Li chiamano impatriati. Sono i “cervelli italiani in fuga” disposti a rientrare all’ovile e sono furiosi perché’ con l’ultima finanziaria il governo Meloni riduce gli allettanti incentivi finora elargiti per propiziarne il ritorno. “Basta fuga dei cervelli: vogliamo rientrare e rimanere in Italia”: con questo slogan il gruppo Rientro in Italia ha lanciato una petizione su Change. org per dire “No a riforme dannose e frettolose”.
Secondo la finanziaria 2024 del governo ai lavoratori dipendenti o autonomi che trasferiscono la propria residenza fiscale in Italia sarà riconosciuto, dal 2024, un nuovo regime agevolato per un massimo di 5 anni. Potranno beneficiare di una riduzione della tassazione del 50 per cento (era il 70% fino a oggi), entro un limite di reddito agevolabile pari a 600.000 euro, i lavoratori in possesso dei requisiti di elevata qualificazione o specia- lizzazione che non risultano essere già stati residenti nel nostro Paese nei tre periodi d’imposta precedenti al conseguimento della residenza. I lavoratori impatriati dovranno restituire le agevolazioni, pagando gli interessi, se non mantengono la residenza fiscale in Italia nei cinque anni successivi. Per il gruppo che ha lanciato la petizione (oltre 5.500 firme finora), la riduzione dello sconto fiscale dal 70 al 50% sull’imponibile “cambia i requisiti di accesso per i prossimi anni in modo molto restrittivo e addirittura toglie del tutto gli incentivi ai lavoratori che si sono trasferiti in Italia a partire da luglio 2023. Crea di fatto una nuova categoria di ‘esodati’: chi si è stabilito in Italia, dando dimissioni e accendendo mutui, o sta per farlo, rimarrebbe senza diritto agli incentivi, con un effetto retroattivo in violazione di elementari principi di certezza del diritto e ragionevolezza. Ci sono molti altri punti critici a giudizio dei firmatari della petizione: “l’assenza di un regime transitorio, la rimozione degli incentivi legati alla natalità e al trasferimento al Sud, l’obbligo di cambiare datore di lavoro, una riduzione dell’importo dei benefici”. Alla petizione di protesta ha dato il suo pieno sostegno a Londra l’associazione Talented Italians in the UK (TIUK), nata per valorizzare i giovani talenti italiani emigrati nel Regno Unito. “Questi provvedimenti – lamenta la TIUK - vanno nella direzione opposta a quelli auspicati e per cui l’associazione si impegna, che dovrebbero essere rivolti a facilitare il rientro degli expat ed evitare discriminazioni tra rientrati. Precedenti governi hanno dimostrato sensibilità a questo tema. Negli anni scorsi, questo impegno, profuso insieme ad altre associazioni internazionali di italiani all'estero, ha condotto ad un ampliamento dei benefici per i rientranti, e a una riduzione delle sperequazioni esistenti nella normativa vigente. A giudizio di TIUK le misure progettate dal governo “riducono il supporto al rientro, limitano gli aventi diritto e non favoriscono il radicamento oltre i cinque anni iniziali, che serve ad evitare il cosiddetto fenomeno del ri espatrio. Il rischio reale di retroattività della norma, qualora adottata nella versione originale, andrebbe inoltre ingiustamente ad incidere sui diritti dei già rientrati, ledendo in ogni caso sia il “principio del legittimo affidamento” che quello della certezza del diritto” Anche il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (CGIE) ha espresso “forte preoccupazione” per le modifiche e chiesto al governo di “ritirare questa misura o in alternativa di procrastinarne l’entrata in vigore per non vanificare dall’oggi al domani il progetto di vita di coloro che avevano programmato di tornare in Italia e non creare difficoltà a quanti sono già rientrati proprio in virtù delle agevolazioni introdotte in passato”. Sul piede di guerra i grillini del Movimento Cinque Stelle: “Nel silenzio generale – ha denunciato Vittoria Baldino vicecapogruppo M5S alla Camera - questo governo compie il suo ennesimo scempio nella manovra di bilancio. Vengono tagliate e di molto le agevolazioni per chi rientra in Italia dopo aver passato anni all’estero. I cosiddetti “cervelli in fuga” che erano stati all’attenzione dei governi Conte tanto da prevedere un taglio del 70% delle tasse sui redditi per almeno 5 anni, taglio che arrivava al 90% se trasferivano la loro residenza in una ragione del Sud. Grazie a Giorgia Meloni queste agevolazioni saranno neu- tralizzate”. La deputata grillina sottolinea che nel 2021 gli incentivi hanno contribuito al rientro di 75.000 italiani a fronte di 94.000 partenze, “un dato rilevante che mostra l’efficacia dell’agevolazione nella volontà di rientro in Italia per tanti manager, professionisti e lavoratori con un alto tasso di formazione emigrati all’estero”.
LaRedazione (FONTE: la notizia Londra)