“I tagli previsti in finanziaria per i lavoratori impatriati sono un grave errore che va a penalizzare il Sistema Paese nel suo complesso limitando il rientro di cervelli e di lavoratori altamente specializzati. Questa è una manovra che crea discriminazioni e disagi per le famiglie che stanno tornando a casa”. Francesco Giacobbe, Senatore Pd eletto nel collegio estero Africa-Asia-Oceania-Antartide,

è fermamente contrario alla scelta del governo Meloni che prevede una riduzione dei benefici per chi rientra in Italia dopo anni di residenza all’estero e un aumento dei requisiti per accedere ai nuovi sgravi. “Rendiamo la vita ancora più difficile a chi decide di rientrare in Italia e che già vede, nella maggior parte dei casi, ridotto il suo stipendio nei confronti della stessa posizione all’estero. L’impossibilità di adeguare il mercato del lavoro italiano a quello dei nostri competitor esteri veniva bilanciato in qualche modo dai benefici fiscali”, spiega Giacobbe. “I dati Istat parlano di giovani che fuggono dall’Italia con un esodo che potrebbe essere addirittura tre volte superiore alle statistiche fino a oggi ritenute reali. Allarmante, poi, il dato che 1 giovane su 3 che lascia il nostro Paese sia laureato. Stiamo perdendo tantissime menti, forza lavoro qualificata, giovani che potrebbero ridisegnare il futuro del Paese e, per tutta risposta, il governo Meloni pensa a inasprire e tagliare i benefici per chi fa la scelta di rientrare. Questo modo di far cassa è una mannaia sulle aspirazioni dei nostri giovani e delle loro famiglie”. Il Senatore del Pd, poi, punta l’accento su una questione pratica che rischia di creare ancora più confusione e di discriminare chi ha già fatto la scelta di rientrare in Italia nella seconda metà del 2023. “Tornare in Italia dopo anni di lavoro dall’estero, significa cambiare tutto. Significa disfarsi e dar via quello che era la vita quotidiana: casa, auto, scooter, oggetti. Significa trovare una sistemazione in Italia per sé e la propria famiglia, significa dimettersi con qualche mese di anticipo dal proprio lavoro. Insomma, significa programmare, spesso per mesi e mesi, esattamente ciò che non fa questo governo. Il cambio di regime fiscale che scatterebbe per chi non ha la residenza fiscale in Italia entro il 31 dicembre 2023, coinvolge tutti gli italiani che sono rientrati in Italia da luglio 2023. La loro residenza fiscale nel nostro Paese, infatti, dovrebbe scattare solo nel 2024, quindi saranno inclusi nel nuovo regime fiscale mentre avevano basato la loro scelta di rientrare in Italia su quello in vigore nel 2023”. “Questo modo di fare non è tollerabile – conclude il Senatore Giacobbe - perché, ancora una volta, si puniscono le famiglie e gli italiani all’estero. Sarò impegnato in prima linea per bloccare questa decisione. Le priorità sono due: che il regime fiscale resti inalterato e che, in ogni caso, non si creino situazioni di discriminazione nei confronti di chi è già in Italia o si traferirà in Italia entro la fine del 2023.”