Roma – Il Senato ha detto sì alla ricostituzione del Comitato per le questioni degli italiani all' estero. E' stata votata, infatti, a Palazzo Madama la mozione presentata dal senatore del Pd eletto all’estero Claudio Micheloni per istituire per la quarta legislatura consecutiva il Comitato che affronterà nello specifico tutte le politiche riguardante gli italiani residenti all' estero e che non prevede alcuna indennità di ufficio per i componenti del suo Ufficio di Presidenza.
La mozione è stata accolta con 191 voti a favore, 55 contrari del Movimento 5 stelle e otto astenuti, i senatori di Sinistra ecologia libertà . Il Comitato riparte, quindi, ma non senza polemiche. A cominciare dai senatori dell' M5s che contestano la conferma di "un organismo - spiega Adele Gambaro - che finora non ha ottenuto risultati, e lo diciamo con rammarico. Lascia esterrefatti che si parli di attività che già numerosi enti svolgono negli stati con risultati più effettivi". Insomma per i grillini si tratta di un organismo inutile e dispendioso dal momento che nelle precedenti legislature si sono tenute "audizioni sterili, indagini conoscitive che non hanno comportato risultati sufficienti, rispetto alle ambizioni insiste nel progetto istitutivo. Aggiungendo i costi, l' inutilità pubblica è inconfutabile: negli ultimi cinque anni sono stati spesi 147mila euro, solo un amministratore distratto non capirebbe che le attività del comitato possono essere svolte con efficacia maggiore dagli organismi già esistenti presso gli uffici competenti del ministero degli esteri, dei servizi consolari o nella commissione esteri". Anche il presidente della commissione Affari esteri Pier Ferdinando Casini si dice contrario a una commissione ad hoc "inutile" visto che alla Camera "questa, come quella dei diritti umani, sono istituite all' interno della commissione Affari esteri" commenta Casini pur sottolineando l' importanza di "questa grande risorsa di valori che sono gli italiani all' estero". "Sembra che problema sia solo di costi per il funzionamento del Senato. Lo ritengo inaccettabile e offensivo per le nostre comunità all' estero" ha dichiarato, invece, Micheloni. "Questo comitato - ha aggiunto il senatore Pd - è costato pochissimi euro a fronte di politiche che riguardano milioni di italiani all' estero. Sembra che ogni volta che si parla di loro si parli di costi. Per decenni hanno riequilibrato la bilancia dei pagamenti nel dopoguerra, se l' Italia ha avuto sviluppo economico che ha avuto lo deve in gran parte a loro". Gli fa eco il senatore del Pd Renato Turano secondo il quale "troppe volte l' Italia ha considerato gli italiani all' estero cittadini di serie B" e non "veri ambasciatori del made in Italy nel mondo. Il lavoro portato avanti dal Comitato nella scorsa legislatura ha tracciato un percorso e fatto in modo che temi delicati, come la ristrutturazione della rete consolare, il voto, la diffusione della lingua italiana, l' assistenza sanitaria, siano riusciti a trovare spazio nel dibattito parlamentare". La costituzione del Comitato per le questioni italiani all' estero, secondo il senatore di Scelta civica Claudio Zin, eletto in America meridionale in quota Maie, è "un segnale per chi non vive in Italia ma dovrebbe essere considerato come tutti gli altri italiani per la questione dello ius sanguinis, un segnale che vuol dire: ' ci importa di voi'". D' accordo con l' istituzione del Comitato anche il senatore di Scelta civica eletto in Europa Aldo Di Biagio secondo il quale "ogni utile percorso di rinnovamento dell' Italia verso l' altra Italia oltre confine deve partire da qui, attraverso una esperienza strutturata". Una risposta corale dagli eletti all' estero a coloro che si oppongono al Comitato e, in alcuni casi, anche alla rappresentanza degli italiani all' estero tout court; opposizione che si fa sempre più pressante a partire dal voto all' estero: "L' Italia - ha dichiarato Micheloni - è stata uno dei primi Paesi a riconoscere la necessità di rappresentanza nel nostro Parlamento. La Francia ci ha copiato, alle ultimi elezioni hanno eletto 11 parlamentari residenti all' estero, e oggi da noi all' ordine del giorno c'è la soppressione della rappresentanza. E' considerata una spesa anche diffondere la lingua e la cultura all' estero: anche qui noi stiamo azzerando le nostre politiche, mentre gli altri paesi stanno tutti aumentando le spese" denuncia il parlamentare democratico. "Si è ritornati a parlare del principio americano del no ' taxation without representation' - ha detto invece Di Biagio - perché gli italiani all' estero sono ancora considerati come coloro che non pagano le tasse. Parlare di rappresentanza illegittima allontana il discorso reale, rischia di creare un pericoloso vulnus democratico. La maggioranza degli italiani - ha precisato il senatore di Scelta civica - paga le imposte, come l' Imu e la Tares, talvolta anche l' Irpef". (NoveColonne ATG)