Il sistema della promozione economica (scientifica, culturale e del turismo) Italiano all’Estero costituisce un asse portante indispensabile per un paese che ha estremo bisogno di rilanciare la crescita dell’economia e la sua competitività. L’internazionalizzazione costituisce, unitamente all’innovazione, la leva strategica per aprire nuovi spazi di mercato per le nostre imprese e generare nuove opportunità di business soprattutto laddove il Made in Italy presenta ancora oggi un grande appeal. Le rete delle Camere di Commercio Italiane all’Estero (CCIE) costituisce, insieme alle reti dell’ICE e la rete degli uffici commerciali nelle Ambasciate e Consolati un punto di riferimento fondamentale per le imprese italiane che desiderano entrare in un nuovo mercato per le imprese locali che desiderano “acquistare beni/servizi” oppure effettuare investimenti in Italia Troppo spesso una facile demagogia lamenta che il sistema di reti interconnesse presenta insufficienti livelli di efficacia nei servizi resi alle imprese, inefficienza e sprechi di risorse dovuti a duplicazioni di attività, sovrapposizione spesso frutto di protagonismi anche individuali. I tentativi di rimettere ordine nel sistema della promozione Italiana all’Estero si sono susseguiti nel tempo. Soltanto due anni orsono il Ministro Tremonti aveva deciso di sopprimere l’ICE ma lo scorso anno la medesima struttura è risorta con altro nome (ITA), stesse persone e stessi costi. La Legge di Stabilità 2015 (in linea con quella del 2014) è tornata a dotare l’ICE con fondi straordinari per il Made in Italy per un ammontare pari a circa 130 milioni di Euro, che si sommano alle risorse ordinarie per una cifra complessiva di circa 220 milioni di Euro, mentre al sistema delle CCIE spetta un contributo pubblico pari a 5.8 Milioni di Euro in un capitolo di Bilancio che in parte deve essere ripartito tra altri soggetti. Non è utile impostare un ragionamento rivendicativo a sostegno di questa o quella rete ma ritengo importante capire se la spesa per la promozione italiana all’Estero sia allocata tenendo conto delle strutture esistenti e dei processi che stanno avvenendo al loro interno ma soprattutto se le diverse reti hanno una Mission ben definita e lavorano in modo efficace ed efficiente in coerenza con essa. L’obiettivo politico non può essere “tagli lineari di spesa” oppure “concentrare la spesa in un unico centro di costo” più controllabile quanto piuttosto definire una politica per il sistema della promozione nel suo complesso che tenga conto dei punti di forza sistema delle reti esistenti. In questo articolo il focus è centrato sul sistema delle CCIE. Le (CCIE) sono enti privati associativi a base imprenditoriale costituiti all’estero per lo sviluppo dei processi d’internazionalizzazione delle PMI (e non solo). I soci delle CCIE sono imprese italiane coninteresse nel paese e imprese locali che desiderano sviluppare business con l’Italia. Le CCIE sono riconosciute dal Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) in base a requisiti formali e di funzionalità fissati dalla Legge n.518/1970 il quale riceve il programma di attività dalle Camere e svolge attività di monitoraggio sulle spese sostenute. Le CCIE operano in stretto coordinamento con la rete delle Ambasciate (alla quale spetta il compito di valutarne l’operato) e fanno parte per legge (n.56/2005) del sistema di promozione per l’internazionalizzazione. Sotto questo profilo la rete delle CCIE si affianca, con una sua peculiarità, alla rete pubblica svolgendo le proprie funzioni sul territorio in una logica fortemente istituzionale. La rete delle CCIE costituisce un asset importante del sistema Italia per le seguenti ragioni. Diffusione geografica. Nel mondo ci sono oltre 80 CCIE presenti in 54 paesi. In alcuni paesi sono presenti più Camere di Commercio. Bi-lateralità della base sociale. La base sociale costituita da rappresentanti di imprese italiane presenti sul territorio e di imprenditori e professionisti locali assicura una forte interazione con il sistema associativo e imprenditoriale sul territorio. Questa bilateralità si ritrova anche nei Consigli di Amministrazione delle CCIE. Radicamento del Management. Il Segretario Generale delle CCIE deve essere “residente” nel paese in cui opera la Camera. Questo elemento costituisce un fattore determinante per la costruzione e lo sviluppo nel medio lungo termine di una rete di relazioni con il mondo istituzionale, associativo, imprenditoriale, professionale e dei media locali. Struttura operativa locale. Il personale presente presso le CCIE è scelto quasi esclusivamente tra persone residenti nel paese assicurando in questo modo una maggiore capacità di interazione con la comunità locale a beneficio delle imprese Italiane che desiderano avvicinarsi al paese. Oltre 500 dipendenti sono presenti nei diversi uffici. Le CCIE presentano una struttura operativa più robusta di quella presente negli uffici ICE (Nel 2013 l’ICE aveva 356 addetti in Italia e 491 all’Estero di cui 72 di ruolo) Autonomia Gestionale: il Management delle singole Camere, sebbene debba uniformare i dati contabili e la rendicontazione alle prassi del Ministero, risponde solo al proprio Board e possiede pertanto una forte autonomia operativa. In virtù del sistema di Governance e di questi tratti caratteristici le singole CCIE sono difficilmente subordinate a interessi parziali che non corrispondono a un’effettiva domanda di servizi da parte delle imprese. Inoltre la Governance mista garantisce una conoscenza profonda delle istituzioni e del sistema associativo e imprenditoriale locale, in molti casi consolidato dalle reti di relazione personali dei singoli membri del Board. Queste relazioni locali assicurano un’importantissima fonte di informazioni sui trend economici e normativi ma soprattutto sulle prassi di business diffuse nel paese e sull’affidabilità degli interlocutori con i quali le nostre imprese si devono interfacciare. Volgiamo ora l’attenzione al sistema di finanziamento delle CCIE. A differenza di ICE e Ambasciate, i cui costi sono coperti al 100% da contributi pubblici, le CCIE reperiscono in larga misura le risorse necessarie per il sostentamento delle strutture e delle attività svolte dai proventi derivanti dalla vendita di servizi o da progetti. Sebbene le CCIE siano riconosciute dal MISE lo Stato italiano eroga un contributo pubblico che presenta un trend in costante diminuzione negli ultimi anni: dal 48% nel 2001 al 12.7 nel 2013. Nel 2014 il cofinanziamento delle spese sostenute per le realizzazione delle attività progettuali (preventivamente approvate dal MISE) era pari al 18% sul totale delle spese nel 2013. In valore assoluto, il contributo pubblico destinato ai progetti camerali ammonta, quest’anno, a 5,8 milioni di euro su un capitolo di bilancio (2501) da ripartire tra CCIE, Associazioni e Consorzi per l’Internazionalizzazione. La parte di questo stanziamento che va a coprire in parte i costi del personale camerale e della struttura pesa per il 6,7% sul fatturato complessivo dell’intera rete, tutto il resto è ristorno di spese dirette per servizi necessari allo svolgimento dell’attività promozionale. La decisione di ridurre drasticamente il contributo pubblico a supporto di un soggetto che per caratteristiche dovrebbe costituire un asset del nostro sistema di promozione all’Estero quale la rete delle CCIE, merita un approfondimento. In primo luogo l’ammontare complessivo delle risorse di cofinanziamento delle CCIE ha subito una riduzione di circa tre volte, a fronte di una contrazione del fatturato del solo 20%. Il dato dimostra l’utilità delle CCIE e il valore aggiunto dei servizi da esse erogati alle imprese. In secondo luogo l’agevolazione concessa, in conto capitale a fondo perduto, dal MISE alle CCIE non può in ogni caso superare il 50% delle spese ritenute ammissibili (DM 24/04/2014). Infine si deve sottolineare che le risorse di cofinanziamento vengono attribuite alle CCIE con un sistema, entrato in vigore nel 2014, che valorizza il merito e l’affidabilità e prevede un contributo differenziato alle CCIE in base a una graduatoria costruita tenendo conto di un insieme di indicatori classificati in 4 aree: Affidabilità economico-finanziaria (Patrimonio Netto/Attivo; Totale Ricavi al netto dei Contributi/ Totale Costi; Risultato di esercizio/Totale Ricavi; Crediti più liquidità su Totale Ricavi) Affidabilità Strutturale (Presenza di sede principale e autonoma; Presenza di revisori esterni e indipendenti; Dimensione e variazione base associativa; Costo di personale corretto con il rapporto Totale Ricavi/Totale Costi) Affidabilità organizzativa (Turnover Segretario Generale; Ricavi Contatti d’Affari; Totale Ricavi; Adozione di metodologia per rilevare la Customer Satisfaction) Affidabilità relazione e di rete (Partecipazione Meeting dei Segretari Generali, Sistema informativo di rete; Adozione Carta dei Servizi; valutazione della relazionalità a livello locale-estero) Sebbene il sistema di Scoring presenti margini di miglioramento sia negli indicatori sia nei metodi di calcolo del punteggio non vi è dubbio che un sistema strumentale alla definizione del contributo pubblico alle CCIE su base meritocratica eserciti uno stimolo al miglioramento di strutture e processi nella prospettiva di accrescere il grado di soddisfazione degli Stakeholders. Da tempo Assocamerestero aveva avviato un processo di miglioramento utilizzando logiche simili ma l’introduzione del sistema di scoring ha accelerato il processo e ha indotto la chiusura di alcune Camere. Il processo è ancora lungo e occorre rinforzarlo. Ripensando alla strategia complessiva di miglioramento delle reti di promozione Italiana all’Estero sorgono due domande alle quali non è facile trovare una risposta logica: Come mai il sistema di valutazione meritocratico di allocazione delle risorse pubbliche si applica alle CCIE ma non alle altri reti della promozione (es.: ICE, ENIT, etc.)? Come mai, a seguito degli sforzi sostenuti dalle CCIE dal 2013 in avanti per migliorare la qualità dei processi e dei servizi in conformità ai requisiti di legge, il contributo complessivo destinato alla rete delle CCIE continua a diminuire? Se si desidera dare un impulso nella direzione del miglioramento di sistema come è possibile motivare i tanti Presidenti e Segretari Generali di CCIE che hanno avviato un programma di miglioramento dell’efficacia dei servizi e dell’efficienza interna se non vi è alcun incentivo alla Camera (e perché no anche individuale) a fare questo sforzo nell’interesse del sistema paese? A prescindere dal conseguimento di un contributo pubblico per la copertura dei costi le CCIE si trovano di fronte a un mutato scenario del fabbisogno di servizi richiesti dalle singole imprese. Si rinvia ad altra sede l’analisi sull’evoluzione del mix di servizi alle imprese che valorizzi le strutture delle tre reti di promozione economica italiana all’Estero (Ambasciate, ICE e CCIE). Mi limito a richiamare alcuni obiettivi strategici del sistema delle CCIE alla luce della teoria e prassi dei sistemi organizzativi a rete sui quali ritengo opportuno avviare una discussione approfondita all’interno del PD per indirizzare una strategia organica e non dettata da scelte di breve periodo. Consolidamento organizzativo Le CCIE presentano ancora oggi (sebbene in riduzione) una certa disomogeneità di struttura e capacità. In certi casi questo si lega alle differenze di attrazione del mercato: paesi come la Cina richiedono strutture della Camera diverse da quelle necessarie in Etiopia. Tuttavia è difficile comprendere, sul piano dell’efficienza operativa, come mai alcuni paesi come il Brasile (6 Camere) o addirittura la Francia (3 Camere) presentino più camere indipendenti invece di una sola Camera con una rete locale di uffici regionali come avviene in India (HQ a Mumbai e 5 uffici regionali). Questa frammentazione si deve a comprensibili ragioni storiche e legate alla base associativa. Tuttavia in una logica di rafforzamento di sistema, di maggiore omogeneità dei sistemi gestionali e informativi e di miglioramento di processi chiave (pianificazione, controllo, HR, amministrazione, etc.) il principio “un paese una Camera (e una rete di sedi regionali) potrebbe generare importanti economie sul lato dei costi, maggiore efficacia operativa sul lato dei servizi e dell’interlocuzione con i rappresentanti delle altre reti di promozione Italiana nel paese (in modo particolare l’Ambasciata d’Italia. Rafforzamento di Assocamerestero a unità risorsa del sistema Il trend in diminuzione dei contributi pubblici al sistema delle CCIE genera una domanda proveniente dalle singole Camere verso la propria Associazione di supporto nella raccolta di risorse finanziarie e di rafforzamento della funzione di servizio di Assocamerestero a supporto delle Camere facendo sintesi tra azioni di lobby e orientamento e sviluppo progettuale . Per Assocamerestero si profila l’obiettivo di integrare il tradizionale focus di attività centrato sul raccordo verso il MISE ed altre associazioni (es.: Confindustria) in rappresentanza della rete delle CCIE con una funzione di supporto attivo a servizio delle Camere e una responsabilità sempre più di orientamento strategico del sistema nel suo insieme. Ad esempio si diventa importante aumentare la capacità di fornire alle Camere un supporto nella predisposizione di domande per progetti Comunitari e di sviluppo di relazioni con le strutture della Commissione UE, ma anche un crescente supporto nel miglioramento organizzativo e gestionale. Adozione di un sistema manageriale comune orientato all’eccellenza Il sistema di scoring adottato dal MISE per determinare la graduatoria delle CCIE ha avviato un percorso che le CCIE hanno il dovere di continuare nell’interesse dei propri Stakeholders. Nei sistemi a rete l’adozione di un sistema manageriale condiviso diventa leva non solo per migliorare i processi ma soprattutto per la misurazione delle performance ma soprattutto il confronto delle performance nel tempo e tra le camere ad un determinato istante di tempo. Esistono modelli manageriali per l’eccellenza specifici per la Pubblica Amministrazione come ad esempio il modello CAF (Common Assessment Framework) messo a punto nel 2002 dall’EIPA (European Institute for Public Administration) che offrono un ottimo punto di riferimento. L’adozione volontaria, da parte della rete delle CCIE, di un modello manageriale comune potrebbe costituire una formidabile leva per migliorare l’omogeneità delle performance di ciascuna camera soprattutto nel soddisfare la soddisfazione dei principali Stakeholders (i soci e i clienti esterni su tutti) nell’ambito di un processo che deve avere come obiettivo imperativo quello di migliorare la propria autonomia finanziaria attraverso i proventi derivanti dalla vendita ed erogazione di servizi. Riesame del posizionamento dei servizi Il percorso verso l’eccellenza dei processi richiede parallelamente un riesame della gamma dei servizi tenendo conto di fattori quali l’evoluzione dei processi di internazionalizzazione, la varietà di modalità di ingresso in mercati complessi , la consapevolezza che l’Europa è da considerare ormai “mercato domestico” e la promozione deve guardare maggiormente alla aree del pianeta a maggiore tasso di sviluppo (Asia in primis). In questi ultimi anni le CCIE si sono specializzate in attività che riguardano il radicamento delle aziende all’estero: nel 60% dei casi il matchmaking tra imprese (organizzazione di missioni imprenditoriali, incontri BtoB, partecipazione a manifestazioni fieristiche, etc.) e per il 20% circa l’assistenza a specifiche e personalizzate esigenze aziendali (assistenza legale, fiscale, finanziaria, assistenza per l’apertura di filiali in loco, individuazione di partner per joint venture, accordi di distribuzione, studi di prefattibilità, check up aziendali, etc.). Cresce la domanda di servizi di supporto all’approvvigionamento in Italia da parte di imprese straniere. Occorre capire se questa macro – scomposizione dei servizi sarà ancora efficace in futuro oppure se occorre sviluppare nuove aree di attività magari non necessariamente a beneficio di una singola impresa ma di intere filiere o cluster di imprese integrati tra loro. Il progetto avviato nel 2014 per la definizione della Carta dei Servizi deve essere consolidato ed esteso a tutte le Camere. Contestualmente è opportuno avviare una grande campagna di ascolto fondata sul coinvolgimento delle imprese italiane che hanno già avviato e consolidato il processo di internazionalizzazione e di quelle che intendono farlo per capire quali sono i reali bisogni di servizio attesi. Soltanto gli operatori che operano sui diversi mercati possono fornire input al sistema delle CCIE per capire quale debba essere il posizionamento della gamma dei servizi attesi. Conclusioni La rete delle Camere di Commercio Italiane all’Estero costituisce un asset (know how, relazioni, management) che l’Italia, alla disperata ricerca di strategie a sostegno della crescita della propria economia (ma anche turismo, cultura e ricerca scientifica), non può permettersi di disperdere. Malgrado le iniziative avviate dalle CCIE in questi anni per migliorare la qualità dei processi e dei servizi alle imprese il MISE ha cambiato rotta (dopo gli anni della volontà di chiudere l’ICE) e ha sensibilmente ridotto le risorse destinate alle CCIE concentrando di fatto le risorse pubbliche soltanto sull’ICE. Ricordando che la Legge di stabilità 2015 ha recuperato le risorse straordinarie per l’ICE da residui non impegnati e, nello stesso periodo, depotenzia la rete delle CCIE cosa succederà al sistema della promozione italiana all’Estero quando le risorse saranno esaurite (nel 2016 è già prevista una riduzione del contributo straordinario all’ICE da 150 a 50 milioni di euro)? L’Italia rischia di trovarsi nel momento del bisogno della ripresa economica con un sistema di promozione all’Estero del tutto impoverito. Il sistema di fondi ICE sarà tornato largamente al regime di copertura delle spese ordinarie di gestione (stipendi, affitti, spese generali) e il sistema delle CCIE, uniche a moltiplicare le risorse pubbliche grazie alla leva della vendita di servizi, si troverà del tutto depotenziato. Questa situazione rischia di penalizzare proprio quella parte di economia costituita da PMI e soggetti diversi (Imprese di servizi, Università, Centri di ricerca, Turismo, etc.) che pure è interessata all’internazionalizzazione ma rischia di non trovare spazio nei programmi promozionali dell’ICE. Siamo sicuri che questa politica per la promozione sia svolta nell’interesse dell’intero sistema Italia e non sia troppo appiattita sull’interesse di pochi? In un trend di contributi pubblici in diminuzione le CCIE hanno avviato cambiamenti organizzativi e hanno conseguito buoni risultati di performance (es.: trend dei ricavi) dimostrando capacità di aumentare l’efficienza, all’insegna del loro essere soggetti svolgono facenti funzioni in parte istituzionali (es.: supporto alle sedi diplomatiche) e in parte di erogatori di servizi al mercato. Tuttavia questo sforzo non basta ancora e occorre muovono procedere ulteriormente lungo la rotta del rafforzamento del sistema non solo a livello di singoli nodi (le Camere) ma anche suo insieme. Consolidamento organizzativo, rafforzamento della capacità di servizio e orientamento strategico di Assocamerestero, introduzione di modelli manageriali orientati all’eccellenza, riesame del posizionamento dei servizi sono grandi strategie che il sistema ha il dovere di implementare per migliorare la qualità dei propri servizi alle imprese. Il percorso di miglioramento dell’efficacia ed efficienza avviato dal sistema delle CCIE deve essere accompagnato da un sistema di allocazione delle risorse pubbliche che tenga conto degli sforzi compiuti dalle Camere e dalla loro Associazione nell’interesse plurale di imprese (non solo le grandi), di associazioni, di enti universitari e centri di ricerca (interessati ad esportare know how). Al PD spetta il compito di sostenere il sistema della promozione italiana all’Estero identificando politiche e strategie anche con il coinvolgendo della rete dei Circoli PD nel mondo. (fonte: PD Italiani nel Mondo - Cesare Saccani - Coordinatore PD Asia)