* (SA) - Non è certo un mistero per nessuno, che l’Iran sta dando una mano alla Russia di Putin nell’aggressione dell’Ucraina, fornendo armi e tecnologia militare moderna: vedi i droni. Per cui, questo improvviso riaccendersi del conflitto istraelo palestinese la prima domanda che pone e il vecchio motto latino “cui prodest?” ( a chi giova?).

Non certo alla Palestina alla continua ricerca di un processo di pace che le permetta di essere riconosciuta dagli stati e di avere una patria propria ed un territorio sicuro e ben delimitato. Non certo ad Istraele alle prese con una difficile situazione di stabilità interna. Si potrebbe ipotizzare che serva a Netaniau per distrarre l’attenzione dai guai giudiziari che lo riguardano, ma siamo propensi a pensare che non sia così, considerando che è la nazione aggredita. Certo resta in piedi tutto l’annoso conflitto che vede Istraele occupare territori non suoi ma sottratti alla Palestina per insediare i propri coloni, negando alla Palestina il diritto di avere una patria sicura. Altri però sono gli interrogativi che salgono alla mente di un attento osservatore specialmente considerando quanto sia coinvolto l’Iran nella guerra d’Ucraina: “e se la guerra scoppiata in Medio Oriente facesse parte di un disegno strategico spregiudicato e più complessivo?” E’ indubbio il fatto, che la necessità americana di difendere l’allegato israeliano, porta inevitabilmente Biden a dovere sostenere Israele investendo miliardi sulle armi necessarie. Questo porterebbe primo o poi a diminuire gli aiuti all’Ucraina, magari rivedendo il programma di invio di nuove armi e mezzi per potere andare in soccorso ad Israele. Questo intanto spiegherebbe la discesa al fianco di Hamas dell’ISIS, degli hezbollah del Libano, ed altre fazione estremiste. Ma la guerra in Medio Oriente potrebbe essere valido strumento di pressione per fiaccare le già problematiche economie degli stati europei schierati contro l’aggressione di Mosca. E’ bastato che cominciassero a piovere i primi razzi su Israele, perché il petrolio subisse un aumento del 4% ed il gas del 15% e questa non è una risalita destinata a fermarsi. La guerra rimette in discussione qualsiasi tentativo di pace tra Israele e Palestina, considerando che certamente Hamas tutto può rappresentare tranne che la Palestina. Visto lo sviluppo che può avere il nuovo fronte, con Netaniau orientato a sferrare un attacco da terra per distruggere una volta per sempre Hamas ed il suo radicalismo, è legittima la preoccupazione del mondo il tutto nella più grande incuranza del fatto che nella striscia di Gaza vi abita una popolazione di civili, donne, bambini, anziani indifesi, che stanno già facendo il conto con il taglio di gas, luce, acqua, viveri, medicinali e tanto altro. Anche l’altra che si è assunta la responsabilità di lanciare il primo assalto non ha meno responsabilità per la morte di tanti innocenti e di tanti bambini che senza colpa alcuna vengono uccisi senza pietà. Ridurre ad un ammasso di macerie la striscia di Gaza, non colpisce certo Hamas e meno che mai risolve la questione palestinese. Semmai metterebbe il mondo difronte ad un massacro senza pari, dove vengono violati diritti inalienabili quali il diritto alla vita. Così come, se è legittimo per Israele reagine e difendersi da un attacco assurdo, assurda resta pure la condotta di Netaiau che occupa continuamente pezzi di terra del mai riconosciuto stato della Palestina, che non è certo rappresentato da Hamas, utile strumento in mano all’Iran ed al radicalismo islamico, oggi funzionale alla politica di Putin che lo usa come arma in una guerra assurda e che da sempre mina un dignitoso processo di pace e di pacifica convivenza fra due popoli contigui. Tacciano le armi! Questo è l’appello che l’USEF ed il Coordinamento delle Associazioni Regionali Siciliane dell’Emigrazione (CARSE) fanno a chi ha il potere di fermare questa carneficina inutile e di portare avanti quel processo di pace tanto caro al popolo palestinese che ha anche esso tutto il diritto di esistere e di avere un suo territorio che non sia sempre soggetto alle scorrerie di Israele. Tacciano le armi e la smettano da una parte e dall’altra di uccidere persone che vorrebbero vivere in pace senza che Hamas porti avanti la sua guerra personale e Netaiau cerchi di mascherare le difficoltà politiche che ha all’interno del suo paese compattando le forze politiche interne attorno ad una guerra che non può che aumentare una situazione di crisi e di incertezza che investe il mondo intero.

Salvatore Augello 11 ottobre 2023

°foto presa da internet