ROMA - “L’irresponsabilità di Movimento 5Stelle, Lega e Forza Italia che, pur facendo parte della maggioranza, hanno negato la fiducia al Governo Draghi e hanno vanificato l’ennesimo sforzo di stabilità del presidente Mattarella, ha tolto la possibilità di concludere la legislatura in modo operoso e di affrontare le drammatiche emergenze che coinvolgono la vita degli italiani”.

Va dritta al punto l’on. Angela Schirò, eletta in Europa con il PD, all’indomani delle dimissioni del presidente Draghi e dello scioglimento delle Camere. “Non sappiamo se tra chi ha voluto questo disastro politico abbia pesato di più l’opportunismo, la strumentalità delle posizioni, la mancanza di senso dello stato o l’indifferenza per la condizione reale dei cittadini”, prosegue Schirò. “Ora le valutazioni le dovranno fare le elettrici e gli elettori e l’augurio è che non si lascino prendere da un impulso ancora più ampio di sfiducia, ma sappiano distinguere le responsabilità e, soprattutto, sappiano evitare con la loro scelta le condizioni di costante fibrillazione di questa legislatura. Certo è che si tratta di un passaggio tutto a danno del Paese e degli italiani, dentro e fuori i confini nazionali”. “I fondi europei del Piano nazionale di rilancio e resilienza vanno a forte rischio”, evidenzia la parlamentare PD, “l’ultima legge finanziaria non avrà la sua necessaria base di confronto, l’inflazione non troverà una risposta di politica finanziaria adeguata, l’emergenza energetica non si sa in quali mani possa passare, la situazione internazionale e l’impegno per la fine della guerra perderanno un interlocutore autorevole come Draghi, e così via. Il credito internazionale che l’Italia aveva riguadagnato in questi ultimi tempi se ne va a farsi benedire. Non c’è che dire: complimenti vivissimi a questi grandi strateghi della politica da cortile”. “Per restare ai casi nostri di italiani all’estero”, continua l’analisi di Schirò, “cade la possibilità di approvare la legge di riforma dei Comites e quella per l’istituzione di una bicamerale, che erano ormai a buon punto; è vanificata la possibilità di uno sforzo organico nella finanziaria per assumere nuovo personale da adibire ai servizi consolari, in stato comatoso; si evita il controllo parlamentare sull’apertura del nuovo anno scolastico all’estero; si interrompe l’impegno di raggiungere, prima che sia troppo tardi, una reale parità assistenziale, previdenziale e fiscale dei lavoratori all’estero rispetto alle condizioni vigenti in Italia. E per necessità mi fermo qui”. Angela Schirò invita “ora i rappresentanti dei partiti del disastro” a recarsi “pure tra i connazionali all’estero a dire che vogliono impegnarsi per migliori servizi consolari, per ripristinare le esenzioni per carichi di famiglia, per dare regolarità ai corsi di lingua e così via. Le cittadine e i cittadini italiani all’estero sapranno come accoglierli e cosa rispondere”, conclude. “La scomparsa di Luca Serianni apre un vuoto profondo nella cultura italiana e, in particolare, negli studi di alta filologia. Egli, in Italia e all’estero, era riconosciuto come un’autorità indiscutibile nel suo campo, eppure esercitava il suo magistero con un tratto umano misurato e cortese che accresceva stima e ammirazione per la sua figura”. Queste le parole di cordoglio per la morte di Luca Serianni, deceduto in ospedale dopo essere stato investito da una macchina, di Angela Schirò, deputata del Pd eletta in Europa “Per noi italiani all’estero, interessati alla buona salute e al prestigio della lingua italiana, era un riferimento che trasmetteva sicurezza e orgoglio – ha aggiunto ancora la deputata dem -. Di recente, abbiamo avuto l’onore e l’emozione di averlo come interlocutore autorevole nel convegno da me organizzato alla Camera, assieme alla collega Ciampi e alla Prof.ssa Barni, sulla ricerca “Italiano 2020: lingua nel mondo globale” nel quale è intervenuto con la consueta chiarezza di idee e concretezza”. “Partecipo al dolore dei familiari per l’inaspettata e drammatica scomparsa e rivolgo un pensiero reverente e affettuoso al Prof. Luca Serianni”, ha concluso Schirò. Nella sua ultima newsletter l’on. Massimo Ungaro, deputato di Italia viva eletto in Europa, ha voluto condividere “alcuni pensieri sulla crisi del governo Draghi”, con i suoi lettori e sostenitori invitandoli a condividere la loro opinione in proposito. Di seguito il testo dell’intervento di Ungaro, che chiede fra l’altro a tutti gli italiani nel mondo di firmare la petizione di sostegno al presidente Draghi, già sottoscritta da oltre 100 mila persone. “La crisi di consensi del M5S ha spinto l'ex premier Giuseppe Conte a trovare pretesti per sabotare il governo Draghi. All’inizio con il conflitto in Ucraina, in seguito tergiversando su superbonus e il reddito di cittadinanza, infine con il termovalorizzatore di Roma. Conte (ovvero Casalino) pensano che rivendicando alcune delle battaglie ideologiche delle origini recupereranno consensi, ma non mettono in conto il fatto che gli italiani non manderanno giù un gesto miope e irresponsabile che ha portato alla richiesta di dimissioni Mario Draghi. La crisi del governo Conte aveva con Draghi un punto di caduta, un porto sicuro contro le intemperie populiste, qui invece si naviga a vista proprio mentre il paese è alle prese con il caro-energia, un’inflazione vicina alla doppia cifra, la siccità e le conseguenze economiche e politiche della guerra in Ucraina. Il tentativo disperato di Conte è destinato a fallire. Come vedremo già nei prossimi giorni e come è già accaduto in queste ultime ore, ancora più parlamentari abbandoneranno la nave grillina rendendo il M5S ancora meno rilevante in Parlamento. È oltretuto surreale che il M5S abbia deciso di non votare la fiducia sul decreto Aiuti, un decreto che destina miliardi di euro a famiglie e imprese, senza far dimettere i propri ministri. Ministri che non votano la fiducia al governo di cui fanno parte. Mi ricordano gli anni dell’Unione di Prodi, quando alcuni ministri scendevano in piazza a marciare contro il governo e poi quatti quatti andavano in CdM come se nulla fosse. Qui assistiamo a un Movimento con vari derivati, nati sul “vaffa” in piazza, che volevano aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno, tagliare i privilegi della “casta” e che ora si ritrovano a dire tutto e il contrario di tutto (“uno non vale l’altro”) pur di proteggere le posizioni acquisite. Ai ministri di Italia Viva invece, come Teresa Bellanova, Elena Bonetti e Ivan Scalfarotto, il coraggio non è mancato e nemmeno una chiara visione di dove debba andare il Paese, una visione di cui il M5S è invece totalmente privo. Tutto questo è poco serio e ci sarebbe da ridere se non fosse che di mezzo ne va del futuro del Paese. I mesi futuri erano tutti in salita già prima della crisi tra inflazione, rialzo dei tassi di interesse e crisi energetica – e la inevitabile crisi sociale – e adesso si aggiunge il rischio di un governo populista e sovranista che smantellerà tutto il buon lavoro fatto finora indebolendo per giunta l’alleanza del mondo libero UE-NATO. Il Cremlino ringrazia ed esulta come avrete visto sul canale Telegram di Medvedev. In questi ultimi 17 mesi il governo Draghi ha messo in cantiere riforme che il Paese attendeva da decenni, dal fisco alla concorrenza, dalle infrastrutture alla scuola, alla giustizia civile, temi spesso considerati un vero e proprio tabù dalla politica italiana: l’aggiornamento del catasto, la messa in gara delle concessioni balneari, la liberalizzazione di vari settori dove la rendita foraggia i soliti noti, oltre a varie misure per la semplificazione e l’implementazione degli investimenti, l’accelerazione dei tempi della giustizia civile, il potenziamento dell’istruzione tecnica superiore per citare solo alcuni esempi. Sono riforme importanti che vanno difese e portate a termine, ma che soprattutto dimostrano che l’Italia è riformabile, che si deve e si può lavorare per il bene comune nell’interesse della maggioranza dei cittadini a prescindere dai veti e dagli interessi di parte. Nella richiesta di dimissioni, Draghi è stato un gentiluomo, non ha provato a cercare o convertire improbabili “responsabili” per non dover sottostare a inevitabili ricatti. Sono orgoglioso di aver contribuito a portarlo al governo del Paese e di aver sostenuto quel fondamentale cambio di rotta nel 2021, un passaggio che ha cambiato la storia d’Italia (immaginate soltanto cosa sarebbe successo se avessimo avuto Conte a Chigi a gestire il conflitto in Ucraina...). Non diamola vinta a Putin. Gli investimenti del PNRR sono condizionati alla realizzazione di queste riforme. All’Italia serve ancora una figura autorevole, credibile e riconosciuta in tutto il mondo, non solo per portare a termine le riforme, ma soprattutto per dare al Paese una guida salda per gestire la crisi economica che si delinea all’orizzonte mentre in Europa si combatte la più grande guerra dal 1945. Draghi è una garanzia per i partner dell’UE e per i mercati, una garanzia di cui abbiamo bisogno data la fine delle politiche monetarie accomodanti della BCE e l'inizio del percorso di aumento dei tassi che inizierà dopodomani. Lavoriamo per permettere a Draghi di andare avanti. L'Italia ha ancora bisogno di una guida autorevole. Per questo motivo chiedo a tutti gli italiani nel mondo di firmare la petizione, già sottoscritta da oltre 100 mila persone, di sostegno al presidente Draghi”. (24/07/2022 focus\ aise)