(SA) - Essere contenti di come stanno andando le cose relative al rinnovo dei COMITES, è certamente un punto di vista che però non rispecchia del tutto la realtà. E’ da tempo che è partito un attacco strisciante a volte ed a volte più palese e cruento, contro gli organismo di rappresentanza degli italiani nel mondo. Mi riferisco ai COMITES, al CGIE ed agli stessi parlamentari eletti all’estero. Un attacco che parte da lontano e che sembra arrivato al redde rationem, trasformando il rinnovo dei COMITES in una prova generale di quello che potrà accadere domani. In primis, è doveroso ricordare che il rinnovo dei COMITES si sono rinviate di anno in anno, con motivazioni diverse: ora perché non c’erano fondi, ora perché si stava procedendo a rinnovare la legge, ora per pseudo dimenticanza dei ministri o dei sottosegretari che hanno avuto la delega. Sta di fatto, che dopo dieci anni, arriva finalmente la nuova normativa che sembra studiata su misura per dimostrare che i COMITES sono un organismo al quale la comunità non tiene. Le elezioni, infatti, arrivano dopo la chiusura di parecchi Consolati, che hanno complicato notevolmente la vita ai cittadini italiani residenti all’estero, che spesso sono costretti a fare centinaia di chilometri per raggiunge il consolato di pertinenza. Il tutto, imputabile alla necessità di razionalizzare la spesa, di ristrutturare la rete consolare, di confrontarsi con la crisi economica. È da tempo, ad esempio che si sostiene che l’opzione per eleggere i deputati in rappresentanza degli italiani nel mondo doveva essere fatta al contrario, se si voleva avere un elettorato certo e si volevano evitare brogli. La prova generale si fa ora con i COMITES, dove non basta essere iscritti all’AIRE consolare per avere diritto al voto, ma bisogna chiedere di essere iscritti negli elenchi dei richiedenti di votare espressamente per questa scadenza elettorale. I risultati di questa scelta, sono sotto gli occhi di tutti. Di oltre i quattro milioni iscritti all’AIRE, ad oggi sono poche migliaia hanno presentato richiesta di iscrizione. I tempi per iscriversi, per altro, scadono il 19 novembre. Tireremo le somme dopo quella data per capire meglio che cosa succede. Parecchie circoscrizione, inoltre, hanno dovuto rinviare le elezioni perché non è stata presentata nessuna lista, data la farraginosità del congegno messo in piedi, che vuole 200 firme di appoggio alla lista per comunità superiori a 50.000 emigrati o 100 per comunità inferiori. Non è certo il numero delle firme che è stato un ostacolo, quando il tempo avuto per raccogliere le stesse e le modalità di legalizzazione delle firme, specialmente in località lontane dalla sede consolare. Parecchie sono le liste che si è riusciti a presentare, è vero, ma il risultato rischia di diventare una vittoria di Pirro, se si pensa che si fornisce l’alibi a tutti coloro che sono contro i COMITES, per sostenere la tesi che dato il numero di elettori che si sono iscritti per votare, in fondo in fondo il COMITES non è in grande considerazione nella testa degli emigrati, se non si interessano per mantenere il diritto di voto andando ad iscriversi. Perché, infatti, mantenere un organo come il COMITES, se solo il 3 0 4% è interessato a votare? Il risultato non cambierebbe di molto se quel 4% diventasse anche 10 o 15%. Essere andati alle elezioni senza avere bene ponderato e messo a posto il congegno elettorale, rischia davvero di riaprire un contenzioso con la politica che viene da lontano e che potrebbe investire oggi i COMITES, ma domani anche il CGIE e la stessa rappresentanza parlamentare eletta all’estero. Forse non farebbe male a nessuno, se il partiti di maggioranza e gli eletti all’estero tutti, facessero una profonda riflessione su queste cose, prima di ritrovarci tutti senza rappresentanze democratiche e senza strutture organizzative né associative né partitiche.