(SA) - La Sicilia, come è a tutti noto, è una terra dove si sono susseguite dominazioni di vario tipo: da quella dei vandali a quella degli ostrogoti, da quella cartaginese a quella Bizantina, da quella romana a quella araba, da quella greca a quella spagnola da quella normanna, a quella francese, per nominare solo le più importanti.
Ognuna di queste dominazioni ha lasciato segni importanti del proprio passaggio, come quella araba ad esempio che ha lasciato veri e propri gioielli monumentali, città intere che non finiscono ancora oggi di rivelarci pezzi di questa nostra storia. Lo stesso dicasi per la dominazione romana, che pur utilizzando la Sicilia come terra da cui produrre il grano (il granaio dell’impero), non lesinò certo la costruzione di teatri ed altre opere di grande valore. Le più estese e le più significative furono senza dubbio la dominazione spagnola dei Borboni, quella araba e quella greca, che hanno disseminato la terra di Scilla di monumenti e di splendide costruzioni che oggi sono il richiamo di continui flussi turistici. La dominazione normanne, diede alla Sicilia l’immagine di una terra elevata a dignità di nazione, dove Federico II cercò di rilanciare la cultura in tutte le sue varianti, fino ad arrivare ad imporre il dialetto siciliano come lingua nazionale, primato tolto alla scuola siciliana dalla Toscana che si impose a livello nazionale per via dei grandi talenti che nacquero ed operarono in quella parte dell’Italia. Talenti come Dante, Petrarca, Boccaccio, Macchiavelli, per citare solo i più noti, pur attingendo nel dialetto siciliano roscaneggiandolo, imposero, il dialetto toscano quale lingua dalla quale genera quella italiana. Ma torniamo alla Sicilia. Quella che in questa serie di scritti vogliamo diffondere e fare conoscere, è una Sicilia in tutte le sue sfaccettature, da quella politica a quella economica, da quella paesaggistica a quella storica. Fatta questa breve premessa, nello scritto di oggi, vogliamo cominciare a parlare della nascita e della “scomparsa” delle province. La provincia esisteva già al tempo del regno delle due Sicilie, suddivisione geografica che venne sposata anche dai Savoia subito dopo l’unificazione dell’Italia. D’altro canto anche la Savoia era divisa in province. La storia delle province è abbastanza articolata e spesso controversa. Quale ente territoriale periferico, la provincia ha subito parecchie variazioni, aumentando di numero in maniera abnorme passando da 59 al momento dell’unificazione del regno d’Italia nel 1861, a 91 al momento del passaggio dal Regno d’Italia alla Repubblica Italiana. Per circa un ventennio, il numero delle province rimase immutato. Nel 1968 si aggiunge la provincia di Pordenone, nel 1970 nasce la provincia di Isernia e nel 1974 si aggiunge la provincia di Orestano. Bisogna attendere fino al 1992 sotto il governo Ciampi per vedere la nascita di altre otto province.Nel 2001, la regione Sardegna istituisce sul suo territorio 4 nuove province, nel 2004 sotto il Governo Belusconi, vengono create altre 3 province portando il numero delle province a 109 ed aggiungendo la regione Valle D’Aosta che integra anche la funzione di provincia portando così il numero definitivo a 110, quasi il doppio dall’unione d’Italia ad oggi. La Sicilia, che all’origine aveva 7 province, nel 1927 un regio decreto ne aggiunge altre due: Ragusa con 12 comuni ed Enna con 20 comuni. E’ di questa Sicilia e delle sue nove province che in questa rubrica vogliamo parlare, presentando una Sicilia a volte inedita unitamente a quella più conosciuta, che dovremmo meglio conoscere per poterla amare al punto giusto, per apprezzarla e per capire per quale motivo gli altri, gli stranieri che spesso della Sicilia conoscono più di noi, la apprezzano anche più di noi stessi, per la sua bellezza, per le storie che sul suolo siciliano si sono intrecciate negli anni, per i monumenti che di queste storie sono ammirevoli testimonianze da valorizzare e salvaguardare per le generazioni future. Questa è la Sicilia che vi presenteremo im un tour virtuale che seguiremo ogni lunedì in questa rubrica. (Salvatore Augello)