CONTO ALLA ROVESCIA PER LE PROVINCE ENTRO IL 25 OTTOBRE LA NUOVA MAPPA Entro il 25 ottobre le Regioni dovranno inviare a Roma la mappa che ridisegna la composizione territoriale delle province, come previsto nel decreto del governo. Questo compito viene espletato con grande riluttanza nelle Regioni in cui i tagli sono molto pesanti, dovendo prevedere accorpamenti e cancellazioni.

La Regione siciliana, a statuto speciale, dovrà provvedere entro dicembre. Potrebbe ance resistere, aggrappandosi alle norme statutarie ma subirebbe sicuramente delle “ritorsioni” di natura economica molto svantaggiose. Spetterà comunque alla prossima legislatura del parlamento regionale occuparsi della questione che, assai probabilmente, avrà un posto di prima fila nell’agenda politica dell’Assemblea regionale siciliana. Nell’Isola sono quattro le province che non rispettano i parametri di permanenza (350 mila abitanti, 2500 chilometri quadrati) e cioè: Ragusa, Caltanissetta, Trapani, Enna. Alcune Regioni si sono rifiutate di “ridisegnare” la mappa delle province, come il Lazio e la Toscana, ed altre sono fortemente penalizzate, come il Piemonte e la Lombardia. In queste ore sono in corso tentativi di salvataggio un poco ovunque, da Rovigo a Sondrio, a Benevento, Mantova e Monza. Ci sono, comunque, casi eclatanti, come l’accorpamento di Pisa e Livorno, tradizionalmente “antipatizzanti”. La Romagna potrebbe restare con la sola Ravenna, la Toscana con Firenze e la Sardegna con Cagliari. In Umbria e Molise la provincia coinciderebbe con la Regione. Nonostante i casi particolari e la resistenza dell’Unione Province Italiane, il percorso della revisione della spesa e del taglio dei costi ha avuto il sopravvento su ogni altra considerazione: bisogna risparmiare e sfoltire gli apparati dei partiti. Alcune amministrazioni provinciali si sono rivolte ai rispettivi tribunali amministrativi con delle impugnative, altre hanno scelto strade politiche, puntando su ripescaggi o organizzando manifestazioni di protesta (in alcuni casi, le dimissioni degli amministratori provinciali). Ma c’è anche chi si sta attrezzando per una lunga battaglia costituzionale, richiamando l’art. 133 della Carta.