Credo che tutti noi che eravamo stamani a Marcinelle per ricordare i caduti del Bois du Cazier e, con loro, gli innumerevoli emigrati italiani morti sul lavoro in ogni continente e in ogni fase della diaspora italiana, abbiano condiviso interiormente un forte senso di partecipazione,

solidarietà e rispetto per tutti coloro che hanno pagato con le loro vite, nelle più diverse situazioni e circostanze, il loro sogno irrealizzato di migliorare la loro condizione e quella delle loro famiglie. Un atto di memoria e un sentimento di solidarietà che non possono subire limitazioni ed eccezioni, almeno sul piano morale e civile, se vogliamo che, oltre al valore del ricordo, il monito che viene da quelle vicende possa continuare ad essere un fattore di crescita sociale e civile, come per l’intera Europa è stata Marcinelle. Per questo, proprio nell’ottica di una italiana all’estero, trovo molto discutibili, al limite del disgusto, i distinguo che, con intenti elettoralistici, Giorgia Meloni ha fatto sulle parole di Enrico Letta, distinguendo i caduti lontani sul cammino della speranza da quelli vicini, quelli che non sono più tornati in Italia da quelli che non vi sono arrivati o, per dirla con parole adatte alla destra italiana, i morti bianchi e i morti di altro colore. A Giorgia Meloni risulta forse che nei cantieri del mondo dove lavoravano gli immigrati, quando uno di loro cadeva, quelli di altre etnie e provenienze si giravano da un’altra parte? I contesti storici sono certamente diversi, ma il valore del sacrificio del lavoro e la lezione civile vanno al di là di questi contesti, sono sicuramente universali. Proprio in queste ore Giorgia Meloni ha rilanciato la sua candidatura a premier dell’Italia se la destra vincerà le elezioni. Una cosa così un candidato premier credo che se la potesse e dovesse proprio risparmiare. E – ripeto - lo dico da figlia di emigrati nata all’estero.