“L’Italia unita ci richiama dal lontano 1861: proprio oggi che nasce il federalismo è il momento in cui dobbiamo riaffermare con forza l’unità della nazione” – ha dichiarato l’On. Marco Fedi a Melbourne in occasione della prima iniziativa del Circolo PD “Raffaello Carboni” il 3 luglio scorso. “Stiamo attraversando un momento molto delicato per le nostre istituzioni, per l’equilibrio tra poteri dello Stato,

per il futuro della democrazia parlamentare e del rapporto di fiducia con i cittadini che oggi rischia di essere divorato da forme di antipolitica spesso fomentate anche da atteggiamenti e dichiarazioni di esponenti di Governo e di maggioranza” – ha continuato Fedi nel suo intervento presso la Federazione Lucana. “Credo sia giusto partire da queste considerazioni. Dal fatto che le Istituzioni vanno protette e salvaguardate, non attaccate ogni giorno. Il Parlamento deve tornare ad essere non solo il luogo del confronto e della discussione ma il luogo delle scelte e delle decisioni, anche sulla spesa. Con i tempi necessari. Poi dobbiamo parlare di riforme vere. Che avvicinino i cittadini, oltre a rendere la democrazia più efficiente. Il voto di fiducia sulla manovra economica ha l’effetto contrario” – ricorda l’On. Fedi. “È una manovra profondamente iniqua perché prevede tagli brutali che colpiranno i diritti dei cittadini colpiti direttamente ed anche attraverso le forti riduzioni dei trasferimenti a Ministeri, Regioni, Province e Comuni. Il provvedimento colpisce il settore pensionistico e prevede l’aumento della percentuale per la concessione dell’invalidità civile, oltre alla modifica alle finestre per la vecchiaia che di fatto colpiranno due volte i lavoratori italiani all’estero che al compimento del 65mo anno di età non avranno l’opportunità di rimanere occupati ma dovranno cessare il lavoro e non potranno ottenere la pensione italiana se non con la nuova finestra e quindi con un forte ritardo. La manovra economica Tremonti introduce poi una novità sul recupero degli indebiti pensionistici con un meccanismo di “esproprio” su beni immobili e mobili nei confronti di coloro i quali debbono restituire un debito. Altra durissima azione nei confronti di una fascia debole della nostra società, i pensionati, e particolarmente dura nei confronti dei residenti all’estero che avranno notevoli difficoltà a tutelare i propri interessi”. “In aggiunta in questa manovra non si danno risposte alla questione ICI che interessa tutti coloro che hanno una casa in Italia. Il decreto 93, convertito in Legge 24 luglio 2008, n. 126, sulla salvaguardia del potere di acquisto delle famiglie, ha abolito l’ICI sulla prima casa ma ha escluso da questa norma i residenti all’estero che sono invece tornati a pagare l’importo pieno dell’ICI, essendo state anche abolite le detrazioni introdotte dal Governo Prodi. L’agenzia delle entrate ha smentito interpretazioni di esponenti della maggioranza che ipotizzavano una sorta di capacità decisionale dei Comuni su questo tema. Non è possibile interpretare una norma che è chiara ed esclude, non per errore, ma per scelta, i residenti all’estero. In ogni decreto economico o fiscale ed in ogni legge di bilancio abbiamo provato ad apportare emendamenti ed il Governo ha preso generici impegni a ripensare questa norma ma fino ad oggi è tutto immutato. È stata presentata anche una proposta di legge per estendere l’esonero ICI ai residenti all’estero, firmata dai deputati PD eletti all’estero e sottoscritta anche da esponenti della maggioranza. Analogamente – ha concluso l’On. Marco Fedi – le detrazioni fiscali per carichi di famiglia, introdotte dal Governo Prodi ed estese anche ai residenti all’estero, scadono il prossimo anno e necessitano una proroga o il definitivo inserimento nel panorama fiscale italiano. Il Governo ha preso impegni con numerosi ordini del giorno e siamo in attesa di un riscontro politico a questa esigenza che è molto sentita”. Nonostante alcune aperture di esponenti di Governo non si registrano sostanziali passi avanti nella direzione di una concertazione Esteri-Interno tesa a dare risposta ai temi della cittadinanza, in particolare il riacquisto ed il superamento della discriminazione nei confronti delle donne. Nel frattempo è necessario assicurarsi che nella proposta di riforma che arriverà in discussione alla Camera non si perdano anche le attuali disposizioni che consentono ai discendenti di cittadini italiani di acquisire la cittadinanza dopo tre anni di residenza in Italia (art. 9 della legge 91/92) ed agli ex-cittadini italiani di riprenderla immediatamente – dietro dichiarazione (art. 13, comma c della legge 91/92) oppure dopo 12 mesi di residenza in Italia (art. 13, comma d della legge 91/92). In altre parole, con la riforma esistono anche forti rischi di perdere le agevolazioni attualmente in vigore.