L’espulsione del senatore Petrocelli dal suo gruppo di appartenenza (M5S), che ne aveva garantito l’incarico di presidente di commissione, rende sempre più anacronistica la situazione che si è venuta a creare in una commissione di vitale importanza
- Affari Esteri ed emigrazione -, soprattutto in un momento drammatico come questo che stiamo attraversando. Non esiste che il presidente della commissione Esteri si dissoci dalla maggioranza di governo alla quale appartiene su un nodo come la guerra in Ucraina, senza che senta il dovere di tirarne le conseguenze. Petrocelli raccolga quindi l’invito a fare dignitosamente un passo indietro che gli viene rivolto da chi lo ha eletto e liberi la commissione da una crisi paralizzante. Questo servirà anche a utilizzare nel modo migliore quel che resta della legislatura per cercare di fare le cose che lui stesso ha impedito, anche nel nostro campo. Ricordo, ad esempio, il Comitato per gli italiani nel mondo, nato anni fa in Senato e da lui affossato, la istituzione della Commissione Bicamerale per gli italiani nel mondo, approvata alla Camera e ferma al Senato per la sua chiusura, il tentativo di approvare le leggi di riforma della rappresentanza (Comites e CGIE), scaricate anch’esse. La personalizzazione della questione Petrocelli sta costando molto anche agli italiani all’estero. Si torni al senso di responsabilità e si liberi la strada per consentire una chiusura operosa della legislatura.