Il 26 maggio una delegazione della CNE composta da Rino Giuliani, Mario Bosio, Rodolfo Ricci e Roberto Volpini è stata ascoltata in udienza conoscitiva in Senato sulle proposte di legge senatoriali di modifica di Comites e CGIE. Di seguito le considerazioni del Presidente della CNE Rino Giuliani svolte nella udienza conoscitiva:

La rappresentanza degli italiani all'estero è questione anche nel passato oggetto di confronto e come tale alla base di pareri ed orientamenti anche diversi. Lo evidenziano le soluzioni trovate in sede legislativa ed extralegislativa, quale il CGIE. Nel ventaglio della possibili soluzioni mancava ed oggi c'è, anche la previsione della eliminazione del CGIE. Anche su questa ipotesi e sulle motivazioni al riguardo addotte si misurano gli addetti ai lavori. Fuori di questo ristretto campo esiste e non riesce a partecipare alla discussione di merito larga parte dei soggetti a diverso titolo impegnati nel mondo dell'emigrazione quali i comites e le associazioni. La costituzione di una Circoscrizione Esteri, fortemente voluta dal mondo associativo, non ha alterato né ha vanificato le altre forme in cui si articola la rappresentanza degli italiani all'estero semmai ha aperto un versante essenziale attraverso il quale i diritti costituzionalmente garantiti possono trovare attuazione ad opera dell'insieme dei componenti dei due organi legislativi. Almeno fino a quando modifiche costituzionali non si sostanzino nella trasformazione del senato in altro soggetto costituzionale. Noi, diversamente da altri, non vediamo quindi nell'esistenza del CGIE, organo fondamentalmente di consulenza, un duplicato dell'azione dei nostri 18 parlamentari. Le funzioni di consulenza verso il governo ed il parlamento sono da intendersi come assorbite dalla avvenuta elezione dei rappresentanti parlamentari dei cittadini italiani residenti all'estero come ha affermato il sen. Pedica intervenendo alla recente Assemblea Generale del CGIE? Non sta a me ricordare a chi, come voi, al riguardo più di me sa, quanto sia più estesa e senza vincolo di mandato la funzione dei parlamentari. Esiste una rappresentanza istituzionale ed esiste una rappresentanza sociale. L'una non elide l'altra. Da un giusto riconoscimento dell'esistenza di ambedue le forme, dal sostegno ad ambedue le forme può rinnovarsi l'insieme dell'azione dell'Italia verso le nostre comunità di connazionali e verso il vasto e spesso ignoto mondo dei cosi detti "oriundi". Accade oggi invece che i ragionamenti cedano il passo agli slogans. Imperniare proposte di modifica dei Comites e del CGIE sulla base dell'assunto che non vi è più emigrazione "tradizionale" di lavoratori e relative famiglie e che l'azione che va intrapresa deve essere finalizzata ad una nuova emigrazione fatta di scienziati, artisti, operatori commerciali vuol dire dare enfasi ad un fenomeno reale che in effetti si aggiunge ai dossiers ancora irrisolti in tema di welfare dei nostri connazionali non sempre divenuti " lo zio d'America". Nel corso delle settimane scorse singoli parlamentari, gruppi di parlamentari dal di dentro dei rispettivi partiti hanno presentato, l'uno dietro l'altro, diverse proposte di modifica di comites e di cgie. Le abbiamo lette, alcune sulle agenzie di stampa altre sul web. Forse un confronto non dico fra parlamentari eletti all'estero ma fra quelli appartenenti al medesimo schieramento politico sarebbe stata cosa auspicabile. Forse si sarebbe potuto valutare la situazione per quello che è complicata, difficile ma non come la fine di un'epoca dopo la quale, stando anche alle affermazioni del sottosegretario Mantica, dal fumo dei vecchi edifici fatti crollare dovrebbe sorgere un radioso giorno degli italiani all'estero senza patronati, sindacati, associazioni e comites. La CNE è stata la prima realtà della rappresentanza sociale che ha voluto incontrare ed ha incontrato i diciotto parlamentari eletti all'estero. Non avevamo e non abbiamo pregiudiziali verso le forze politiche. Per questo senza nessuna lesione del ruolo del parlamento avremmo apprezzato in sede tecnica, informale di poter dire quello che pensiamo sulla riforma di comites e cgie da parte dei nostri parlamentari eletti al'estero. Avremmo detto che il fatto di avere avuto in epoca recente una modifica della legge sui comites non ne motivava in tempi così brevi una rimessa in discussione. E' quello che qui diciamo senza entrare nel dettaglio delle proposte circa le quali grazie al lavoro del Servizio studi del Senato più facilmente siamo stati in grado di esaminare. La legge sui Comites risale a circa 5 anni or sono, può essere oggetto di qualche piccolo ritocco. Modificarla radicalmente per arrivare anche da questa strada al Cgie significherebbe avviare ad un avvenire inutile l'insieme del sistema della rappresentanza. Di quella istituzionale e di quella sociale. Queste finalità intrinseche ad alcune proposte presentate non le condividiamo. Ci sono invece priorità oggettive cui dare risposta. Come diffondere di lingua e cultura italiane con i giovani evitando sprechi e duplicazioni- Quando si chiudono corsi poi è più difficile aprirne di nuovi. Penso alle cose dette recentemente dal Prof Vedovelli all'inaugurazione dell'anno accademico dell'Università per stranieri di Siena e penso poi ai molti italiani anziani sfortunati che vivono in America Latina e sono senza tutele. Il Parlamento deve pensare oggi in primo luogo a questi due obiettivi. I nostri giovani esistono ne abbiamo visti alcuni a Roma come esistono i nostri vecchi che non scompaiono per eccesso di diffusione della demagogia. Il mondo dell'emigrazione ha trovato e trova oggi nelle reti informali delle associazioni, da quelle locali a quelle regionali e nazionali una insostituibile articolata presenza dell'Italia. Si tratta anche, e ve lo chiediamo, di sostenere come fanno altri paesi europei d'emigrazione la rappresentanza sociale di darle forza ad es. sostenendo il riconoscimento dei fini di promozione sociale dell'associazionismo all'estero. Pensare di sostituirlo con un più forte protagonismo dei partiti italiani non è il nuovo che avanza. Le risorse che dall'azione volontaria di migliaia di connazionali si producono continuamente e che trovano nei comites e nel cgie, nei diversi ruoli, criteri di composizione e funzioni punti importanti di approdo, vanno valorizzati. Le proposte di legge per gli italiani all'estero piuttosto che essere riflesso di questioni e dinamiche politico-partitiche tutte interne alla madrepatria devono partire dalla registrazione di cosa sono gli italiani all'estero con la loro connotazione pluriculturale, con le loro aspirazioni e necessità. La rappresentanza degli italiani all'estero, della quale l'associazionismo è una delle forme più radicate ed impegnate, deve trovare certezze e garanzie che solo si trovano nella collimazione delle disposizioni normative con la storia ed il presente dei nostri concittadini all'estero e delle comunità delle quali gli stessi sono espressione. Ci sono proposte di legge presso il Senato e presso la Camera di modifica di Comites e CGIE. Non certo oggi è l'occasione per una analisi testuale di dettaglio di una parte soltanto degli "articolati" presentati. La CNE in quest'ultimo anno ha molto dibattuto al suo interno ed in convegni pubblici promosso con consulte regionali e regioni. La CNE ha sue proposte di merito che partendo dal ruolo insostituibile dell'associazionismo intende rinnovare cgie e comites qualificandone il ruolo. La CNE ne discuterà in un prossimo convegno nazionale cui saranno invitati a confrontarsi insieme, rappresentanze dei comites associazioni regionali, consulte. A tale dibattito nel quale verranno tirate le somme di una discussione intensa e partecipata inviteremo con molto piacere i parlamentari dell'estero di maggioranza e di opposizione.