(SA) - Non si può dire che l’elezione di Trump alla Casa Bianca, non abbia rivoluzionato il mondo purtroppo in peggio. Il suo metodo di sostenere “prima gli americani”, ha voluto essere un ritorno al passato, alla politica imperialista dell’America, che ricorda altri tempi, per fortuna consegnati alla storia, come la politica del due blocchi contrapposti.
Ma Tramp, ha voluto segnare la sua presidenza, riportando l’America indietro di parecchi anni e rendendo la politica americana una politica di conquista intesa intanto a smontare quanto di buono fatto dal suo predecessore Obama. Ha ritirato la firma sull’accordo di Parigi inerente all’inquinamento, al clima ed ai cambiamenti climatici. Ha chiesto ripetutamente finanziamenti per innalzare un muro al confine con il Messico, per fermare il flusso di migranti in cerca di miglior fortuna. Ha imposto dazi esosi alla Cina ed anche all’Europa, colpendo l’economia di quei paesi, Ma nello stesso tempo punendo gli americani sia con il prezzo di generi che erano abituati ad utilizzare, sia con le difficoltà che la produzione americana per ritorsione dei dazi, gli altri stati hanno risposto non comprando prodotti americani. Minaccia di applicare aumenti sulla quota di adesione dei singoli stati all’ONU, al fine di ridurre lo sforzo americano sopportato dall’America. Non dichiara guerra alla libera vendita delle armi, per non scontentare l’industria delle armi i cui detentori sono finanziatori della sua campagna elettorale, ma anche portatori di voti. Minaccia di dichiarare guerra all’Iran che secondo lui sta manovrando per portare avanti una sua difesa nucleare, conseguenza del fatto che lui è voluto uscire dall’accordo sul nucleare al quale la presidenza Obama aveva aderito. Non si riesce a capire che fine farà il rapporto tra l’America e la Corea del Nord che continua a portare avanti i suoi esperimenti nucleari. Fomenta disordini in America Latina, riconoscendo subito presidenti auto proclamatisi come quella della Bolivia o quello del Venezuela, introducendosi con nonchalance nella politica interna di stati sovrani cercando di sovvertire l’ordine democratico a volte conquistato al prezzo di grandi sacrifici anche di vite umane. Partecipa alla guerra in Siria contro l’ISIS, salvo poi a ritirare le truppe lasciando campo libero alla Turchia il cui obiettivo è sempre stato quello di distruggere i Curdi che Erdogan definisce terroristi per giustificare il suo inqualificabile intervento militare contro un popolo che si è battuto contro l’ISIS e che è riuscito a liberare la Siria dal terrorismo. Un bell’esempio di democrazia, che sta portando a grandi possi l’America verso un nuovo capitalismo peggiore di quello che ha avuto in passato. Gli americani, i giovani, gli ispanici, gli afro americani, invano protestano contro questa politica che vuole riportare l’America ad usare la propria forza, sia militare che economica per ripristinare quel ruolo di regolatore del mondo e della politica dei vari stati, in sostituzione di quando era il gendarme del mondo. Quella di oggi, non è più la culla della democrazia come veniva definita una volta, ma si vuole avviare a grandi passi verso un’autarchia che alla fine risulterà dannosa sia per la stessa America che per il resto del mondo. A questa politica dissennata, oltre all’opposizione interna, manca dei contrappesi che una volta erano costituiti dal così detto Patto di Varsavia. Né la Russia né l’Europa riescono a portare avanti una politica unitaria capace di contrapporsi a questo nuovo strapotere di un uomo non affidabile, che mentre visita l’Italia definendola amica dell’America, al suo rientro mette i dazi su tanti prodotti italiani dell’agroalimentare, colpendo i produttori italiani, ma anche gli americani che per acquista questi prodotti sono costretti a pagare parecchi dollari in più. In questo modo, il presidente americano riesco solo a soddisfare la sua mania di grandezza, cercando di condizionare tutto il mondo, mentre le tante proteste interne portate avanti dai giovani, restano inascoltate come lo è stato l’appello di Greta, che si sta battendo assieme a tanti suoi coetanei in difesa del clima e contro il cambiamento climatico che provoca tanti disastri come quello che oggi colpisce Venezia. Prima che il mondo impazzisca del tutto, un cambiamento della politica americana alle prossime elezioni sarebbe auspicabile. Salvatore Augello