Continua in Parlamento la mia battaglia contro l’abrogazione delle prestazioni familiari per gli italiani residenti all’estero. Ho nuovamente presentato tre emendamenti nelle Commissioni riunite Bilancio e Finanze della Camera al Decreto legge n. 73/2022,

recante misure urgenti in materia di semplificazioni fiscali, al fine di ripristinare le detrazioni e l’Assegno al nucleo familiare per i figli a carico di età inferiore ai 21 anni a favore dei nostri connazionali i quali a partire dal 1° marzo u.s. sono stati privati di tali benefici fiscali e previdenziali. Ritengo infatti necessario e opportuno sensibilizzare e sollecitare senza sosta Governo e Parlamento fino a che non prendano atto del problema e trovino soluzioni adeguate. Due emendamenti intervengono sulla legge istitutiva dell’Assegno unico (Decreto Legislativo 21 dicembre 2021, n. 230) ed in particolare sull’articolo 10 intitolato “Abrogazioni e modificazioni” stabilendo che le disposizioni di abrogazione delle prestazioni familiari non si applichino nei confronti dei soggetti non residenti e che i criteri e le modalità di attuazione della suddetta salvaguardia siano stabiliti con un decreto del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze entro 30 giorni dall’entrata in vigore del decreto “Semplificazioni”. Ho ricordato al Governo che i percettori delle detrazioni per figli a carico sono (erano!) i nostri cittadini residenti all’estero i quali producono oltre il 75% del loro reddito in Italia e sono quindi a tutti gli effetti contribuenti e residenti fiscali italiani e hanno quindi il diritto di mantenere i benefici dei quali erano titolari in virtù del regime fiscale che consentiva l’applicazione delle detrazioni e delle deduzioni fiscali previste per i contribuenti residenti in Italia prima dell’introduzione dell’Assegno unico, che è però, come é noto, vincolato alla residenza in Italia. Ho altresì stigmatizzato il fatto che i percettori dell’Anf residenti all’estero ai quali ora viene negato sia il beneficio previdenziale sia l’Assegno unico sono soprattutto coloro i quali si sono avvalsi delle numerose convenzioni internazionali di sicurezza sociale stipulate nel corso degli anni dall’Italia che contemplano le prestazioni familiari nel loro campo di applicazione oggettivo e che quindi la revoca dell’Anf è una violazione del diritto comunitario e internazionale. Un terzo emendamento riguarda specificatamente i dipendenti a contratto in servizio presso le sedi della rete estera del MAECI. L’applicazione dei requisiti della nuova disciplina dell’assegno unico e universale, infatti, impedisce dal 1° marzo 2022 il riconoscimento del beneficio anche per questa categoria di lavoratori ai quali, pertanto, non verrà corrisposto il trattamento economico esplicitamente contenuto nei contratti individuali di cui hanno fruito sino al 28 febbraio 2022. Sarebbe auspicabile e doveroso nei confronti dei nostri connazionali che Governo e Parlamento riflettessero con interesse e responsabilità sulle nefaste conseguenze che l’abrogazione delle prestazioni familiari ha avuto sui diritti acquisiti da anni dagli italiani residenti all’estero e quindi sull’opportunità di trovare soluzioni perlomeno compensative.