Roma, 28 febbraio 2012

Lettera aperta a: Presidente RAI, Dottor Paolo Garimberti Direttore generale RAI,

Dottoressa Lorenza Lei Direttore RAI2,

Dottor Pasquale D’Alessandro Presidente della Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi,

Sen. Sergio Zavoli

UN “POVERO” PROGRAMMA IN UN PAESE POVERO

Ho ricevuto, come credo anche altri parlamentari e gli stessi dirigenti della RAI, una lettera del missionario comboniano Manuel Ceola che mi ha commosso e turbato. La lettera stigmatizza insensibilità, cinismo e ipocrisie della trasmissione della RAI “L’isola dei famosi”. Si dirà: critiche effimere e infondate, che ignorano la legge del mercato e le richieste degli utenti, quindi non rompete. Credo invece che le riflessioni del missionario non siano affatto impertinenti ma, obiettivamente, molto condivisibili, e più apprezzabili in un periodo in cui si sta cercando, con grande fatica, di ritrovare quel decoro, quella dignità e quel senso di ragione che si erano persi in questi ultimi anni. Cosa ci dice il sacerdote comboniano che già non sappiamo o che facciamo finta di non sapere? Riassumo: che il reality show della RAI si svolge in un isola di un Paese, l’Honduras, molto povero, sfruttato da imprese transazionali, governato da un regime dittatoriale e violento, abitato da milioni di diseredati. Un Paese le cui risorse e la cui economia sono prerogative delle brame e degli interessi di potentati economici alieni e dei detentori del potere politico. Riproduco alcuni efficaci passaggi della lettera. “Il contadino viene spinto, con metodi legali e illegali, a deforestare selvaggiamente. L’impoverimento a lungo termine dell’ambiente avrà ovviamente conseguenze pesanti per lui. Dopo il golpe la situazione è peggiorata perché il potere delle transazionali è enormemente cresciuto. Il Paese sta sanguinando, ferito a morte dalla violenza, dalla povertà crescente, dalla mancanza di rispetto per la vita e dalla corruzione tra le forze dell’ordine”. E tra l’indifferenza, aggiungo io, dei popoli “civili”. Così indifferenti che non hanno altro di meglio da fare che organizzare in questi Paesi poveri e sfruttati – come fa la RAI - reality di dubbio valore morale e culturale solo perché fanno audience e sono possibili attrazioni e facili catalizzatori di interesse, esponendo in televisione il peggio della razza umana. E i nostri famosi? Come dice la lettera del comboniano “non sono altro che delle persone a cui nel loro Paese non manca nulla e che si prendono il lusso di fingerefame in un Paese dove la fame c’è davvero, di fingere lotte per la sopravvivenza dove gente lotta e muore per davvero, di fingere urla di dolore o di rabbia dove più di 350 uomini hanno gridato, urlato la loro disperazione, il loro dolore nel vedersi intrappolati dalle fiamme”. “Come uomo, cristiano, missionario e abbonato RAI sento il diritto e il dovere di gridare: BASTA!!! Chiedo a chi può di intervenire e di smettere di prendere in giro milioni di persone che, non solo in Honduras, ma in tantissimi altri Paesi sono stanchi di essere sfruttati, umiliati, uccisi. Sono stanchi di vedersi sbattere in faccia la nostra ipocrisia, la nostra ricchezza, la nostra “cultura”. Cosa dire di più e di meglio. Potrebbe e dovrebbe partire dalla RAI un rinnovamento della moralità e dei costumi, una rivoluzione culturale dopo anni di imbarbarimento che ci faccia godere finalmente una televisione meno volgare, meno inutile, più seria, più pulita, e perché no, anche più colta.

Gino Bucchino Deputato

Piazza Poli 13 – 00187 Roma

Tel. 06 6760 5703 Fax 06 6760 5005 Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.