Con lettera del 20/04/2022 il Servizio per il Controllo parlamentare della Camera dei deputati ha provveduto a segnalare al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali il mio Ordine del giorno sull’Assegno unico e gli italiani all’estero, accolto dal Governo nella seduta dell’Assemblea del 24/03/2022, al fine di acquisire elementi conoscitivi in merito al seguito che sarà dato all’impegno del Governo in esso contenuto.

E si tratta di un impegno molto importante che spero il Ministero del Lavoro vorrà rispettare ed attuare. Nel mio Ordine del giorno ricordavo che la nuova normativa sull'Assegno unico universale, così come per ultimo definita dal decreto legislativo n. 230 del 30/12/2021 attuativo della legge delega n. 46/2021, ha abolito a partire dal 1° marzo 2022 le detrazioni per i figli a carico e l'Assegno al nucleo familiare (ANF) per i figli e ha subordinato il diritto all'Assegno unico alla residenza e al domicilio in Italia. Evidenziavo, inoltre, che sono attualmente migliaia i cittadini italiani residenti all'estero aventi diritto – in virtù di norme nazionali e anche di accordi internazionali – alle detrazioni per figli a carico e/o all'Anf per figli i quali però a partire dal 1° marzo 2022 hanno perso improvvisamente il diritto a tali agevolazioni fiscali, e i quali inoltre a causa della residenza all'estero non potranno tuttavia – in compensazione – avere diritto all'Assegno unico. Si tratta di cittadini italiani iscritti all'Aire (Anagrafe degli italiani residenti all'estero), lavoratori e pensionati, i quali producono il loro reddito in Italia e pagano le tasse in Italia: tra questi dipendenti e contrattisti delle amministrazioni statali (consolati, ambasciate, etc.); il personale militare italiano in servizio all'estero; il personale docente o non docente, di ruolo e non di ruolo, in servizio presso le istituzioni culturali e scolastiche italiane all'estero; il personale degli Enti pubblici che presti la propria opera lavorativa presso delegazioni o uffici degli Enti stessi all'estero; i lavoratori residenti all'estero che hanno un rapporto di lavoro disciplinato dalla legge italiana per lo svolgimento dell'attività all'estero; i lavoratori autonomi, ivi compresi i liberi professionisti che svolgono all'estero un'attività lavorativa per periodi di tempo limitato, ma che sono iscritti all'AIRE, realizzando opere o prestando servizi assoggettati al regime fiscale italiano; i cittadini temporaneamente o permanentemente all'estero, titolari di pensione corrisposta dallo Stato o da istituti previdenziali italiani (come l'Inps) e tanti altri. È evidente che il legislatore nell'abolire detrazioni e Anf per figli a carico e nel compensare tale abolizione con l'introduzione dell'Assegno unico non ha considerato le pesanti conseguenze economiche ed umane che l'inesportabilità dell'Assegno unico all'estero avrebbe avuto sui diritti acquisiti dei nostri connazionali titolari di prestazioni che dal 1° marzo si sono visti revocare le detrazioni per i figli a carico e l'ANF (Assegno al nucleo familiare). La stessa Commissione Affari Sociali della Camera nella sua valutazione dello schema del decreto legislativo sull'Assegno unico aveva espresso parere favorevole sul decreto ma aveva altresì suggerito al Governo di modificare il decreto al fine di salvaguardare i diritti fiscali e previdenziali dei nostri cittadini residenti all'estero. Il mio Ordine del giorno impegnava quindi il Governo a valutare l'opportunità, in considerazione del fatto che l'Assegno unico non è erogabile all'estero, di programmare e disporre mirati interventi legislativi atti ad introdurre strumenti di salvaguardia dei diritti fiscali e previdenziali acquisiti nel corso degli anni dai nostri connazionali i quali producono reddito e pagano le tasse in Italia, come le detrazioni per i figli a carico e l'Assegno al nucleo familiare per i figli a carico ora abrogati. Sarebbe opportuno ed urgente che il Ministero del Lavoro passasse dalle parole ai fatti concreti con la predisposizione di una normativa a salvaguardia dei diritti dei nostri connazionali (ricordo che siamo sempre in attesa dei risultati della verifica promessa dall’Inps e dal Ministero del lavoro con il diritto comunitario sulla legittimità di una norma che subordina l’Assegno unico alla residenza in Italia ed esclude dal suo beneficio gli italiani residenti all’estero e che però pagano le tasse in Italia).