di Alessandro Vaccaro La legge che consente agli italiani residenti all’estero di eleggere i propri rappresentanti nel Parlamento italiano e di votare per i referendum nazionali compie 21 anni ed è arrivato il momento di fare un bilancio critico e di correggere le distorsioni emerse in questi anni.
Ogni cittadino italiano ha diritto di esercitare il diritto di voto, indipendentemente dal fatto che viva o meno nel territorio nazionale; il problema riguarda le modalità di esercizio di questo diritto per chi non vive in Italia. Fino al 2001 l’italiano/a residente all’estero per votare doveva recarsi in Italia, nel luogo di iscrizione nelle liste elettorali, tranne che per le elezioni europee in caso di residenza in in un Paese comunitario. Nel 2001 fu approvata una legge che ha consentito, a partire dal 2003, ai cittadini italiani residenti all’estero e regolarmente iscritti all’apposita anagrafe (A.I.R.E.) di esprimere per corrispondenza il proprio voto per le elezioni del Parlamento nazionale e per i referendum. Per il Parlamento nazionale è stata creata una Circoscrizione estero, suddivisa in quattro raggruppamenti geografici, all’interno della quale viene eletto un certo numero di deputati e senatori. Dal 2016 possono esprimere il loro voto con le stesse modalità per tale Circoscrizione anche i cittadini italiani che si stabiliscono temporaneamente fuori dai confini nazionali per un periodo di almeno tre mesi. Gli italiani con diritto di voto residenti all’estero sono cica 5 milioni e rappresentano oltre il 10% del corpo elettorale complessivo. La diminuzione del numero dei rappresentanti nei due rami del Parlamento italiano, sancito per legge nel 2019 e confermata nel 2020 da un referendum costituzionale, comporterà per la prossima legislatura una diminuzione da 18 (12 deputati e 6 senatori) a 12 (8 deputati e 4 senatori) del numero dei rappresentanti degli italiani all’estero. Ne consegue che ogni deputato eletto della Circoscrizione estero rappresenterà circa 560.000 elettori contro una media di 118.000 degli eletti in territorio metropolitano. Il Ministero degli esteri ha condotto un’indagine conoscitiva con lo scopo di ottimizzare l’esercizio di questo diritto fondamentale, proponendo apposite modifiche legislative; tutto questo è stato oggetto di un intervento del Ministro di Maio di fronte alla Giunta delle Elezioni della Camere il 3 maggio scorso. Innanzitutto, il Ministro ha sottolineato la crescita dell’emigrazione italiana negli ultimi dieci annii cui corrisponde un’inadeguatezza del personale dei Consolati che ha invece conosciuto tagli consistenti, con ripercussioni anche sulla gestione delle varie operazioni elettorali. L’esigenza di una riforma è dovuta anche alla necessità di ridurre i costi, in presenza di una partecipazione al voto estero che nelle ultime elezioni politiche è stata inferiore a 1/3 degli aventi diritto. Il Ministro propone innanzitutto l’inversione dell’opzione per cui, mentre attualmente chi risiede all’estero deve dichiarare esplicitamente, prima del voto, la propria eventuale volontà di recarsi a votare nella Circoscrizione elettorale italiana di provenienza, l’elettore iscritto all’A.I.R.E. dovrebbe invece in futuro dichiarare la propria volontà di esercitare il proprio diritto nella Circoscrizione estero. Andrebbe poi attentamente valutata l’introduzione, con la dovuta gradualità, di procedure di voto elettronico che semplificherebbero le operazioni elettorali e ne ridurrebbero ulteriormente i costi. Le particolari modalità del voto estero hanno sempre dato adito a sospetti che hanno comportato anche interventi da parte della Magistratura; il ministro Di Maio propone perciò di apporre un codice QR al plico elettorale inviato a ogni singolo elettore italiano all’estero. Le proposte del Ministro hanno contribuito a ravvivare il dibattito, suscitando anche obiezioni per quanto riguarda soprattutto l’inversione dell’opzione che per alcuni inciderebbe negativamente sulla partecipazione elettorale. Un gruppo di esponenti dell’emigrazione italiana che fanno capo al Laboratorio per la sinistra operante in Svizzera propone poi, anche per sopperire all’esiguità della rappresentanza parlamentare eletta all’estero, di abolire la Circoscrizione estero permettendo agli iscritti all’A.I.R.E. di esprimere il proprio voto per posta presso la propria circoscrizione elettorale italiana di appartenenza, senza dovervisi recare fisicamente. In conclusione, l’esperienza del voto postale per i cittadini italiani all’estero , magari in attesa di introdurre il voto elettronico, viene considerata positiva anche se vengono unanimemente ritenute necessarie delle modifiche su cui emergono opinioni diverse che dovrebbero essere oggetto di una decisione del Parlamento. Purtroppo, questa volontà riformatrice generalmente proclamata, almeno a parole, non si concretizzerà verosimilmente in questa legislatura che ormai volge al termine, sia per mancanza di tempo sia perché, con l’avvicinarsi della scadenza elettorale, ogni forza politica è più che mai interessata a fare calcoli per il proprio tornaconto più che a procedere a soluzioni di interesse generale e di rafforzamento delle istituzioni. Tutto pare quindi rimandato alla prossima legislatura nella speranza che emerga una maggiore lungimiranza politica per operare le necessarie modifiche a cui tutte le componenti dell’emigrazione, dovranno necessariamente contribuire. FONTE: RADIO MIR: https://www.radiomir.space/voto-estero-una-riforma-necessaria/