ROMA - Diversi spunti positivi ma anche qualche piccola perplessità. È il pensiero di Aldo Rovito, Presidente di “Identità Italiana - Italiani all'estero”, che ha voluto spiegare in queste ore in una nota il “Trattato del Quirinale”, Accordo di cooperazione rafforzata stipulato tra Italia e Francia il 26 novembre 2021,

entrato in vigore in queste ore. Speciale riferimento è a quella parte degli accordi che riguarda la cooperazione tra i due paesi in materia culturale, in particolare nell’insegnamento nei rispettivi paesi delle due lingue, italiano e francese. Rovito ha voluto dunque ricordare che “a tal proposito le Parti “al fine di favorire la diffusione e il reciproco apprendimento delle rispettive lingue, realizzano azioni di promozione linguistica e sostengono lo sviluppo dell’insegnamento della lingua italiana e della lingua francese nei rispettivi Paesi”, prestando “particolare attenzione alla formazione e alla mobilità dei docenti e degli studenti che intendono intraprendere la carriera di docente”. Inoltre si specifica, continua Rovito, che “nelle regioni frontaliere le Parti favoriscono la formazione dei parlanti bilingue in italiano e in francese, valorizzando in tal modo l’uso delle due lingue nella vita quotidiana”. “Avevamo messo in evidenza come su questo fronte si potessero aprire prospettive interessanti in quanto si ponevano le basi per una maggiore conoscenza della lingua italiana in Francia e viceversa, e ciò lo ritenevamo (e tuttora lo riteniamo) positivo per due ordini di ragioni – ha spiegato Rovito -. Intanto per l’ampliamento delle possibilità di insegnamento e di apprendimento della nostra lingua in un paese notoriamente allergico alla comprensione di lingue diverse da quella nazionale, e soprattutto per il rafforzamento di una visione plurilinguista contrapposta a quella della conoscenza di una sola lingua straniera (l’inglese): due grandi lingue romanze di cultura che si alleano. Aggiungiamo che analoghi accordi raggiunti con la Spagna, ad esempio (ma anche con la Romania), potrebbero rafforzare questo schema e contribuire ad una maggiore consapevolezza da parte nostra di come altri idiomi neolatini vivono il rapporto con l’inglese senza svilirsi o ibridarsi”. “Ma oltre a questa evidente voglia di contrapporsi alla formula dell’inglese “sempre ed ovunque”, ci sembra che non sia utopistico pensare che alcune regioni storiche – ha aggiunto ancora Rovito -, come la Savoia, il Nizzardo, l’area di Briga e Tenda, la Corsica possano in questi accordi trovare lo spunto per riallacciare rapporti linguistici con i confinanti italiani, che potrebbero anche fare da volano all’economia locale”. Però, per raggiungere questi obiettivi, secondo il Presidente dell’Associazione Identità Italiana - Italiani all’estero, “occorre una precisa volontà politica che il nuovo Governo apparentemente dovrebbe possedere, ma che ancora non ci è sembrato abbia manifestato. Certo ci sono problemi contingenti molto più pressanti (la guerra nel cuore dell’Europa, la conseguente crisi energetica), ma se, come ha detto la neo-premier, la coalizione di centrodestra ha l’ambizione, non solo di durare cinque anni, ma di uscire vittoriosa anche dalle prossime elezioni politiche, la sovranità linguistica è un elemento da porre a base di una politica di lungo respiro: far bene alla lingua italiana, fa bene all’Italia; la Meloni e i ministri Sangiuliano e Valditara ne tengano conto”. (08/02/2023 aise)