(di Elio Carozza) -  Una durissima presa di posizione del segretario generale, Elio Carozza, che chiede le dimissioni di Mantica Illustre Presidente, nella scorsa settimana si è svolta a Roma l’Assemblea plenaria del Consiglio generale degli italiani all’estero (Cgie) che ha affrontato in modo articolato e approfondito, le diverse tematiche inerenti alle nostre comunità all’estero alla luce delle scelte di contenimento degli investimenti

decise dalla Finanziaria per il 2009 e per il prossimo biennio e delle proposte di riforma degli istituti di rappresentanza giacenti in entrambi i rami del Parlamento. I lavori hanno consentito di registrare un orientamento quasi unanime dei componenti del Cgie in merito ad alcune questioni salienti, che cerco di riassumere in questo modo: L’assoluta priorità, anche in considerazione del fatto che il Governo è già nella fase di preparazione dei documenti finanziari per il prossimo triennio, è costituita dal ripristino delle risorse da destinare alle politiche per gli italiani all’estero. Si richiama l’attenzione, in particolare, su quelle riguardanti la promozione della lingua e della cultura italiana nel mondo, dimezzate nel corrente anno con pesantissime conseguenze soprattutto a partire dal prossimo anno scolastico, e su quelle relative all’assistenza, divenute l’unico soccorso per i cittadini anziani e indigenti presenti in alcune realtà difficili dal punto di vista sociale. La ferma contrarietà alla riduzione dei Comitati per gli italiani all’estero (Comites). La legge che ne regola le funzioni, approvata nel 2003, ha conosciuto solo una prima fase di sperimentazione, per altro positiva, e allentare i legami tra questi organismi di base e le comunità significa indebolire i processi di integrazione e togliere un essenziale riferimento alla vita dell’associazionismo, indispensabile leva di identità e di promozione dell’italianità nel mondo. L’orientamento a inquadrare la riforma del Cgie nel nuovo assetto costituzionale,di cui da tempo si parla, che comporterà anche una riorganizzazione della rappresentanza in generale, e di quella dei cittadini italiani all’estero in particolare. In ogni caso, pur in un quadro di ampia e incisiva collaborazione, vanno salvaguardate la fisionomia di istanza autonoma e intermedia del Cgie rispetto ai Comites e ai parlamentari eletti nella Circoscrizione estero, e la sua funzione di rappresentanza generale delle comunità all’ estero nei confronti delle istituzioni italiane, nazionali e locali. Per questo, si esprime chiaramente l’opzione di continuare a tenere distinte le normative relative rispettivamente ai Comites e al Cgie, come è accaduto dalla loro istituzione, e di rafforzare l’autonomia del Cgie sia a livello centrale che nella dimensione continentale, nella quale esso già sta svolgendo un’utile funzione di raccordo e di valorizzazione dell’attività dei Comites e della rete associativa. L’esigenza, condivisa anche dalle Consulte dell’emigrazione della maggioranza delle Regioni italiane, di convocare entro il 2009 la III Conferenza Stato – Regioni – Province Autonome – Cgie per stabilire le necessarie sinergie tra i diversi soggetti istituzionali in una fase di grave difficoltà come quella attuale e per delineare i punti di consolidamento e di rilancio della stessa conferenza, che – voglio ricordarlo – è per legge un istituto permanente cui è demandata la definizione degli indirizzi generali delle politiche verso gli italiani all’estero. Non posso tacere che nel corso dei lavori si è manifestato in modo trasversale e molto largo un sentimento di insoddisfazione nei confronti degli orientamenti che caratterizzano da qualche tempo le scelte istituzionali e politiche verso le comunità italiane all’estero, un disagio che si è concretizzato anche nella formale richiesta all’on. Ministro degli affari esteri – che è al tempo stesso presidente del Cgie – di urgenti chiarimenti al riguardo e, se del caso, di rimettere in discussione la delega di settore attribuita un anno fa. Sono sicuro che Ella, per la sua personale sensibilità e per la sua responsabilità istituzionale, non vorrà sottovalutare l’intensità di questo disagio che viene dai componenti del maggiore organismo di rappresentanza degli italiani all’estero, che sono tra l’altro persone che da tempo si dedicano, su una base di puro volontariato, a tenere vivi i rapporti tra il nostro Paese e le comunità italiane nel mondo. Mi consenta di esprimere, inoltre, amara sorpresa nel constatare che proprio nella fase di maggiore attenzione e di esplicito riconoscimento da parte di molti Paesi della validità del modello di rappresentanza adottato dall’Italia nei confronti dei suoi connazionali all’estero, nel Governo nazionale e nel Parlamento si pensi non di migliorarlo e di consolidarlo, ma di sopprimerlo o “rivederlo pesantemente “, come è stato affermato giorni or sono in Senato. A nome di tutti i componenti del Consiglio che ho l’onore di rappresentare, sento il dovere di dire con sincerità che anche, anzi soprattutto, nei momenti di più difficile confronto con i rappresentanti delle istituzioni italiane, sentiamo di esprimere non posizioni particolaristiche o interessi corporativi, ma la profonda convinzione di salvaguardare le prospettive di una concreta e fattiva internazionalizzazione del Paese, che nel legame dei suoi concittadini sparsi per il mondo può trovare un importante fattore di impulso e di sostegno. Colgo l’occasione per inviarle, caro Presidente, i miei più distinti saluti.