ROMA - Un decreto di facciata, una “scatola vuota”, portata in Aula solo “per fare propaganda e per aggiungere l'ennesima bandierina da sventolare". Nel suo lungo intervento a Montecitorio, Christian Di Sanzo non ha risparmiato critiche al ddl Made in Italy (“Disposizioni organiche per la valorizzazione, la promozione e la tutela del made in Italy”) discusso nella seduta di ieri.

Il deputato Pd eletto in Centro e Nord America ha criticato le scelte di Governo: dalla decisione di celebrare la Giornata del made in Italy solo in Italia e non all’estero alla creazione del Liceo del Made in Italy, alla mancata previsione di un coinvolgimento della comunità italiana all’estero. “Con grande disarmo dobbiamo dire che non c'è niente in questo disegno di legge che ci aiuti a considerare i 6 milioni di italiani all'estero come una risorsa, insieme all'ICE, alle camere di commercio all'estero, agli enti gestori e promotori della lingua italiana, anche questa, sì, uno strumento per far apprezzare l'Italia e veicolare il made in Italy”, ha detto Di Sanzo. “In particolare, - ha aggiunto – le camere di commercio all'estero avrebbero potuto rappresentare il veicolo ideale per aiutarci con la promozione del made in Italy all'estero”. “Siete invece andati a indebolire quel sistema, a creare paradossi, spacciando per cose nuove misure che già esistevano, come il bollino per i ristoranti nel mondo che già esisteva grazie alle camere di commercio. Invece di rafforzare un programma già avviato, ne istituite uno nuovo che deve ancora partire e buttate il lavoro già fatto. È solo propaganda e, appena si va a grattare un po' la patina, si scopre che per tante cose in questo provvedimento di nuovo non c'è niente, se non il fatto che fate spesso un'operazione di rebranding di cose già esistenti”, ha affermato il parlamentare Pd che non ha nascosto la sua “delusione” e amarezza per l’articolato che compone il testo. “Le premesse c'erano tutte, però - fatecelo dire - lo svolgimento è stato deludente”, ha commentato il deputato, a cominciare dalle risorse messe in campo. “Pensiamo veramente di andare alla guerra dell'export mondiale con questi mezzi? Sapete quali sono le risorse che gli altri Paesi stanno investendo per valorizzare e tutelare i loro prodotti e la propria cultura? Pensiamo all'idea del cosiddetto Fondo sovrano, che andate a istituire con questa legge, pari a 700 milioni per il 2023 e a 300 milioni per il 2024 (tra l'altro, vi do una notizia: il 2023 è finito). Mi piacerebbe sapere come il Ministro Urso poi voglia spendere questi 700 milioni, da qui a fine anno”, le parole del deputato. “Avete cambiato nome da Fondo sovrano a Fondo nazionale, però, al di là del nome, la sostanza non cambia, perché non è sufficiente questa dotazione ad affrontare lo scopo per cui il Fondo è stato creato. Sapete l'impatto e la portata che hanno i Fondi sovrani delle altre Nazioni? Do alcuni numeri: l'Irlanda 15 miliardi, Malta 17 miliardi, Spagna 15 miliardi, Grecia 7 miliardi e questo solo per nominare alcune delle Nazioni più piccole, quindi, senza fare paragoni con Paesi che sono al di fuori della nostra portata. Tra l'altro, la cosa forse un po' più importante è che questi 700 milioni non sono neanche nuovi stanziamenti, ma sono presi da altri Fondi e, quindi, diventa un po' una partita di giro, un gioco delle tre carte”. Il decreto è solo una “operazione di facciata” e “solo l'ennesimo titolo, buono forse per alzare un po' di polvere per coprire disastri ancora peggiori. Certamente, non serve a promuovere e a valorizzare il made in Italy nel mondo come questo Paese merita e come pensiamo sia una cosa di cui continuiamo ad avere un disperato bisogno”. (aise 05/12/2023)