I 50 ANNI DELL’AISE PER L’INFORMAZIONE DEGLI ITALIANI ALL’ESTERO

ROMA - Il 27 gennaio 1975 usciva il primo numero dell’AISE, Agenzia Internazionale Stampa Estero, che oggi entra nel suo 50° anno di edizione ininterrotta per informare gli italiani all’estero. Cinquanta anni sono un traguardo significativo, lo è ancora di più quando i numeri lo certificano.

Sono numeri, peraltro, ottenuti in un momento in cui l’editoria vive, come settore, un momento particolare, caratterizzato dalla crisi del cartaceo, dalla rivoluzione digitale, dall’evoluzione della professione giornalistica, dall’incombenza dell’Intelligenza Artificiale. Un mare agitato in cui la navicella Aise, anche grazie al pluridecennale rapporto con la Farnesina, sostenuta dalla gratifica dei suoi lettori, mossi soprattutto da esigenze professionali, e dal lavoro di decine e decine di giornalisti e collaboratori che vi hanno lavorato negli anni, ha navigato per mezzo secolo attraverso inevitabili momenti di burrasca e sospirate boline. Vediamoli, allora, questi numeri. Innanzitutto il sito, www.aise.it, che l’agenzia ha affiancato all’edizione cartacea, ha superato proprio nei giorni scorsi i 10 milioni (10.031.965) di visitatori unici complessivi; 18 milioni e 500mila sono stati gli articoli letti complessivamente; la media annuale è di circa 1 milione di visitatori e di 1,5 milioni di articoli letti, con una media di 3 mila visitatori al giorno. Sui social, che sono diventati il canale privilegiato della comunicazione, l’Aise ha propri account su Facebook (13mila follower), su X (ex Twitter – 13.250 follower ed una media di 950mila visualizzazioni al mese), Instagram e Linkedin. Il sito Aise, infine, viene visitato da oltre 100 paesi esteri. Cosa c’è nel futuro? Soprattutto l’impegno di un gruppo redazionale coeso, con una solida esperienza nella comunicazione per gli italiani all’estero, settorialmente ben assortito, e l’impegno di una proprietà per assicurare un’informazione chiara, rapida e affidabile. Grazie a chi ci ha seguito fin qui. (aise 27/01/2024 09)

GIORNATA DELLA MEMORIA: DAVANTI ALL’AGENZIA UNHCR DI ROMA 50 PIETRE D’INCIAMPO CON I NOMI DI VITTIME PALESTINESI

L’azione artistica Come Pietra viva: “ È necessario ricordare ciò che è accaduto ieri, quanto è doveroso agire e mobilitarsi per ciò che accade oggi.” Nella Giornata della Memoria ricordiamo l’Olocausto, affinché quello che è successo alla popolazione ebraica non accada più. Allora successe nell’indifferenza, come in Bosnia, Rwanda, Sudan, Congo e come oggi in Palestina. È necessario ricordare ciò che è accaduto ieri, quanto è doveroso agire e mobilitarsi per ciò che accade oggi. È questo il senso dell’installazione artistica “Come pietra viva” apparsa stamane in via Leopardi, di fronte alla sede dell’agenzia Onu per i rifugiati (UNHCR) di Roma. Cinquanta pietre d’inciampo, simili a quelle installate in Europa in prossimità delle abitazioni delle vittime del nazifascismo, ci ricordano il genocidio in corso in Palestina, perpetrato da Israele con la complicità dei Paesi occidentali. Gli stessi che domani commemoreranno la Giornata della Memoria. Le pietre d’inciampo riportano alcuni dei nomi delle oltre 25mila vittime di Gaza. Un elenco infinito in una guerra “senza rifugiati”. La Striscia, infatti, è una prigione a cielo aperto, che vive ogni giorno sotto le bombe di Israele. Colma di persone nate già profughe, che non hanno la possibilità di scappare né di difendersi. FONTE: https://www.pressenza.com/it/2024/01/giornata-della-memoria-davanti-allagenzia-unhcr-di-roma-50-pietre-dinciampo-con-i-nomi-di-vittime-palestinesi/

ITALIANI.ITALIANI ALL'ESTERO - EUROPA /GIORNO MEMORIA - PRES. COMMISSIONE VON DER LEYEN:"MAI PIU' E' ORA"

Il 27 gennaio segna la Giornata internazionale della memoria dell'Olocausto e il 79° anniversario della liberazione del campo di concentramento nazista di Auschwitz-Birkenau. In vista della Giornata internazionale della memoria dell'Olocausto, il presidente von der Leyen ha detto: “Dopo gli spregevoli attacchi terroristici di Hamas contro Israele il 7 ottobre 2023, ricordare l'Olocausto ha assunto un nuovo significato. Gli ebrei europei vivono di nuovo nella paura: nessun genitore dovrebbe avere paura di mandare i propri figli a scuola. Gli ebrei sono vittime di bullismo, molestati e attaccati per strada, a scuola e all'università. Le sinagoghe sono state vandalizzate. I cimiteri ebrei sono stati profanati. Il picco senza precedenti di atti antisemiti che abbiamo visto in tutta Europa ci ricorda il periodo più buio della nostra storia. Ciò che è diverso ora, tuttavia, è che stiamo tutti con le comunità ebraiche. Non c'è posto per l'odio antisemita, soprattutto qui in Europa. E non c'è giustificazione per l'antisemitismo. Tre generazioni dopo la Shoah, dobbiamo garantire che la vita ebraica continui a prosperare in pubblico. Non possiamo accettare che gli ebrei nascondano la loro identità. Promuovere la vita ebraica è al centro della nostra strategia dell'UE per combattere l'antisemitismo. Mentre celebriamo quest'anno il 79° anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, ricorderemo i 6 milioni di donne, uomini e bambini ebrei, e tutte le altre vittime, tra cui centinaia di migliaia di rom, uccisi durante l'Olocausto. Mentre gli ultimi sopravvissuti all'Olocausto stanno morendo, dobbiamo trovare nuove forme di ricordo e implementare nuovi metodi di insegnamento, usando le ultime tracce del passato. Per fare questo, stiamo sviluppando una "rete di luoghi in cui è accaduto l'Olocausto", un'azione di punta della strategia dell'UE sulla lotta all'antisemitismo. I luoghi della memoria devono essere salvaguardati e servono a scopi educativi e di memoria. Dobbiamo ricordare come tutto è iniziato: l'antisemitismo e l'odio hanno portato alla Shoah. È nostro dovere, come europei, costruire un'Unione europea libera dall'antisemitismo e da qualsiasi forma di razzismo e discriminazione. Se l'Europa fallisce gli ebrei, l'Europa avrà deluso tutti noi. Mai più è ora!” (26/01/2024-ITL/ITNET)

IL PASSAGGIO PER LA SALVEZZA

Al confine con la Svizzera, un parroco e il “suo” paese nel 1943 fanno espatriare migliaia di fuggiaschi. Il racconto di Paola Mengodi, figlia del giornalista Aldo, memoria storica di quegli avvenimenti Patrizia Pallara - 27/01/24 - A Voldomino, oggi Luino, in provincia di Varese, Don Piero Folli e il “suo” paese si mobilitano nel 1943 per far attraversare il confine con la Svizzera a ebrei e perseguitati dal regime fascista. La casa del parroco, la sacrestia, l'oratorio, l’asilo sono letteralmente invasi da centinaia di persone che vengono accolte, ospitate, rifocillate, aiutate a espatriare. Una fiumana di fuggiaschi, il cui numero preciso è ignoto perché il libretto con i nomi delle persone, dei passaggi e dei collaboratori è andato perduto, si mette in salvo grazie all’aiuto di contrabbandieri e di persone comuni, che usano stratagemmi per attraversare i boschi e i valichi in mezzo alle montagne. Il ricordo di questi avvenimenti nella testimonianza di Paola Mongodi, figlia del giornalista Aldo, allevato da Don Folli e poi memoria storica di quegli avvenimenti. (FONTE: Collettivva)

L’OCSE ALL’ITALIA: NECESSARIO RIDURRE LA SPESA PER LE PENSIONI PIU' ALTE

Roma - "È necessario riformare il sistema pensionistico, in particolare al fine di ridurre la pressione sulla spesa derivante dalle pensioni elevate". È uno dei passaggi chiave del rapporto sul nostro paese pubblicato il 22 gennaio dall'Ocse, in cui si sottolinea che "l’attività economica dell’Italia ha superato bene le crisi recenti; tuttavia, sta ora rallentando in un contesto di irrigidimento delle condizioni finanziarie. Al fine di garantire una crescita solida e sostenibile nel lungo periodo, l’Italia dovrebbe attuare politiche concentrate sul potenziamento del contesto imprenditoriale e della concorrenza, sul consolidamento delle finanze pubbliche e sulla promozione della transizione verde". Lo Studio economico dell’Ocse 2023 sull’Italia stima una crescita economica pari, rispettivamente, allo 0,7% per quest’anno, dopo lo 0,7% registrato nel 2023 e l’1,2% previsto per il 2025. L'inflazione complessiva dovrebbe diminuire gradualmente dal 5,9% del 2023 al 2,6% nel 2024 e al 2,3% nel 2025, in linea con l'inflazione di fondo che dovrebbe raggiungere il 2,5% nel 2025. Gli investimenti pubblici hanno iniziato a risalire e si prevede che continueranno a sostenere l’economia nel corso dei prossimi anni. Il debito pubblico dell’Italia, pari a circa il 140% del suo Pil, è il terzo più elevato dell'Ocse. La spesa pubblica derivante dai costi legati all'invecchiamento della popolazione e al servizio del debito in percentuale del Pil dovrebbe aumentare di circa 4,5 punti percentuali nel periodo compreso tra il 2023 e il 2040. Secondo l'organizzazione con sede a Parigi "è necessario attuare riforme fiscali e della spesa per contribuire a portare il debito su un percorso più prudente. Al fine di ridurre il debito pubblico in maniera durevole, a partire dal 2025, la priorità assoluta per la politica fiscale italiana consiste nell’assicurare il risanamento dei conti pubblici portando avanti tale attività per svariati anni. È necessario, inoltre, contenere l’aumento della spesa salvaguardando al contempo gli investimenti pubblici al fine di ridurre al minimo gli effetti collaterali negativi sulla crescita". (NoveColonneATG)