La recente sessione del Consiglio Generale degli italiani all’estero, nel difficile momento che le comunità italiane nel mondo stanno attraversando a seguito dei tagli agli investimenti per le politiche migratorie e delle contrastanti indicazioni di riforma riguardanti gli istituti di rappresentanza, rappresenta un passaggio che crediamo nessuno possa e voglia sottovalutare.
Sarebbe facile per noi, che in ogni occasione che ci è stata data abbiamo contrastato le soluzioni restrittive messe in campo da maggioranza e governo, cavalcare oggi le dure e inequivocabili prese di posizione assunte a larghissima maggioranza dal più alto organismo di rappresentanza degli italiani all’estero. Pur condividendone affermazioni e preoccupazioni, preferiamo, soprattutto in un momento di così teso confronto, impegnarci fino in fondo in uno sforzo di ragionevolezza e chiedere che anche gli altri, a partire dai responsabili di governo, facciano altrettanto. Nessuno può far finta di non sentire la voce di forte disagio che si è levata dai rappresentanti di tutte le comunità sparse per il mondo senza distinzione di orientamento politico e culturale. Nessuno che voglia onorare la sua responsabilità istituzionale può considerare le conclusioni cui è pervenuto il CGIE come un tentativo di estrema difesa di situazioni del passato o, peggio ancora, come uno scatto di autoconservazione. I lavori del CGIE, al contrario, hanno evidenziato lo spirito con il quale gli organismi di rappresentanza affrontano in termini innovativi il cambiamento e, in particolare, il collegamento con le nuove generazioni. Quelle prese di posizioni, così, possono essere l’occasione da molti attesa per riorganizzare trasversalmente le forze e per rilanciare l’impegno per una politica attiva e moderna verso le comunità all’estero, che incominci a parlare un linguaggio diverso dai tagli indiscriminati e dall’emarginazione di una realtà considerata ingiustamente residuale. Il rischio che si corre è quello manzoniano dei galli di Renzo che si beccavano tra loro mentre andavano al macello. Si stanno preparando i documenti finanziari per chiudere quest’anno e aprire il prossimo e si è appena avviato al Senato il non facile confronto sulla “razionalizzazione†degli strumenti di rappresentanza. Le indicazioni che vengono dal mondo degli italiani all’estero sono chiarissime: salvaguardare i livelli fisiologici di intervento nelle politiche migratorie, a partire dalla promozione della lingua e della cultura italiana e dall’assistenza; non devastare l’assetto dei COMITES già riformati da una legge recente, semmai metterli in condizione di funzionare meglio e più efficacemente; considerare l’opportunità di collegare la riforma del CGIE all’invocata riforma costituzionale e, nel caso si ritenga di procedere ugualmente, non intaccarne l’autonomia di livello intermedio e la funzione di rappresentanza generale verso le istituzioni nazionali e locali, in un quadro di più stretta collaborazione con i COMITES, la rete associativa e gli eletti nella Circoscrizione estero. Ognuno si fermi a riflettere e dichiari una disponibilità al dialogo. Ampie intese, come è accaduto in un non lontano passato, possono rivelarsi utili anche ai rappresentanti di governo per rafforzare la pressione all’interno della maggioranza sulle partite riguardanti gli italiani all’estero, una forza di contrattazione che finora si è rivelata assai deludente. Per questo proponiamo che questo delicato momento sia affrontato raccogliendo tutte le energie possibili e costruendo concrete occasioni di dialogo e incontro. In particolare, consideri il Ministro degli Esteri se non sia il caso di intervenire direttamente verso i titolari dei dicasteri finanziari per richiedere un reintegro sostanziale delle risorse e per rilanciare il dialogo con il CGIE essendone per legge il Presidente; valuti il Sottosegretario Mantica se non sia il caso di aprire un confronto di merito sulla riforma della rappresentanza con tutti gli eletti, presenti in tutti e due i rami del Parlamento, per arrivare a sintesi più equilibrate e condivise, cercando di evitare i fatti compiuti, che esaspererebbero ulteriormente la situazione; valutino i Presidenti dei Comitati per gli italiani nel mondo di Camera e Senato se non sia utile e urgente promuovere una riunione congiunta in modo da tentare di costruire un orientamento il più possibile unitario, almeno sulle questioni sensibili. Ognuno lasci le sue ridotte difensive. Lo ha fatto il CGIE, lo facciamo noi, lo facciano anche i rappresentanti della maggioranza e i responsabili di governo delle politiche migratorie.
Gino Bucchino, Gianni Farina, Marco Fedi, Laura Garavini, Franco Narducci, Fabio Porta