(SA) - Non possiamo ignorare che una grande organizzazione come quella dell’ANFE, tante volte incrociata in diverse parti del mondo dove il comune obiettivo di assistere gli emigrati ci ha portato, compie 65 anni. Una vita non solo trascorsa tra gli emigrati, ma anche spesa a migliorare la qualità della vita di parecchie centinaia di migliaia di persone, attraverso l’impegno nel campo della formazione.

Una associazione con la quale a volte con piacere ci siamo trovati a collaborare, con la quale abbiamo condiviso il grande obiettivo di unificare il movimento regionale in Sicilia, per potere irradiare tale unità anche verso la strutture periferiche, per rafforzare l’impegno, il potere di pressione presso istituzioni che spesso restano sorde. Alla direzione ANFE ed al Presidente Paolo Genco va il nostro grande augurio per il lavoro svolto e l’auspicio, superate le difficoltà che oggi si affacciano nel settore, di raggiungere nuovi e più alti obiettivi nell’interesse dell’intero movimento associativo. Un augurio di buon lavoro facciamo anche a Gaetano Calà, persona disponibile ed impegnata, nella speranza che possa aiutare a raggiungere quella unità del movimento in Sicilia, che spesso subisce ritardi e malintesi indebolendo tutti. A nome della Direzione Generale dell’USEF e mio personale, auguri e buon lavoro. Salvatore Augello – Segretario Generale USEF Di seguito vogliamo riportare il servizio che Stefania del Ferraro ha dedicato all’evento. ROMA - "Chi ha memoria storica della nostra patria e dell’emigrazione deve guardare all’immigrazione con occhi scevri da pregiudizi. Pregiudizi che mortificherebbero la storia dei nostri connazionali che, con determinazione, vinsero le barriere della diversità e si inserirono nelle società ospitanti". Muovendosi tra passato e presente e modulando i temi dell’emigrazione e dell’immigrazione, il presidente della Camera dei deputati, Gianfranco Fini, ha aperto i lavori di "Pane e pregiudizio - Storie di migrazioni - 65 anni dell'Anfe dalla sua fondazione", iniziativa svolta oggi, 30 novembre, presso la Sala della Regina di Palazzo Montecitorio, nell'ambito delle celebrazioni per il sessantacinquesimo anniversario della fondazione dell'Anfe, Associazione nazionale famiglie degli emigrati. L’evento, tenuto sotto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica, ha visto gli interventi introduttivi oltre che del Presidente Fini, anche del Presidente del Comitato d'onore del 65° Anfe, Emma Bonino e del Presidente nazionale dell'Anfe, Paolo Genco. Tra gli altri, hanno poi preso la parola il ministro degli Esteri Giulio Terzi di Sant'Agata ed il direttore generale Anfe Gaetano Calà. La figura di Maria Federici, fondatrice dell’associazione Anfe, è stato il leitmotiv comune ai numerosi interventi. In particolare Fini ne ha ripercorso la vita, ricordandone le esperienze di vita a Sofia e Parigi, l’influenza cristiano-sociale, l’impegno nella politica, il ruolo "importante avuto per l’emancipazione femminile". Dell’Anfe Fini ha lodato "l’attenzione all’assistenza per le famiglie, sia a quelle rimaste in patria che a quelle emigrate; "l’impegno nella scolarizzazione dei figli degli emigrati, in Italia e all’estero"; "l’appoggio fornito ai tanti emigranti nel loro cammino di riscatto sociale". Fini non ha mancato di ricordare "i lavoratori italiani periti a Marcinelle, simbolo dei lavoratori italiani sacrificati al lavoro". In effetti, ha ricordato, "i nostri emigranti erano impiegati in lavori pesanti che i nativi non volevano più fare: sono i casi vissuti oggi dai tanti immigrati in Italia". Una situazione, ha rimarcato Fini, "quella dei nostri avi simile quindi alla condizione attuale dei lavoratori stranieri in Italia". "Nel mondo – ha aggiunto - vi sono discendenti di emigrati italiani arrivati ai livelli più alti delle società (il sindaco Giuliani a New York, la collega Nancy Pelosi, la qui presente Cuomo): quello che è accaduto ai figli e ai discendenti dei nostri emigrati avverrà per i figli degli immigrati: è una realtà cui non dobbiamo guardare con timore, affinché si realizzi un’integrazione basata sull’identità". Appellandosi "ai più giovani" e ricordando "che patria significa terra dei padri", e che "sono tanti in Italia gli stranieri che si sentono cittadini italiani, onorano la bandiera, vestono la divisa, perché integrazione è il sentir propri i valori della comunità in cui si vive", Fini ha concluso con l’auspicio "che la prossima legislatura colmi le lacune normative attuali e consenta a chi nasce in Italia di diventare cittadini italiano prima dei 18 anni di età". Sul tema dell’accettazione degli immigrati sul suolo nazionale è tornata anche Emma Bonino, secondo cui "vivere insieme in libertà e diversità è anche l’ambizione del progetto europeo". Solo onorando "le nostre radici e partendo dalle radici per coltivare frutti e fiori" è possibile secondo la Bonino "organizzare in libertà e diversità l’immigrazione in Italia, che – ha sottolineato - finora non abbiamo accettato, negandone i dati e l’importanza. Nessuno ci dice infatti – ha spiegato - che sono 412mila gli imprenditori stranieri in Italia, in aumento del 5 per cento nell’anno della crisi. Immigrati che pagano l’Inps, le tasse, una pensione che forse non ritireranno mai. Nessuno ci dice – ha aggiunto - che senza di loro il nostro Paese non funzionerebbe. La contaminazione di cultura non deve far paura, la diversità – ha ribadito - ci fa forti, non l’omogeneità". Da questo punto di vista, Bonino ha dato atto "al nuovo governo di aver stabilito un nuovo clima, non ancora in termini legislativi è vero, ma – ha ammesso - indubbiamente le iniziative di legalizzazione o emersione del lavoro nero attuate hanno significato una vita diversa per gli immigrati nel nostro Paese". Ammettendo la problematicità nell’attuazione delle "politiche di integrazione", la Bonino ha comunque concluso con un invito positivo ad "avviarci verso un’apertura. Politiche rigorose attente alla legalità, ma che sappiano anche farsi forza dell’energia degli immigrati". Paolo Genco, presidente nazionale Anfe, dopo i ringraziamenti di rito e l’omaggio a Maria Federici "la cui storia non ha bisogno di essere ricordata perché conosciuta da tutta la Nazione", ha affermato che oggi per i diritti degli emigrati in tutto l mondo "c’è ancora tanto da fare": "per il rispetto del diritto allo studio, al lavoro, alla pensione, alla salute". "In questi anni – ha spiegato - siamo sempre stati vicini a chi si fa portavoce di questi valori, sono tante le battaglie vinte dall’Anfe: è tutto merito delle migliaia di volontari che hanno profuso il loro impegno per una società più giusta in un sistema ormai globalizzato". Dopo aver ricordato le battaglie dell’associazione "per i diritti lavoratori", "per l’affermazione del principio secondo cui l’emigrazione è un problema familiare e non individuale", per le prestazioni sanitarie degli emigrati malati", "per il diritto di voto, per quelli civili e politici", "per la formazione professionale, per la scolarità dei figli emigrati all’estero e per i ricongiungimenti familiari", Genco ha rivolto un pensiero a tutti i delegati Anfe nel mondo: "senza di loro – ha ribadito - ogni iniziativa oggi sarebbe stata vana. Un pensiero – ha aggiunto – va anche al sostegno della rete diplomatica che non ha mai fatto mancare il suo appoggio". Passando al presente, Genco non ha mancato di ribadire la crucialità del "ruolo della nostra associazione in un’epoca di crisi. L’associazionismo è importante: oggi - ha proseguito - è cambiato il mondo dell’emigrazione e delle associazioni. Si prospetta un quadro allarmante: aumentano gli iscritti all’Aire, ma non tutti sono censiti. Il 50 % di chi va via non si iscrive, per questo c’è urgenza di aggiornare gli strumenti di censione delle istituzioni". "Nei prossimi 20 anni – ha informato - il Sud perderà tantissimi talenti, mentre al centro nord aumenterà l’immigrazione. Secondo dati Istat ed Eurispes i giovani oggi si trasferirebbero volentieri all’estero". Questi, secondo Genco, sono "dati che fanno riflettere: l’Italia – ha detto - non può permettersi di perdere i suoi talenti, compromettendo il futuro della Nazione. I nuovi emigrati hanno lauree a piene voti, sono risorse brillanti". Per tali ragioni, ancora oggi "l’Anfe è chiamata a sostenere i nostri emigrati e a favorirne l’integrazione". Tra gli altri temi ricordati da Genco: il "fenomeno degli italiani clandestini in America"; "il ruolo dell’associazionismo che deve essere riconosciuto dal governo"; "il futuro a rischio delle associazioni" e la necessità "di coinvolgere le nuove generazioni" "desiderose di restare in contatto con il Paese natio". Genco ha poi parlato del diritto alla cittadinanza, del diritto di voto degli italiani all’estero, della necessità di una riforma della legge elettorale "per meglio garantire la tutela dei diritti degli italiani all’estero". "Chiedo alla politica – ha concluso - il coraggio di realizzare riforme che rispondano alle esigenze dei nostri connazionali all’estero, che creino condizioni per vivere in società multiculturali, promuovano il senso civico, ed investano nella in cultura". "È necessario che in Italia si parli di immigrazione ed emigrazione perché il nostro Paese ha un titolo formidabile per tenere questi temi vivi, in una dimensione non solo politica anche di pratica e di comportamenti di tutti i giorni". Questa l’opinione espressa dal ministro agli Affari Esteri, Giulio Terzi, intervenuto durante la cerimonia di consegna dei riconoscimenti commemorativi voluti dall’Anfe. "La spinta dall’Africa e i vari conflitti nel mondo rendono evidente che saranno sempre di più le opportunità concrete di entrare in contatto con questi mondi: il nostro valore – ha detto - non sta solo nelle strategie e nei trattati messi in atto, ma anche nel modo in cui oggi come individui ci rivolgiamo a questi immigrati". Secondo Terzi, dunque, il discorso sulla riforma dell’emigrazione "tocca anche i comportamenti dell’amministrazione, dei nostri marinai che salvano i disperati sui barconi, delle nostre imprese che operano in Paesi poveri e che devolvono parte del loro prodotto in attività di solidarietà". L’Italia da questo punto di vista è un "Paese che ha acquisito una sensibilità su questi aspetti, che debbono continuare a farci crescere". In questo contesto, secondo Terzi, è la "proiezione culturale dell’Italia e della nostra lingua" a porsi come "strumento formidabile". "Questo riconoscimento alla Farnesina – ha concluso il ministro ritirando il premio - è un ulteriore impulso all’azione. Nonostante la crisi del momento storico che stiamo vivendo, monitoriamo la qualità dei servizi che offriamo, a costi ridotti e con tutte le tecnologie a disposizione. Sul voto all’estero – ha poi concluso - stiamo facendo passi in avanti e sono fiducioso: c’è l’impegno del governo a muoversi in questa direzione". Nel corso della Cerimonia è stato infine proiettato un trailer del film documentario "Pane e Pregiudizio", di Giovanna Taviani, da un’idea di Gaetano Calà (direttore generale Anfe), per la sceneggiatura di Giovanna Taviani e la collaborazione di Luca Vullo. Il documentario si pone come viaggio che parte dalla nascita dell’Anfe per disegnarne lo sviluppo, attraverso la memoria della fondatrice Maria Federici, doppiata dalla poetessa Lidia Riviello, in un continuo rapporto tra passato e presente, con i contributi della realtà di oggi, che spaziano dalle riflessioni di alcuni giovani studenti fino ad arrivare al nocciolo della questione: le nuove migrazioni. Il direttore Calà, presentando il documentario, ne ha ricordato la finalità didattica: "l’opera, - ha informato, - sarà divulgata a livello nazionale ed internazionale, affinché – ha chiosato - anche nelle scuole si parli di emigrazione". (stefania del ferraro\ aise/USEF)