Roma - Dopo le elezioni dei nuovi Comites – i Comitati per gli italiani nel mondo – tocca al Consiglio generale degli italiani nel mondo rinnovare, entro il 23 aprile, il proprio organismo di rappresentanza. Sono eletti all’estero 43 Consiglieri del CGIE su un totale di 63 componenti (20 sono di nomina governativa)
ma la legge lega l’assegnazione dei Consiglieri per Paese al computo degli iscritti all’Aire: un criterio puramente aritmetico che lascia fuori alcune aree del mondo, private così di un rappresentante all’interno del Cgie. “L’Africa non avrà più una rappresentanza e lo stesso vale per l’Asia orientale e per il Centro America”, afferma il 1° febbraio in conferenza Michele Schiavone, segretario generale del Cgie, parlando di “assenza grave e irrispettosa dei diritti dei nostri connazionali”. Il Cgie chiede che vengano “rivisti e ripristinati i principi fondamentali ai quali si è ispirato il legislatore quando ha determinato il numero complessivo dei Consiglieri” e sollecita a “provvedere all’aumento di almeno 4 consiglieri, che possono essere aggiuntivi ai 43 eletti all’estero, per assegnarli a quelle aree del mondo risultanti scoperte”. A rispondere alle richieste del Cgie è direttamente il sottosegretario agli Esteri, Benedetto Della Vedova, che alla Farnesina ha la delega proprio per gli italiani nel mondo: “Ricordo che tutto quello di cui stiamo discutendo è a valle di una normativa che a noi spetta di applicare. Il riparto ha a che fare con un elemento quantitativo e noi siamo chiamati ad applicarlo”, afferma Della Vedova proponendo di “utilizzare” le nomine governative per “riequilibrare quei casi dove non sono previste rappresentanze”. Il sottosegretario agli Esteri sottolinea “l’importanza di questo procedimento elettorale che dà voce all’associazionismo” e chiede al Cgie di “collaborare per aiutare l’amministrazione a gestire in maniera lineare questo appuntamento”. È poi Luigi Vignali, direttore generale per gli Italiani all’estero della Farnesina, a chiarire ulteriormente le ragioni che hanno portato alla tabella di ripartizione dei consiglieri del Cgie. “Condivo questo sentimento del Cgie sul Sud Africa e tutto il continente africano che perdono il loro rappresentante territoriale. Questo ha delle conseguenze importanti che verranno valutate dal governo” ma “senza una modifica legislativa non si può che applicare la legge attuale che prevede una ripartizione strutturata in maniera matematica. Ci impegniamo comunque a trovare una soluzione”. “Persino nella legge la logica deve avere uno spazio”, incalza Silvana Mangione, vicesegretaria generale del Cgie per i Paesi Anglofoni Extraeuropei, denunciando: “Il Cgie è stato azzoppato, mi appello alla politica e a chi non ha avidità di rappresentanza”. La questione riporta in auge una questione “urgente e improrogabile”: “Sollecitiamo il governo a riformare la norma della rappresentanza all’estero – sottolinea Schiavone -, non più adeguata a soddisfare l’esigenza di una popolazione aumentata e radicatasi in ogni continente”. A sottolineare l’urgenza di “mettere mano alla legge elettorale che riguarda il voto all’estero” è anche Fabio Porta, del Pd, da poco proclamato senatore dopo che Palazzo Madama ha dichiarato decaduto Adriano Cario per una vicenda di brogli elettorali nella circoscrizione America Meridionale. Una riforma che, “dopo quattro anni e tre esecutivi, il Parlamento e il governo non sono riusciti a promuovere e ad approvare”, conclude Porta. (NoveColonneATG)