Sulla questione del riconoscimento delle detrazioni per carichi di famiglia a favore dei lavoratori residenti all’estero che producono reddito in Italia, il Governo, in coda alla conversione del decreto legge di proroga dei termini previsti da disposizioni legislative (il cosiddetto Milleproroghe), ha accolto come raccomandazione un ordine del giorno a firma Fedi, Farina, Garavini, La Marca e Porta, con il quale si impegna ad estendere tali benefici anche ai Paesi extra-Europei. Questi lavoratori, infatti, continuano ad essere in una specie di limbo che si traduce di fatto in una vera e propria discriminazione ai loro danni. Essi producono non meno del 75% del loro reddito in Italia e avrebbero diritto alle detrazioni per carichi di famiglia in base ad un elementare principio di parità ed equità tra i contribuenti. Invece dal 2007, in ogni finanziaria o stabilità che dir si voglia, abbiamo dovuto riproporre il caso dell’equiparazione, come se si trattasse di una concessione e non di un diritto.Fortunatamente è intervenuta la legge europea 2013-bis che, a seguito di una contestazione della Corte di giustizia fatta all’Italia per non aver applicato il medesimo regime fiscale, ha equiparato i lavoratori residenti in uno degli Stati membri e nello spazio economico europeo. La disposizione, però, non può essere applicata finché il Ministero dell’Economia e delle finanze non adotti un decreto applicativo, cosa che non è ancora avvenuta. In più, resta aperto il problema dei lavoratori che risiedono in realtà diverse dall’Europa, per i quali non vi è ancora il riconoscimento definitivo. Per loro, in occasione dell’approvazione della legge di stabilità, non vi sono state le condizioni per un esame sereno e proficuo volto a coprire anche il 2015, com’è accaduto per gli otto anni precedenti. La stessa situazione si è determinata nel corso dei lavori sul Milleproroghe, a causa della compressione dei tempi dovuti all’atteggiamento ostruzionistico delle opposizioni e al voto di fiducia, che ha fatto decadere tutti gli emendamenti. Le questioni che abbiamo posto al Governo con il nostro ordine del giorno sono dunque queste due: affrettare l’emanazione del decreto attuativo dell’art. 7 della legge europea 2013-bis, in modo da rendere possibile l’applicazione delle detrazioni per i lavoratori che operano nello spazio europeo; estendere il riconoscimento del diritto con una specifica norma, da inserire in uno dei provvedimenti adatti allo scopo, a coloro che lavorano in realtà extraeuropee. L’accoglimento dell’ordine del giorno come raccomandazione da parte del Governo rappresenta comunque l’assunzione di un impegno, sulla cui realizzazione tuttavia continueremo a vigilare per fare in modo che un elementare diritto non si traduca in un’attesa senza fine o addirittura in una discriminazione. On. Marco Fedi