Una mia interrogazione al Governo con la capogruppo PD Lia Quartapelle Gli sviluppi della guerra in Ucraina accrescono di giorno in giorno le esigenze di solidarietà, accoglienza e sostegno verso la popolazione civile, la vittima più esposta di questo inumano conflitto. Una responsabilità che nell’immediato si sta scaricando sui paesi confinanti,
ma che riguarda tutta l’Europa e, in particolare, l’Italia, dove risiede per lavoro il maggior numero di cittadini ucraini. Tra la popolazione civile dell’Ucraina, per altro, vi sono numerose componenti straniere, tra le quali quella italiana, composta da alcune migliaia di persone. Il lodevole comportamento del personale diplomatico e dell’Unità di crisi della Farnesina, a cui si è aggiunta l’azione solidale dei COMITES di Romania, Polonia e Austria, ha favorito l’allontanamento dal teatro di guerra di molti nostri connazionali, ma non sono pochi quelli che per diverse ragioni vi sono restati. Sia verso coloro che sono stati costretti a uscire dal paese per mettersi in salvo che verso coloro che vi permangono, si pongono evidentemente problemi urgenti di sostegno e di continuità nel godimento di diritti socio-previdenziali acquisiti. Allo stesso tempo, un’analoga esigenza si pone per i cittadini ucraini che dopo avere maturato in Italia con il loro lavoro diritti previdenziali, hanno fatto ritorno in Ucraina e oggi si trovano nella materiale impossibilità di usufruirne. Altrettanta attenzione va posta per la situazione dei connazionali residenti in Russia che a loro volta, a causa delle ripercussioni delle sanzioni imposte a seguito dell’ingiustificata aggressione, dovranno fronteggiare la crisi delle loro attività economiche e delle loro situazioni di lavoro e professionali. Per questa ragione, ho presentato nella Commissione esteri, assieme alla collega capogruppo del PD, Lia Quartapelle, un’interrogazione al Governo per sollecitare l’adozione di misure di sostegno immediato sia per i connazionali e le loro famiglie che rientrino in Italia che per i connazionali e le loro attività che permangono in Ucraina. Abbiamo anche chiesto di predisporre misure adeguate per sostenere la ricollocazione dei connazionali che dovranno abbandonare la Russia e per sostenere la situazione di coloro che, per ragioni familiari e di lavoro, decidano di restarvi. Tutto questo probabilmente comporta anche un intervento volto a reintegrare i capitoli dei fondi per l’assistenza, sui quali già pesano gli oneri derivanti dalle conseguenze sociali indotte dalla pandemia. Abbiamo invitato, infine, i Ministri degli Esteri e del Lavoro a rappresentare al nostro Istituto nazionale di previdenza (INPS) l’esigenza di adottare modalità specifiche e straordinarie per evitare l’interruzione delle erogazioni delle prestazioni previdenziali agli aventi diritto che vivono in Ucraina o che rientrano in Italia e di valutare l’opportunità di sospendere per le aree interessate al conflitto le consuete campagne di verifica e accertamento reddituale e di esistenza in vita finché il ritorno a condizioni di concreta agibilità non ne consenta il ripristino.