ROMA - “Dal 2003 al 2022 risultano definite 40.137 domande e sono ancora in istruttoria circa 400 pratiche, corrispondenti a circa 2.200 richiedenti, cui vanno aggiunte anche le istanze pervenute dalle rappresentanze consolari a mezzo posta elettronica certificata e non ancora registrate al sistema informatico”.
Questi i dati sulle pratiche di cittadinanza dei residenti negli ex territori austro-ungarici riferiti dalla sottosegretaria all’Interno, Wanda Ferro, nella risposta all’interrogazione con cui Fabio Porta, deputato Pd eletto in Sud America, chiedeva notizie aggiornate sul numero di pratiche di cittadinanza esaminate o ancora da trattare presentate – soprattutto nei consolati di Argentina e Brasile – dalle persone nate e già residenti nei territori appartenuti all'impero austro-ungarico e dai loro discendenti. Ricordato che competente in materia è la direzione centrale per i diritti civili, la cittadinanza e le minoranze del Ministero dell'interno, Ferro precisa nella risposta che “per l'acquisizione del nostro status civitatis, gli interessati hanno reso dichiarazioni agli ufficiali di stato civile dei comuni di residenza oppure – se residenti all'estero – alle autorità diplomatico-consolari, producendo a corredo una corposa documentazione. Dal 2003 al 2022 risultano definite 40.137 domande e sono ancora in istruttoria circa 400 pratiche, corrispondenti a circa 2.200 richiedenti, cui vanno aggiunte anche le istanze pervenute dalle rappresentanze consolari a mezzo posta elettronica certificata e non ancora registrate al sistema informatico”. Ciascuna pratica, spiega la sottosegretaria, “è collegata al capostipite familiare emigrato e può comprendere la documentazione relativa a un numero variabile di richiedenti discendenti, talora anche oltre 100, in assenza di limitazioni al grado di parentela. Si tratta di istanze molto articolate, che presuppongono un altrettanto complessa istruttoria e un'elevata specializzazione da parte dell'Ufficio”. Quanto alla tempistica, la sottosegretaria spiega che “l'epidemia da COVID-19, unitamente alla diminuzione costante delle unità lavorative in seguito al passaggio in stato di quiescenza e al blocco del turn over, ha determinato nel corso del biennio 2020/2021 un rallentamento della trattazione delle pratiche in giacenza”. Con l’obiettivo di “risolvere più sollecitamente le criticità che hanno limitato lo svolgimento procedimentale ordinario”, Ferro annuncia che “è stato promosso un più elevato coinvolgimento della commissione interministeriale istituita presso la predetta direzione centrale e incaricata dell'esame congiunto delle istanze complesse. L'impegno profuso dal Ministero dell'interno – assicura – consentirà di giungere con rapidità all'esaurimento delle pratiche da trattare, che sono già notevolmente diminuite negli ultimi tempi. Recentemente, infatti, i tempi di trattazione si sono notevolmente ridotti, con la definizione di oltre 1.000 istanze in quattro mesi”. (14/02/2023 aise)