TRIESTE - Nel 1940 l’Italia entrava in guerra e aveva urgente bisogno di carbone: Arsia, in Istria, allora territorio italiano, era il più grande bacino minerario del Paese. Il 28 febbraio di quell’anno un’esplosione, dovuta probabilmente alla grande quantità di polvere di carbone, al grisou e alla scarsa ventilazione interna,

fece crollare alcune gallerie che imprigionarono 185 minatori della miniera di carbone di Arsia. Secondo i rapporti dei carabinieri dell’epoca l’incidente fu causato dalla riduzione delle misure di sicurezza con lo scopo di intensificare la produzione. Tra le vittime vi furono soprattutto minatori istriani, ma anche venuti dal nord dell’Italia e da altre regioni italiane: Toscana, Marche, Sicilia, Sardegna. Con l’avvento della Jugoslavia, alla fine della guerra, la sciagura del 1940 fu praticamente dimenticata. Dal 2007 su iniziativa del Circolo di Cultura istro-veneta “Istria” di Trieste e dalla Comunità degli Italiani “Giuseppina Martinuzzi” di Albona, in Istria, la sciagura mineraria viene commemorata ogni anno alla data anniversaria del 28 febbraio. Dopo l’interruzione degli ultimi tre anni, dovuta alla pandemia, quest’anno Arsia ha ritrovato l’emozione della memoria dei minatori periti nel 1940. Un folto numero di partecipanti giunti dal Friuli Venezia Giulia ha assistito alla cerimonia animata da Tullio Vorano, presidente della Giunta Esecutiva della Comunità degli Italiani di Albona. Dopo il saluto della sindaca di Arsia, Gloria Paliska, ha preso la parola Rinaldo Rakovaz, nativo di Arsia e oggi a Trieste, che ha richiamato, con momenti di emozione, la situazione tecnica e storica del bacino minerario di Arsia e la disgrazia del 28 febbraio 1940, avvenuta mezz’ora prima della fine del turno di notte. Tra le vittime il più giovane aveva 18 anni e il più anziano 47: “intossicazione, ustioni e lesioni furono le cause della morte dei minatori”. Tra i presenti, hanno poi preso la parola Livio Dorigo, presidente del Circolo “Istria”, che ha auspicato una campagna europea per prevenire altre tragedie sul lavoro, il console provinciale dei “Maestri del Lavoro” di Udine Roberto Kodermatz, e il prof. Michele Maddalena da Formia, al quale si deve il dono al Comune di Arsia della campana battezzata “Alma Mater Dolorosa”. Sono quindi intervenuti Michele Berti del sindacato UIL di Trieste, Ludovico Rustico dell’associazione “Ad Undecimum” di San Giorgio di Nogaro (Udine) e Graziano Del Treppo, istriano, già coordinatore del Patronato INAS CISL in Francia ed ex presidente del Comites di Chambéry. Del Treppo ha portato il saluto e la compassione del presidente della Fondazione “Solidarité Internationale Mineurs” del sindacato CSC del Belgio. Quella di Arsia, il commento di Del Treppo, è stata “la più grave sciagura mineraria italiana”, nonostante sia quasi del tutto sconosciuta agli italiani; per questo “da alcuni anni si cerca - e io contribuisco come posso - a salvare dall'oblio questa tristissima tragedia”, la cui commemorazione, dopo 3 anni di sospensione a causa del COVID, “è stata commovente”. Alla cerimonia sono intervenuti anche due alunni della scuola locale; è seguita una messa in italiano e croato nella chiesa di Santa Barbara e, a chiudere l’evento, la deposizione di corone di fiori davanti alla campana “Alma Mater Dolorosa”. (10/03/2023 aise)