Il 15 giugno, la Commissione Affari Esteri della Camera ha iniziato l’esame, in sede consultiva, del provvedimento che reca modifiche alla legge n. 91 del 1992 in materia di cittadinanza italiana. La Commissione, infatti, è tenuta ad esprimere il proprio parere sulla proposta attualmente all’esame della Commissione Affari Costituzionali.
La relatrice Di Stasio ha illustrato il provvedimento che dovrebbe arrivare in Aula per la fine di giugno. Giova ricordare che il testo in esame punta esclusivamente ad introdurre una nuova fattispecie di cittadinanza orientata al principio dello ius scholae con l’obiettivo di garantire la cittadinanza italiana ai minori stranieri nati in Italia che abbiano risieduto legalmente e senza interruzioni nel nostro Paese e abbiano frequentato regolarmente uno o più cicli scolastici. La relatrice, ai fini delle competenze della Commissione, ha voluto richiamare l’attenzione dei commissari sui diversi temi che, pur non rientrando nel perimetro della riforma in discussione, riguardano la trasmissione della cittadinanza iure sanguinis per i nati all’estero e il riacquisto della cittadinanza italiana. Su questi temi, del resto, sono stati presentati numerosi emendamenti ancora all'esame della Commissione Affari Costituzionali. L’on. La Marca, intervenuta nel corso della discussione, ha auspicato che il parere della Commissione Affari Esteri esprima un orientamento favorevole anche sulla possibilità di riacquisire la cittadinanza italiana da parte di coloro che l’hanno perduta. “Gli emendamenti che ho presentato in Commissione Affari Costituzionali – ha sottolineato l’on. La Marca – riguardano aspetti particolari e circoscritti. Due emendamenti affrontano la perdita della cittadinanza da parte delle donne che hanno sposato uno straniero prima dell’entrata in vigore della Costituzione repubblicana. Chiedo, in sostanza, di adeguare la normativa ai principi riconosciuti da tutta una serie di sentenze, consentendo di fare un passo in avanti sul piano della parità di genere e permettendo ai figli di queste donne, nati prima del 1° gennaio 1948, a loro volta, di poterla riacquisire. L'altro emendamento riguarda chi è nato in Italia e che, dopo essere emigrato, ha perduto la cittadinanza italiana perché ha dovuto assumere per ragioni di lavoro e di vita la cittadinanza del Paese di residenza. Con l'emendamento chiedo che questi cittadini possano riacquisirla senza dover soggiornare in Italia per almeno dodici mesi, come prevede la legge attualmente in vigore, ma presentando l’istanza direttamente al consolato di riferimento". “La Commissione Affari Costituzionali – ha ricordato la deputata democratica a margine della riunione - ha deciso di accantonare, tra gli altri, anche questi emendamenti. Questa decisione è stata presa con l’obiettivo di raggiungere in tempi brevi un testo condiviso e di dare al nostro Paese una norma di civiltà assolutamente non rinviabile. Una riforma che condivido con convinzione. Tuttavia, non posso non rilevare che questa occasione dovrebbe essere utilizzata anche per risolvere questioni altrettanto urgenti che aspettano da tempo una soluzione. Sottolineo con forza che i cittadini nati in Italia, che sono stati costretti ad emigrare alla ricerca di un futuro migliore e che hanno dovuto rinunciare alla cittadinanza italiana, hanno il diritto di poterla riacquisire, inoltrando la domanda direttamente ai consolati senza tornare obbligatoriamente in Italia. È assurdo che questi italiani siano costretti a rinunciare perché impossibilitati a muoversi per motivi di salute, familiari ed economici. Sollecito, dunque, la Commissione Esteri, nel proseguo dei suoi lavori sulla materia, ad esprimere un orientamento favorevole a queste problematiche e agli emendamenti che rappresentano un atto dovuto e giusto nei confronti dei nostri emigrati”.