“Lontani dagli occhi, lontani dal cuore?”. È l’interrogativo che ha fatto da traccia a due iniziative organizzate dai “Democratici italiani in Tunisia” nel corso di due giorni di discussione e ascolto sui problemi dei nostri connazionali in quella parte del Nord Africa, precisamente a Tunisi e Hammamet. Una domanda legittima. Uno psicologo direbbe che essa nasce più da una disattenzione culturale che da una “sindrome da carenza affettiva”. Dall’incapacità del nostro Paese di capire che in fondo tutto sarebbe più semplice e più giusto se si partisse da un’equazione fondamentale: italiani uguali ovunque! Stessi diritti e doveri, fatte salve le eccezioni legate alla residenza o ad altre condizioni oggettive. Anche il regime di reciprocità, che spesso invochiamo nelle relazioni tra gli Stati, non può e non deve circoscrivere l’accesso a tutele e servizi se queste sono legate alla cittadinanza e non sono contraddette da altre condizioni. Una incapacità diffusa che nell’azione di Governo assume la forma della disattenzione al tema centrale della parità di trattamento. Nell’opinione pubblica riusciamo a recuperare una qualche attenzione solo quando partiamo, spinti dalla forza centripeta della ricerca di un lavoro o centrifuga del risparmio e del minor costo della vita. In sostanza, quando torniamo ad emigrare. A Tunisi questi elementi si sommano e sottraggono: ci si iscrive all’AIRE solo se conviene risultare residenti. Giovani italiani cercano oggi, anche in Tunisia, opportunità di lavoro. A ciò si aggiunge una presenza molto articolata e diversificata di imprenditori, operatori economici e finanziari e investitori che costruiscono opportunità di interscambio tra Italia e Tunisia. E in Tunisia risiede una comunità italiana e di oriundi che ha dato lustro al nostro Paese e ha contribuito a costruire la Tunisia di oggi. Queste diverse soggettività, tra loro intrecciate, ci hanno chiesto prima di tutto ascolto. Ci hanno chiesto di affrontare con strumenti nuovi il tema del sostegno al Made in Italy ed alle imprese che si stabiliscono all’estero: un unico punto di raccolta di dati, progetti e proposte ed un fondo di rotazione anche per l’estero. Le nuove realtà presenti in Tunisia ci hanno posto con forza il tema del diritto di accesso ai servizi consolari, decentrati e vicini alla gente. Un sistema di pagamento delle pensioni efficiente, semplificato e meno costoso per i pensionati. Una verifica di esistenza in vita che sia semplice e veloce e non si traduca poi in lunghissime prassi procedurali per ripristinare un pagamento ad un pensionato che risulta in vita! Anche sulla fiscalità relativa alla prima casa ci chiedono cosa devono produrre per dimostrare di essere pensionati, anche quando non sono pensionati in Italia ma solo in Tunisia, per accedere all’esonero IMU sull’abitazione principale posseduta in Italia, incluse le riduzioni su TASI e TARI. I cittadini italiani in Tunisia ci hanno chiesto anche la definitiva soluzione per le detrazioni fiscali per carichi di famiglia, estese solo ai residenti in area euro, ed oggi ancora precluse, dopo otto anni di proroghe, ai residenti in Paesi extra-europei. Un caso evidente di doppio binario e di un trattamento discriminatorio nei confronti di persone che dovrebbero avere eguali diritti e doveri. Ai presenti all’incontro di Tunisi ho ricordato alcune parole di una canzone di Modugno: “La lontananza è un incendio che brucia l’anima”. Si tratta di una immagine che evoca un amore capace di alimentare grandi speranze. Davanti alla ripresa dell’emigrazione, di nuove partenze ed arrivi, l’Italia nel mondo ha sempre più bisogno di integrazione, quindi di passione per i paesi in cui ci si trasferisce, e di attenzione e comprensione da parte del Governo. La stessa attenzione che chiediamo all’opinione pubblica: gli italiani sono e devono poter essere uguali dappertutto. Gli italiani nel mondo, oggi come ieri, siamo noi, i nostri i figli ed oggi anche i nostri nonni. Avere dei COMITES consapevoli, efficienti e presenti sui problemi può essere di grande utilità, per l’Italia che può giovarsi di una rete di proiezione globale e per le nostre comunità, che possono avere uno strumento per evidenziare i problemi aperti e per farsi sentire. E questo è tanto più vero per Tunisi, dove i soggetti che sul campo stanno dimostrando il loro dinamismo e la loro capacità d’iniziativa meritano risposte concrete e sostegno. On. Marco Fedi