! – all’amore della libertà, alla democrazia, al rispetto della persona e al dialogo tra culture diverse. Le notizie di cronaca, provenienti in questi giorni dalla provincia di Livorno, di adolescenti che aggrediscono un ragazzo solo perché ebreo non vanno sottovalutate, ma ci devono indurre a non abbassare mai la guardia. Per vedere, inoltre, in chi emigra per necessità o per desiderio di miglioramento non una minaccia o un pericolo dal quale difendersi, ma un portatore di diritti umani, un potenziale compagno di viaggio nel cammino per sviluppare le nostre culture, risanare le nostre economie e per rendere più coese, nella legalità e nella sicurezza, le nostre comunità. Per legittimare e dare forza alle istituzioni che possano garantire pace duratura, democrazia, benessere e rispetto tra i popoli. Ad iniziare dalle istituzioni europee, che vanno messe al riparo dalle tensioni sovraniste e nazionalistiche, se si vuole veramente imparare la lezione della storia recente e trasformare le tragedie del Novecento, ad iniziare da quella dell’Olocausto, in impegno morale e civile e in fede incrollabile nella democrazia.