Valutare lo stato di salute delle scuole italiane all'estero, dopo la batosta dei tagli che nel 2009 ha colpito in particolare i corsi di lingua e cultura italiana, non è certamente opera facile. Roger Nesti, coordinatore degli Enti Gestori di lingua e cultura italiani operanti in Svizzera,

ha affermato recentemente che “il bilancio del primo anno di tagli sul sistema di insegnamento dell'italiano all'estero offre elementi che vanno al di là della situazione svizzera e riguardano in sostanza l'intera politica di promozione linguistica e culturale dell'Italia nel mondo” Nesti, infatti, evidenzia con dati incontrovertibili alcune brucianti verità: la riduzione dei corsi in seguito ai tagli produce una pari riduzione di alunni; l'annuncio dei tagli provoca una disaffezione delle famiglie verso i corsi e una conseguente rinuncia a iscrivere i propri figli; la parziale reintegrazione dei fondi con gli annuali assestamenti di bilancio è troppo tardiva e non idonea a far recuperare integralmente le attività perdute; la politica dei tagli ha innestato un processo di contrazione degli enti gestori che rischia di essere irreversibile. Come venirne fuori? È urgente anzitutto che il Governo si dia una strategia, che dia con chiarezza un segnale sul come intende promuovere la nostra lingua nel mondo e su come intende valorizzare all'estero il nostro patrimonio culturale dal quale dipende, non stanchiamoci mai di sottolinearlo, in larga misura il successo del settore Turismo del Bel Paese. Intervenendo al XII Congresso nazionale della Uil Scuola a Lecce il 25 gennaio scorso ho rimarcato che i tagli operati dal governo italiano nel settore della pubblica istruzione sono insostenibili e segnano un arretramento della presenza culturale dell'Italia nel mondo che lascerà tracce sicuramente non indolori. Vi è una evidente necessità di aggiornare la presenza italiana all'estero per quanto concerne gli ambiti educativi ed è assolutamente necessario considerare che, qualsiasi sia l'assetto organizzativo su cui si vuole sviluppare l'intervento scolastico e formativo dello Stato all'estero, la prima emergenza su cui intervenire, il primo problema da risolvere, è quello della precarietà di funzionamento connessa alla costante incertezza delle risorse finanziarie ed umane. A mio avviso – nel quadro di una reale strategia di promozione culturale - è anzitutto necessario superare il sistema della decretazione annuale delle risorse destinate alle attività scolastiche e formative all'estero, sostituendolo con una più razionale pianificazione pluriennale. Per uscire dall'emergenza è inoltre necessario superare “l'appiattimento o la riduzione” dell'intervento formativo ai corsi di Lingua e Cultura ad alcune misure di assistenza scolastica o alle scuole italiane all'estero, così come si è venuta consolidando negli anni novanta a causa della mancanza di risorse, per recuperare l'impianto originale della Legge 153/71 aggiornandola ai mutati bisogni delle nostre collettività. Al di fuori del Parlamento, tuttavia, occorre evitare che subentrino rassegnazione e senso d'impotenza. Prima che sia troppo tardi, è il momento di raccogliere le forze e rilanciare con fermezza e in tutte le forme possibili l'impegno di difesa dei corsi di lingua e cultura italiana, sapendo che la cosa riguarda la proiezione e il prestigio dell'Italia nel mondo.