LA VOCE DI NEW YORK: NERI DISCRIMINATI COME IMMIGRATI ITALIANI, MA E’ UN’ALTRA STORIA
New York – “Non è un mistero che, anche tra la comunità italo-americana, le condizioni di disagio dei neri d'America
vengano spesso attribuite a dei loro specifici difetti morali: la loro pigrizia endemica, il parassitismo che li spinge ad approfittare dei sussidi sociali piuttosto che a lavorare; la propensione alla criminalità. Paradossalmente, questi sono esattamente gli stessi vizi che hanno definito i pregiudizi nei confronti dei nostri meridionali ovvero il nucleo dell'immigrazione italiana negli Usa”. Ma, come scrive Marcello Cristo sulle pagine del giornale online “La Voce di New York”, punto di riferimento per la comunità italiana che vive nella Grande Mela, non è possibile paragonare l’esperienza storica dell’immigrazione italiana, con tutti i suoi drammi e le sue difficoltà, a quella dell’esodo forzato e alla riduzione in schiavitù dei neri d’America. “Molto presente sui social media, questa tendenza a fare equivalenze che non stanno né in cielo né in terra, è un tentativo di enfatizzare le proprie sventure per sminuire quelle altrui - sottolinea l’autore - un modo per dire ‘Anche noi immigrati italiani abbiamo sofferto terribili discriminazioni e pregiudizi ma li abbiamo superati. Perché voi no?’. Porre una domanda in questi termini sottintende un’allusione implicita che è questa: ‘Se noi ce l’abbiamo fatta e voi no vuol dire che il problema siete voi’. In altre parole, è un atto di accusa genetico, un’attribuzione di colpa che afferma: i problemi dei neri sono da attribuire al fatto che sono neri. In altre parole, la definizione stessa di razzismo”. “Attribuire interamente il disadattamento sociale a presunti difetti morali come tendono a fare le culture di destra - conclude l’autore - significa implicitamente negare anche qualsiasi possibilità di redenzione futura e questo, a sua volta, rappresenta la negazione dell’idea stessa del sogno americano”. (NoveColonneATG)
"1970-2020: GLI ITALIANI DI LIBIA E IL FUTURO DEL PAESE" IN UN INCONTRO ORGANIZZATO DA AIRL E CORRIERE DELLA SERA
ROMA - "Siamo arrivati alla data fatidica: mezzo secolo fa il decreto di confisca del 21 luglio 1970 avrebbe cambiato per sempre la nostra vita". Con queste parole la presidente dell’AIRL, Giovanna Ortu, annuncia il convegno "1970-2020: gli italiani di Libia e il futuro del Paese", che si terrà martedì prossimo, 21 luglio appunto, alle ore 18, in streaming. L’evento, organizzato dall’AIRL in collaborazione con la Fondazione Corriere della Sera, sarà trasmesso sul sito Internet e sulla pagina Facebook del giornale e della fondazione stessa. Introdurrà i lavori il messaggio del ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Luigi Di Maio; seguirà poi il dibattito con Lorenzo Cremonesi del Corriere della Sera, Giovanna Ortu dell’Associazione Italiani Rimpatriati dalla Libia, Arturo Varvelli dello European Council on Foreign Relations e Franco Venturini del Corriere della Sera. 50 anni fa, Gheddafi, da poco salito al potere con un colpo di Stato, in pochi mesi adottò una serie di misure restrittive nei confronti della collettività italiana, fino al decreto di confisca del 21 luglio 1970 emanato per “restituire al popolo libico le ricchezze dei suoi figli e dei suoi avi usurpate dagli oppressori”. Gli italiani privati di ogni loro bene, compresi i contributi assistenziali versati all’INPS e da questo trasferiti in base all’accordo all’istituto libico corrispondente, furono sottoposti ad inutili vessazioni e costretti a lasciare il Paese entro il 15 ottobre dello stesso anno. I rimpatriati dalla Libia hanno dovuto attendere sino al 2009 per vedere riconosciuto un seppur simbolico indennizzo di 150 milioni di euro, che non ha coperto nemmeno il valore nominale delle perdite al 1970. La conferenza di martedì intende ricordare la loro esperienza in rapporto alla tragica situazione della Libia di oggi, grazie all’analisi e al contributo di storici e giornalisti. (aise)
EUNEWS: ENTRO 80 ANNI IN UE CI SARANNO PIU’ PENSIONATI CHE LAVORATORI, L’ITALIA AI MASSIMI
Bruxelles – Il sistema europeo non reggerà, e quello italiano, in prospettiva, sarà sempre più insostenibile. Come rende noto il quotidiano online “Eunews”, prima testata italiana con redazione centrale a Bruxelles, le proiezioni Eurostat sulle fasce di popolazione mostrano un invecchiamento significativo, con il conseguente problema del sistema previdenziale: ci saranno sempre più pensioni da pagare, e sempre meno persone che verseranno soldi per permetterne il pagamento. Guardando al rapporto di dipendenza della vecchiaia, definito come il rapporto tra il numero di persone anziane (dai 65 anni in su) rispetto al numero di persone in età lavorativa (15-64 anni), l’Istituto di statistica europeo rileva che questo indice dovrebbe essere del 57% nel 2100, vale a dire quasi il doppio di quello del 2019 (31%). Se lo squilibrio sarà forte a livello Ue, in Italia si preannuncia prossimo al collasso. Il tasso tricolore è atteso al 62,4%, secondo solo a quello della Polonia (64,5%). In pratica, per ogni persona in età lavorativa ci saranno due pensioni da pagare. Si renderanno necessarie riforme e nuove politiche, più che pensionistiche a livello di sostegno alle famiglie e misure che favoriscano il rientro dei giovani. In Italia il sistema Paese è ancora al momento in grado di sostenersi. Alla fine del 2020 la dipendenza della vecchiaia è del 36,2%, ma nel giro di due decenni entrerà in sofferenza (56,5% nel 2040). Eurostat sottolinea la natura non certa delle stime, ma si tratta comunque di un campanello d’allarme. (NoveColonneATG)
INAS CISL A BERGAMO “PER NON DIMENTICARE”
ROMA - Il patronato Inas e Cisl terrà a Colli di San Fermo, Bergamo, il prossimo 22 luglio, l’evento dal titolo “Per non dimenticare”, volto a ricordare le vittime Covid-19. L’evento si aprirà con la celebrazione della santa messa da parte del vescovo di Vigevano, Mons. Maurizio Gervasoni, per commemorare le vittime del Covid-19. Seguirà un momento di confronto per riflettere sull’accaduto e sul futuro. Oltre al presidente del patronato, Gigi Petteni, interverranno – tra gli altri – il segretario generale aggiunto della Cisl, Luigi Sbarra, il presidente dell’Inps Pasquale Tridico e il presidente dell’Inail Franco Bettoni. È inoltre prevista la testimonianza del direttore de “L’Eco di Bergamo”, Alberto Ceresoli. “Commemoreremo le vittime della pandemia in tutto il mondo - racconta Petteni -, perché la nostra presenza all’estero ci fa vivere e condividere il dramma dell’emergenza in Lombardia come a San Paolo del Brasile o a Melbourne. Renderemo omaggio all’impegno di ascolto, empatia e solidarietà che il nostro istituto ha continuato a garantire anche nei momenti più difficili dell’emergenza sanitaria. Un impegno di prossimità e umanità che vogliamo mantenere e rafforzare dopo questa esperienza epocale, che vogliamo far conoscere e riconoscere, perché le persone che hanno continuato a trovarci dall’altro capo del telefono o del pc hanno compreso che il nostro ruolo di costruttori di coesione sociale, di generatori di prossimità all’interno delle comunità è sempre e ancora fondamentale, e altrettanto lo sarà in futuro. Racconteremo tutto questo, mercoledì prossimo: i momenti difficili vissuti al fianco delle persone e la voglia di continuare a non lasciarle sole”. (aise)
SICILIA: CGIL, NEI PRIMI SEI MESI DELL’ANNO 80 MILA CONTRATTI DI LAVORO IN MENO E + 200 MILA PERSONE IN POVERTÀ ASSOLUTA. MANNINO : “URGENTI MISURE DI RILANCIO E ACCELERAZIONE SPESA”
https://www.cgilsicilia.it/wp-content/uploads/2020/07/direttivo8.jpgPalermo, 10 lug- Nei primi sei mesi del 2020 in Sicilia si sono registrati 80 mila contratti di lavoro in meno. Quelli a tempo determinato si sono ridotti nella durata in media del 25%. Conseguenze della pandemia che “hanno aggravato una situazione già difficile, con l’ingresso di altre 200 mila persone nell’area della povertà assoluta”. E’ anche aumentata la precarietà, con più lavoro nero e sottosalario. Lo ha detto il segretario generale della Cgil Sicilia, Alfio Mannino, aprendo oggi, in videoconferenza, l’assemblea generale del sindacato”. “A fronte di questa situazione- ha aggiunto Mannino- nessuna delle misure della Finanziaria regionale sono state finora attuate e 1, 3 miliardi di stanziamenti sono fermi. Anche le misure nazionali – ha specificato- se escludiamo la cassa integrazione non hanno prodotto finora risultati. Siamo in particolare preoccupati per settori come la scuola e la sanità che in Sicilia scontano evidenti fragilità”. Sul governo regionale il segretario della Cgil ha detto : “Entro maggio si doveva aprire il confronto su un piano di sviluppo e per il lavoro, anche a seguito della presentazione del nostro Piano del lavoro, ma questo non è accaduto e l’esecutivo è latitante anche per quanto riguarda la crisi che sta investendo il settore industriale con il rischio concreto di una vera e propria deindustrializzazione”. Per quanto riguarda l’azione del governo nazionale, il segretario della Cgil ha rilevato che “piuttosto che misure come quella sulla semplificazione amministrativa che produrrà una deregulation senza effettive ricadute si doveva muovere con misure di rilancio e accelerazione della spesa. Il fatto che il governo regionale si sia mosso in anticipo rispetto al governo nazionale- ha aggiunto- rischia peraltro di creare sovrapposizione di norme e in definitiva paralisi”. “E’ necessario intervenire subito sulle fragilità della nostra regione- ha rimarcato Mannino- e in tal senso chiediamo anche che si apra subito un tavolo al Mise sulla situazione dell’industria”. Così come “è necessario – ha sottolineato Mannino- attivare subito tutti gli strumenti necessari per assicurare la legalità nel mercato del lavoro”. La Cgil chiede l’istituzione di un osservatorio sul mercato irregolare e la riforma del mercato del lavoro per l’incrocio trasparente tra domanda e offerta di lavoro. In proposito la Cgil ha di recente lanciato la campagna “Isola senza catene”, per sensibilizzare le istituzioni e l’opinione pubblica sul problema dello sfruttamento del lavoro che riguarda tutti i settori, a partire da agricoltura, edilizia e servizi. 2020 dac (USEF)