27 Gennaio 2023 Le parole da tenere a mente nel contesto dell’emigrazione interna sono due: bonifica e colonizzazione. Nel 1924 il regime fascista diede avvio a un ampio progetto di “bonifica integrale” in alcune aree d’Italia.

L’obiettivo era svuotare l’acqua dalle terre paludose e malsane (ci si poteva contrarre la malaria) così da renderle coltivabili. In pratica, risanare i terreni improduttivi trasformandoli in spazi sfruttabili a fini agricoli. Un piano strettamente collegato a quella passata alla storia come la “battaglia del grano”: aumentare la produzione nazionale di cereali in modo che l’Italia non dovesse più importarli dall’estero. In questo processo sono ricordate soprattutto le azioni portate avanti nell’Agro Pontino (Lazio), nei territori all’epoca noti come Paludi Pontine. In cosa consisteva la bonifica? La procedura era più o meno questa: prosciugare l’acqua, disboscare, dissodare e livellare i terreni liberati, crearci dei canali per lo scolo, dividerli in diversi appezzamenti e costruirci all’interno delle nuove case per chi si sarebbe occupato della futura coltivazione. Nascevano così dei nuovi centri urbani da popolare con dei contadini che fossero in grado di lavorare la terra bonificata. Cominciò allora un processo di migrazione programmata e organizzata dal fascismo: le partenze non erano più un fenomeno spontaneo, poiché seguivano delle direttive imposte dallo Stato. Entra qui in gioco la seconda parola da tenere a mente: colonizzazione. Nel 1931 venne istituito il Commissariato per le migrazioni e la colonizzazione interna (CMCI), che portò migliaia di famiglie a insediarsi nelle nuove aree strappate alle paludi. Non furono tuttavia lavoratori locali a stabilirsi nei territori risanati, ma persone provenienti dal Nord-est, la stragrande maggioranza dal Veneto (quasi il 50%). Perché? Per una precisa scelta politica: i veneti, per caratteristiche sociali e culturali, rispondevano meglio di tutti alle esigenze che il governo si era prefissato: erano necessarie famiglie numerose e che sapessero condurre autonomamente i poderi; il Veneto, inoltre, era una regione sovraffollata, dove il numero di agricoltori era in eccesso rispetto alle effettive terre disponibili, ideale dunque per un trasferimento in massa di popolazione altrimenti disoccupata e che avrebbe potuto, proprio per l’assenza di lavoro, dare vita a proteste e agitazioni. Così ancora oggi, in tante parti del Centro Italia, si possono trovare famiglie e persone con cognomi e origini venete.

UN PO’ DI NUMERI

• – La colonizzazione delle terre in Agro Pontino comportò, tra il 1932 e il 1943, il trasferimento di 3.400 famiglie, per un totale di 34.000 persone.

• – Attività analoghe furono condotte anche in Sardegna, dove nel 1928 sorse la città di Mussolinia, in seguito ribattezzata Arborea, realtà con una forte presenza di famiglie di origine veneta.

• – Nell’Agro Pontino nacquero cinque nuove città: Littoria (nel 1932, oggi Latina), Sabaudia (nel 1933), Pontinia (nel 1934), Aprilia (nel 1936) e Pomezia (nel 1938).

• – Come detto, il Veneto fu la regione che diede il contributo maggiore. A livello di singole provincie, però, fu Ferrara (in Emilia-Romagna) a registrare i numeri più elevati.

• – L’apporto delle province venete sul totale delle partenze fu il seguente:

o * Treviso 11% o * Udine (all’epoca faceva parte del compartimento Veneto) 10% o

* Padova 9%

o * Rovigo 8%

o * Vicenza 8%

o * Verona 7%

o * Venezia 4%

o * Belluno 1%

• – I coloni bellunesi nell’Agro Pontino furono circa 260, provenienti da: Mel, Longarone, Feltre, Sedico, Ponte nelle Alpi, Lamon, Santa Giustina, Seren del Grappa, Quero Vas.

PER SAPERNE DI PIÙ

Per saperne di su quanti lottarono per risanare le paludi dell’Agro Pontino si possono consultare questi libri:

• – I ferraresi nella colonizzazione dell’Agro Pontino, di Cristina Rossetti; Bulzoni, 1994

• – I ricordi di un pioniere. Il riscatto di un popolo e del suo podere, di Antonio Caselli; Universal Book Rende, 2015

• – La terra che non c’era. Bonifica, colonizzazione e popolamento dell’Agro Pontino. Nuovi documenti e una ricostruzione inedita, di Giulio Alfieri; Betti , 2014

• – Questo piatto di grano. La colonizzazione dell’Agro Pontino. Nomi, volti, origini delle famiglie che si insediarono, di Giulio Alfieri; Atlantide, 2018

• – Terra nuova. Prima cronaca dell’agro pontino, di Corrado Alvaro; Otto/Novecento, 2008