intervista de la Repubblica al sottosegretario al Lavoro e alle Politiche Sociali con delega all'Integrazione Franca Biondelli
Dopo la strage terroristica nella redazione di Charlie Hebdo in Francia, anche Roma ha aderito alla Settimana mondiale dell'armonia tra le Fedi istituita dall'ONU nel 2010.
In prima linea ancora una volta l'UNAR, l'Ufficio Antidiscriminazioni Razziali del Dipartimento per le Pari Opportunità, che ha promosso convegni e tavole rotonde sul tema, oltre al concerto "Teofonia: note di fede per un'unica armonia" organizzato dall'Unione induista italiana e dalla Comunità religiosa islamica. "Nell'attuale momento storico - spiega Franca Biondelli, sottosegretario del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali con delega all'Integrazione - è importante che le diverse confessioni religiose esprimano valori di pace e di rispetto per la persona che sono propri di ciascuna fede".
Onorevole Biondelli, abbiamo ancora negli occhi l'orrore per l'uccisione del pilota giordano arso vivo dall'autoproclamatosi Stato islamico, quel Califfato nero che nei suoi comunicati minaccia anche Roma. L'Islam, di conseguenza, viene percepito come una minaccia alla sicurezza nazionale. Cosa ne pensa?
Bisogna distinguere il terrorismo, che va condannato con forza, e l'Islam, che riceve attacchi ingiusti perché paga ogni giorno con la morte di tanti musulmani e soprattutto bambini un prezzo molto alto. Le religioni danno messaggi di pace. Secondo il Corano la persona migliore al mondo è quella che fa stare bene tutti gli uomini. Le frasi usate dai gruppi terroristici sono frutto di un'interpretazione pretestuosa che usa la religione per interessi politici ed economici.
Come contrastare i vari fondamentalismi?
Ogni fondamentalismo rappresenta una patologia. L'alfabetizzazione religiosa e soprattutto il dialogo interreligioso, specie dopo i tragici eventi avvenuti in Francia, è stato indicato dalle voci più autorevoli di tutte le religioni come uno degli strumenti necessari ad evitare una strumentalizzazione della religione e del sentimento religioso degli uomini e delle donne in Europa e in Italia.
In una società secolarizzata come la nostra è ancora importante parlare di religione?
La religione è importante per molte persone. Occorre affermare la necessità di uno stato di diritto, ma è anche necessario riconoscere i valori etici alla base delle religioni se vogliamo dare risposte adeguate alle esigenze di tutti i cittadini.
L'appartenenza religiosa è parte dell'identità personale per cui l'esercizio della libertà religiosa è un diritto umano di cui l'uomo è titolare per natura, così come sancito nell'art. 18 della Dichiarazione Universale. Tutto ciò ha un forte impatto sull'identità sociale e sulla struttura della società.
Qual è il presupposto fondamentale per il dialogo interreligioso?
La disponibilità all'ascolto e soprattutto credere nella possibilità di comprendersi. Non può esserci dialogo se le parti non sono convinte che i problemi e i conflitti possano essere risolti. Il dialogo però necessita di un'adeguata formazione affinché, saldi nella propria identità, si possa crescere nella conoscenza reciproca. Quando ci accostiamo ad una persona che professa con convinzione la propria religione, la sua testimonianza ci interpella sulla nostra kstessa spiritualità.
Il dialogo tra le religioni può favorire l'integrazione delle persone immigrate?
I luoghi di culto, come è stato detto da diversi rappresentanti delle confessioni religiose, sono anche dei luoghi di socializzazione, anche in un'ottica di integrazione degli immigrati. Le confessioni religiose possono infatti essere dei mediatori tra gli immigrati, e tra loro e la comunità italiana.
Lei sostiene l'importanza di una legge sulla libertà religiosa: di cosa si tratta e perché potrebbe essere utile?
Esiste un disegno di legge sulla libertà religiosa che consentirebbe di superare il testo di legge di epoca fascista (legge 24 giugno 1929, n.1159) che regola i rapporti con i culti attraverso le intese sull'esempio del concordato con la Chiesa Cattolica. L'Italia vanta una costituzione garantista che però deve essere ancora pienamente attuata, come nel caso degli articoli articoli 8 e 19 riguardanti la libertà religiosa, e ciò non favorisce forse un'adeguata gestione di un pluralismo religioso ampio e articolato come è quello attuale.
La politica delle contrattazioni bilaterali prosegue con grandi difficoltà.
Occorre pensare a creare una normativa generale sulla libertà religiosa, richiesta trasversalmente a livello politico a partire dagli anni '90 con un susseguirsi di progetti di legge per portare a termine il percorso di riforma dei rapporti tra Stato e confessioni religiose avviato nel 1984. Una legge infatti, creando una base comune per tutte le confessioni religiose, non solo garantirebbe in modo efficace una loro reale parità di condizione giuridica, ma consentirebbe di "attirare l'attenzione delle istituzioni centrali e locali su una serie di norme in materia di diritti individuali e collettivi sanciti a livello internazionale ed europeo che troppo spesso sono disattesi o ignorati".
Siamo al IV incontro del Tavolo interreligioso, che nasce - lo ricordiamo - nel 2012 con il ministro per la Cooperazione internazionale e l'Integrazione Andrea Riccardi. Ci sono stati finora tre incontri e si sono avvicendati intanto ben tre governi. Si può dare continuità al lavoro del tavolo mettendolo al riparo da eventuali cambi di governo?
Con il coinvolgimento del Dipartimento per le Pari Opportunità e dell'UNAR, che sono due istituzioni permanenti all'interno della amministrazione pubblica, abbiamo elaborato una programmazione di incontri. Sarà necessario formalizzare il tavolo interreligioso attraverso la creazione di un gruppo nazionale di lavoro per la definizione di un piano di azione nazionale contro le discriminazioni religiose per la coesione sociale e per l'integrazione, sul modello del Piano nazionale di azione contro il razzismo, la xenofobia e l'intolleranza.
Cosa possono fare i cittadini per favorire una maggiore comprensione tra le fedi di tutti i cittadini nel rispetto anche delle persone non credenti?
Innanzitutto documentarsi ed entrare in maggiore contatto con le diverse religioni presenti nelle loro comunità: visitare una moschea, la sinagoga, il tempio indù, perché l'incontro e la conoscenza sono dei potenti antidoti contro il pregiudizio e la discriminazione. Bisogna coinvolgere i giovani di seconda generazione siano essi musulmani, cristiani, ebrei, o di altre religioni attraverso il sostegno e la promozione di loro progetti e proposte innovative. La concezione di dialogo interreligioso alla quale ci ispiriamo riguarda anche chi non è religioso, come gli atei, gli agnostici e i razionalisti. Dialogo per me significa fiducia negli altri, nel fatto che il confronto tra le persone possa portare non per forza ad una soluzione ma ad una migliore comprensione che consenta di poter gettare le basi per un lavoro comune.
Quando il prossimo incontro?
Ci rivedremo a maggio ad Assisi, dove discuteremo di educazione e istruzione con il supporto dei Frati francescani ed in particolare di Padre Enzo Fortunato. Lo "spirito di Assisi", così come lo chiamava Papa Giovanni Paolo II, significa che non c'è guerra e violenza in nome di Dio e che la violenza in nome di Dio è una bestemmia.( Pasquale Quaranta)