Oggi, in tutto il mondo, le nostre comunità si riuniscono per commemorare la “Giornata del Sacrificio del lavoro italiano nel mondo”. Una giornata importante che ci rimanda simbolicamente al disastro minerario di Marcinelle, la più grande tragedia che ha colpito la nostra migrazione in Europa.
Quell’8 agosto del 1956, nella miniera del Bois du Cazier morirono, 262 lavoratori provenienti da ogni parte del vecchio continente. 136 di loro erano italiani, emigrati in Belgio. Marcinelle, insieme a Scofield (Utah), Monongah (West Virginia), Cherry (Illinois) e Dawson (New Messico), sono i simboli più alti e indimenticabili del sacrificio che i nostri lavoratori hanno affrontato in terra straniera per trovare risposta ad un loro fondamentale diritto: il lavoro. Il tema del lavoro e della sua tutela, del resto, è profondamente legato alla storia della nostra emigrazione. Per questo, in questa giornata, è giusto ricordare anche tutti gli altri nostri emigrati, e sono centinaia di migliaia, che hanno messo in gioco la loro vita per il miglioramento delle loro famiglie e per lo sviluppo dei Paesi nei quali hanno trovato accoglienza. Onorare i nostri lavoratori caduti sul lavoro significa, dunque, dare a quel sacrificio un senso più ampio e profondo. Il sacrificio dei minatori di Marcinelle indicò la necessità di cambiamenti profondi e rappresentò un impulso per fare passi in avanti nei diritti dei lavoratori, per la costruzione di un welfare europeo, per nuove e più efficaci normative sulla sicurezza e sul lavoro. Oggi, ricordare le storie dei nostri lavoratori e onorarne la memoria, significa non perdere di vista la necessità, più che mai attuale, di dare accoglimento alla piena affermazione dei diritti dei lavoratori più precari e marginalizzati. Diritti che in tutto il mondo devono essere perseguiti con attenzione e sollecitudine dalle istituzioni nazionali e internazionali e da tutte le forze politiche e sociali. Francesca La Marca