REGGIO EMILIA - Un dibattito molto partecipato: così è stato l’incontro su imprenditoria italiana nel mondo e internazionalizzazione promosso domenica mattina dall’Ufficio Italiani nel Mondo del PD nell’ambito della Festa nazionale del Partito Democratico a Reggio Emilia. Tra i relatori: Lynda Dematteo, Carla Ciarlantini Krick, Leonardo Simonelli Santi, Antonio Costantino e Laura Lauri.
Tra i presenti in platea anche l’on. Laura Garavini, Armando Cirillo, responsabile Turismo del PD, Anna Pompei Ruderberg, Andrea Biondi, Luciano Neri, Francesco Biancelli, Marcello Battistig, Filippo Giuffrida, Aldo Amoretti, Renata Bagatin, Livio Melgari, Antonio Misiani, tesoriere del PD, Francesco Verducci, viceresponsabile Informazione del PD, alcuni piccoli imprenditori del Nord Italia e moltissimi cittadini interessati alla discussione. "Questo è un appuntamento che rappresenta ormai una tradizione più che decennale nel nostro partito", ha esordito Eugenio Marino, che ha introdotto e moderato il dibattito. "Quest’anno abbiamo scelto il tema dell’internazionalizzazione perché", ha spiegato il dirigente PD, "siamo convinti che la politica debba abbandonare quella errata convinzione anglosassone secondo la quale le economie devono puntare tutto sui servizi e spostare il manifatturiero in Paesi nei quali il costo del lavoro costa poco". Per Marino, invece, vale la convinzione che "il settore manifatturiero e industriale è esso stesso generatore di un’economia di servizi e rappresenta il volano di un’economia reale che produce concretamente lavoro e posti di lavoro". Marino ha poi ricordato come in Italia siano ancora soprattutto "il settore manifatturiero e le esportazioni che mantengono in equilibrio la bilancia commerciale, dunque occorre investire in questo settore con politiche tendenti a ridurre i costi energetici, in Italia più alti del 30% rispetto a Francia e Germania, alleggerire le procedure burocratiche, vero freno per le nostre imprese e incentivare innovazione e ricerca". Inoltre, ha sottolineato Marino, "bisogna marcare come fin qui, in Italia, si sia confusa l’internazionalizzazione con la delocalizzazione e dunque bisogna scoraggiare, con politiche adeguate, gli imprenditori a partire dal nostro Paese e valorizzare e mettere in rete con l’Italia gli italiani e gli imprenditori italiani che invece vivono e operano all’estero. E proprio per questo che oggi abbiamo organizzato questo dibattito, nel quale porteremo le prime proposte del Gruppo di lavoro del PD sull’internazionalizzazione. Gruppo formato da esponenti del PD all’estero, da rappresentanti di camere di commercio, CNA, ICE e imprenditori e da operatori del settore dell’internazionalizzazione che ha lavorato per diversi mesi a una proposta del PD che sarà integrata dalla discussione di oggi e che diventerà documento politico programmatico del PD per le prossime elezioni". Lynda Dematteo, antropologa e politologa, ha parlato del suo studio "La corsa verso la Romania degli imprenditori italiani. Circolazioni, asimmetrie, narrazioni", un’analisi non solo economica, ma antropologica dell’apertura delle frontiere, dell’emigrazione rumena in Italia, temporanea e funzionale, e di come si sono formate le comunità strutturate di italiani e rumeni che lavorano insieme. Ancora Dematteo: "spesso la cronaca diffonde l’aspetto più negativo di queste comunità , in realtà questo scambio di culture, di commerci dovrebbe rappresentare una crescita di questi due popoli, un’unione". E ha aggiunto: "il rumeno è oscurato dall’italiano, ci sono degli aspetti preoccupanti della globalizzazione come la mercificazione delle donne". La parola è quindi passata a Carla Ciarlantini Krick, responsabile CCK marketing extern, che svolge progetti di internazionalizzazione: "spesso, in giro per il mondo, incontro imprenditori italiani che non si sentono politicamente rappresentati, non si sentono aiutati per l’internazionalizzazione", ha spiegato: "oggi vorrei fare delle proposte per accelerare l’internazionalizzazione, ossia sburocratizzare con la semplificazione delle procedure, aumentare i bandi di gara, informatizzare, monitorare continuamente i soldi investiti, controllare i progetti e i risultati, utilizzare le competenze italiane che stanno all’estero come teste di ponte, ottimizzare enti e istituzioni per non creare inutili e dispendiosi doppioni e in ultimo, sprovincializzare", ha concluso Ciarlantini: "il Partito Democratico può farsi interprete dell’internazionalizzazione delle imprese e promuoverne la crescita". Antonio Costantino, chief executive Strategie Kaiserlich Business, ha sottolineato che "nell’export dell’agroalimentare, i nostri imprenditori non hanno vedute lungimiranti"; anche lui si è detto d’accordo sulla necessità di abbattere la burocrazia, lamentando la necessità di "mentalità fresche e giovani che abbiano ottima conoscenza delle lingue straniere". Per Laura Lauri, dell’agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, il supporto pubblico all’internazionalizzazione ci deve essere, gli investimenti si vedono nei periodi lunghi, bisogna evitare la dispersione di fondi e la costituzione di enti doppioni, a volte anche in concorrenza tra di loro. "Basta con localismi e provincialismi", ha poi aggiunto Lauri, "ci vuole una politica unica e accentrata, un’agenzia pubblica governativa che si occupi di questo". Leonardo Simonelli Santi, vice presidente Assocamerestero, è stato l’ultimo relatore a parlare: "il contributo delle Camere di commercio, insieme al mondo dell’associazionismo, del volontariato, ha creato all’estero un modello di "buona Italia"". Ed anche lui ha ribadito la necessità di snellire la burocrazia nemica dell’economia. Ha poi concluso il dibattito il responsabile Pd Stefano Fassina. "L’internazionalizzazione", ha esordito, "è un punto rilevante in generale; in questa fase di politica economica, poi, lo è ancora di più. Il documento che si è prodotto oggi, in questa sede, sarà un input nel programma del Partito Democratico", ha assicurato. "Anche in Parlamento, si sta lavorando con degli interventi che semplifichino le procedure: non occorrono agenzie per il commercio e turismo in ogni Paese, occorre centralizzare, le imprese devono creare dei consorzi, delle reti, per interloquire con il pubblico, per favorire un dialogo più immediato con le istituzioni". Fassina, poi, ha invitato Marino a compiere un giro tra le comunità imprenditoriali all’estero per poter vedere da vicino le varie situazioni e "ripartire dall’economia reale, non solo dalla finanza pubblica, e dare ossigeno alle imprese attraverso la semplificazione. L’obiettivo prioritario dovrà essere lavoro dignitoso per tutti: questa", ha concluso, "è la prima tappa di un percorso da fare insieme, tra il Dipartimento italiani nel mondo e quello Economia e Lavoro", diretto dallo stesso Fassina. (adriana leo\aise)