Da due anni a questa parte, mi capita molto spesso di uscire dalla metro al Circo Massimo e trovare il traffico intasato e le linee degli autobus deviate per una qualche manifestazione di protesta nei confronti del Governo. Anche oggi ce n’è una delle guardie giurate rimaste senza occupazione.
Questo proliferare di manifestazioni di tutto il mondo del lavoro italiano è il sintomo più evidente delle condizioni di disagio e crisi che vive il Paese, anche se dai sondaggi del premier e dai media spesso non traspare, perché si dà spazio più che altro ai pochi grandi eventi mediatici tipo il “No B dayâ€. In questi casi, invece, si tratta di manifestazioni quasi quotidiane e quantitativamente minori, ma che nel complesso rappresentano numeri enormi di cittadini, seppur distribuite temporalmente. A questi eventi, che è possibile seguire solo di persona se si vive o lavora al centro di Roma, si aggiungono da un paio di anni a questa parte anche quelli che si svolgono all’estero e di cui, naturalmente, non si legge niente sui giornali italiani né si dà notizia in TV: un esempio su tutti le manifestazioni tenutesi a Parigi, Lione, Madrid, Valencia, Granada, Londra, Bruxelles, Monaco, Amburgo, Copenaghen e Leida dagli studenti Erasmus contro la 133 del 14 novembre scorso. Sintomo di come anche all’estero i nostri connazionali hanno da tempo alzato la voce scendendo in piazza. A volte anche in forma ricorrente. Già il 10 dicembre dello scorso anno, infatti, in tutti i consolati italiani del mondo, migliaia di italiani hanno operato una serie di occupazioni simboliche e consegnato ai consoli una lettera dei tre sindacati Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil con la quale illustravano al nostro Governo i problemi degli anziani all’estero e chiedevano alcuni interventi. Anche oggi, a distanza di un anno esatto e dopo l’assordante silenzio del Governo Berlusconi proprio mentre le condizioni generali sono peggiorate, la società civile, i sindacati e i partiti si mobilitano ancora per richiedere pochi atti concreti: l’assegno sociale senza l’obbligo dei 10 anni di residenza continuativa per gli italiani che tornano in patria; l’assegno di solidarietà per gli indigenti; l’esenzione dell’ICI sulla prima casa in Italia; la soluzione degli indebiti pensionistici. Tutte richieste estremamente concrete dicevo, perché per gli strati sociali più deboli, in tempi di crisi economica, occorrono di misure forti e immediate più che per gli strati sociali medio-alti. Ma oggi si tiene a Lugano anche un’altra particolare manifestazione di cittadini italiani all’estero: quella dei frontalieri. Questa, a mio avviso, prima che come naturale reazione a un provvedimento sbagliato, va letta anche come atto di orgoglio morale e civile. Ai frontalieri, infatti, questo Governo impone, con lo scudo fiscale per gli evasori miliardari, il monitoraggio fiscale e l’obbligo di presentare all’Agenzia delle entrate il modello Unico entro il 29 dicembre 2009. Questo significa che si mettono sullo stesso piano i vari Calisto Tanzi che esportano illegalmente miliardi di euro non denunciati allo Stato italiano (così come fa la mafia con i soldi riciclati) con gli onesti lavoratori dipendenti e i propri piccoli risparmi. Un atteggiamento, dunque, che delegittima, svuota e toglie dignità ai cittadini italiani che vivono o lavorano all’estero. Il danno e la beffa, quindi, per circa 55.000 cittadini che non solo sono costretti a lavorare fuori dal Paese con i disagi che tutto ciò comporta, ma che costituiscono una patrimonio economico per l’Italia, calcolabile in ben 1.600 milioni di euro tra stipendi e salari che ritornano in Patria tra consumi e ristorni fiscali delle imposte pagate in Svizzera. Ritengo quindi positiva anche come atto di orgoglio questa manifestazione di Lugano e spero non solo che siano finalmente raccolte dal Governo le istanze che da essa provengono, ma che l’atteggiamento dannosamente discriminatorio della maggioranza verso i cittadini italiani all’estero cessi di esistere. Nessuno poi, naturalmente, leggerà di tutto ciò sui giornali italiani o in televisione, come nessuno, uscendo dalla metro del Circo Massimo, noterà niente. A regnare su questo disagio ci sarà qunidi un artato silenzio. Un silenzio degli innocenti, dunque, sul quale il Governo poggia le basi del consenso che ci propina regolarmente dai soliti sondaggi fatti in casa… (Eugenio Marino)