Ma come è possibile che una legittima e teoricamente lineare operazione di verifica di esistenza in vita si possa trasformare in un incubo per migliaia di pensionati italiani residenti all’estero? Le responsabilità dei disagi e delle disfunzioni sono molteplici, variegate e complesse. Le complicazioni sono innanzitutto imputabili alle difettose modalità adottate:

una campagna informativa insufficiente, i ritardi nell’invio delle lettere ai titolari di pensione, il limitato coinvolgimento dei patronati all’estero, un meccanismo dei pagamenti farraginoso e da perfezionare in futuro. A queste difficoltà vanno sommate una oggettivamente difficile situazione che riguarda da sempre tutta la gestione del pagamento delle pensioni italiane all’estero in centinaia di Paesi di geografia, cultura, senso civico diversi e una lontananza anche mentale dello Stato italiano dai diritti delle nostre collettività all’estero. Detto questo mi voglio soffermare sulla situazione che si è venuta a creare in queste settimane in Canada e la cui problematicità ha colto tutti di sorpresa considerata l’oramai consolidata funzionalità nei rapporti tra il Paese del Nord America e l’Italia in materia pensionistica. Su 26 mila lettere inviate ad altrettanti titolari di pensione italiana residenti in Canada con la richiesta di verifica di esistenza in vita da documentare entro il 24 maggio, solo 13 mila hanno avuto un riscontro positivo con il pagamento del rateo di maggio. Ciò significa che a ben 13 mila pensionati non è stata ancora pagata la pensione del mese scorso. Ciò è dipeso dall’imperdonabile ritardo con cui la Banca che gestisce il pagamento delle pensioni all’estero (ICBPI) ha pianificato le attività di verifica dell’esistenza in vita e ha, soprattutto, inviato le relative lettere ai beneficiari dei trattamenti. Lettere che in molti casi non sono ancora arrivate. La Direzione per le Convenzioni Internazionali dell’Inps sostiene tuttavia che entro la fine di giugno la verifica in Canada sarà ultimata con la messa in pagamento di quasi tutte le pensioni interessate. Rimane però il fatto che migliaia di pensionati, molti dei quali fanno affidamento per la loro sussistenza sul pro-rata di pensione italiano, sono ancora in attesa delle loro spettanze. Se da una parte è senz’altro legittimo arginare i casi di riscossione fraudolenta, dall’altra non è ammissibile che siano migliaia di pensionati onesti a farne le spese. Inoltre, una delle questioni che in Canada ha acceso gli animi e ha fatto gridare allo scandalo è quella delle procedure previste per i pensionati i quali per un oggettivo impedimento sono impossibilitati a recarsi di persona presso uno sportello della Western Union incaricata temporaneamente dei pagamenti. L’Inps richiede la produzione di una delega e di un certificato di esistenza in vita aggiornato in modo da consentire al procuratore di incassare la rata di pensione; in alternativa il titolare della pensione può inviare tramite fax o e-mail alla Banca (ICBPI) un certificato di esistenza in vita aggiornato (cioè molto recente) e la richiesta di rimettere in pagamento la sua rata di pensione secondo le modalità di pagamento precedenti. Molti pensionati canadesi non in grado di deambulare sostengono che i consolati deputati al rilascio del certificato di esistenza in vita non sono facilmente disponibili, sia per lo scarso personale sia per gli orari di apertura sia per le difficoltà di fissare un appuntamento. Inoltre la delega deve essere teoricamente designata in presenza del titolare della pensione che però non è in grado di deambulare e recarsi quindi presso il consolato: è difficile pensare che il console o chi per lui abbia tempo, voglia e facoltà di recarsi presso la dimora dell’interessato. Ho rappresentato questa situazione all’Inps e mi è stato risposto che l’Istituto ha dato disposizioni all’ICBPI di accettare il certificato di esistenza in vita rilasciato da una qualsiasi autorità locale abilitata a farlo (come ad esempio l’ufficiale di anagrafe del comune di residenza). A questo punto sarebbe utile e opportuno che le rappresentanze consolari italiane presenti in Canada si adoperassero per agevolare i nostri connazionali indicando l’elenco delle locali autorità competenti a rilasciare il certificato di esistenza in vita che, come sostenuto dall’Inps, sarà riconosciuto valido dall’ICBPI.