MAFIA: GRASSO ALL'ALBERO FALCONE, RIPARTIAMO DA QUI PER RISCATTO ITALIA "Sotto l'albero Falcone, lo scirocco che ha rallentato il nostro viaggio verso Palermo si è trasformato in una brezza; le foglie vibrano come se volessero segnalare la presenza di tutti i caduti. Che forza sarebbe Palermo, l'Italia, se tutti loro fossero vivi!". Lo scrive il presidente del Senato Pietro Grasso sul suo profilo Facebook, che si è recato all'albero dedicato a Govanni Falcone. "Guardo -scrive- le migliaia di persone raccolte attorno a quest'albero. Giovanni, Paolo, Francesca, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonino Montinaro, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina e tutti gli uomini che hanno sacrificato la loro vita per combattere la mafia sarebbero fieri: non di essere celebrati ma della vostra energia, della vostra voglia di riscatto". "Ripartiamo -esorta il presidente del Senato- da qui, lasciamoci alle spalle dubbi e perplessità, indifferenza e rassegnazione, facciamo riemergere il coraggio e l'indignazione, la voglia di giustizia e la dignità di questo popolo!".
 
CONCERTO DI BENEFICENZA A MONACO MONACO -
 
L'11 dicembre a partire dalle 18 avrà luogo presso la sala concerti della EineWeltHaus di Monaco, un evento musicale nel corso del quale si esibirà la LSI Band, un gruppo Rock-Pop di Monaco che fa cover di musica italiana. La serata sarà aperta da un trio italiano, i semiAcustika che suoneranno grandi successi di musica leggera italiana Il ricavato delle donazioni raccolte in serata verrà devoluto al progetto Multimedia della scuola bilingue Italo-tedesca Leonardo Da Vinci. (aise)
 
ANDARSENE SOGNANDO: DOMANI A ROMA LA PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI EUGENIO MARINO
 
ROMA - Uscito in libreria pochi giorni fa, il libro di Eugenio Marino "Andarsene sognando. L’emigrazione nella canzone italiana", una ricostruzione storica dell’Italia degli ultimi 150 anni attraverso la musica italiana che parla di emigrazione, sarà presentato domani 7 dicembre alla Fiera della piccola e media editoria "Più libri più liberi", al Palazzo dei congressi dell’EUR, dall’ex ministro della solidarietà sociale e della salute Livia Turco, dall’ex ministro degli esteri e ambasciatore negli USA Giulio Terzi di Sant’Agata e dalla giornalista de La Repubblica Alessandra Longo, alla presenza dell’autore. Della canzone italiana si sono occupati in tanti, anche nel mondo della politica, ma in pochi hanno sviscerato il tema dell’emigrazione nella canzone italiana. Eugenio Marino ricostruisce in questo libro la storia dell’emigrazione attraverso la canzone: il genere che probabilmente più della letteratura, della storiografia e della politica ha trattato il grande esodo italiano. E ci consegna un’opera utile, completa e trasversale a tutti i generi musicali per riflettere e avvicinarsi con serietà e rigore alle nostre comunità nel mondo e a un tratto portante della nostra identità nazionale, qual è l’emigrazione. Dal canto popolare dei movimenti migratori interni di tipo stagionale Me vo’ partì de qui, vo’ gi’n Maremma alle canzoni dei giovani “cervelli in fuga” nate e diffuse su Youtube, passando per le canzoni di lotta, leggere, gastronomiche e del cantautorato italiano: un excursus nella storia della canzone italiana e dell’emigrazione che ricostruisce e rintraccia gli snodi fondamentali e le svolte, richiamando alla mente i principali protagonisti storici e musicali. Ritroviamo l’ironia di Carosone, l’impegno politico di De Gregori, la rivoluzione della “scuola genovese”, la “profondità” dei De André e Guccini, fino a Caparezza, passando per Rino Gaetano, Dalla, Fossati e tanti altri. Nella sua puntuale ricerca, Marino concentra l’attenzione sui testi, valutandone contenuti, contesti, poeticità e stili e sottolineandone le trasformazioni sociali, musicali e linguistiche, gli influssi e le tradizioni, evidenziando prepotentemente ciò che lega il mondo della canzone a quello dell’emigrazione e, nell’ultima parte dell’immigrazione. (aise)
 
RICORRE OGGI L’ANNIVERSARIO DELLA TRAGEDIA DI DI MONONGAH
 
ROMA - Ricorre oggi 6 dicembre l’anniversario della tragedia di di Monongah. Nel 1907 nella miniera di Monongah si verificò infatti il più grave disastro minerario della storia statunitense. Alle 10.30 del mattino di venerdì 6 dicembre 1907 nella miniera di carbone della Fairmont Coal Company, di proprietà della Consolidated Coal Mine of Baltimore, si verificò una terrificante esplosione. L'incidente coinvolse le gallerie numero 6 e 8 della miniera. La galleria 8 si trovava sulla sponda occidentale del fiume West Fork, la 6 sulla sponda opposta. Gli effetti più devastanti si ebbero nella galleria 8: qui un frammento di oltre 50 kg del tetto in cemento del locale motori fu scagliato sulla riva opposta del West Fork, a oltre 150 metri di distanza. I primi a precipitarsi verso il luogo della sciagura furono i parenti dei minatori, che abitavano nelle tipiche casette in legno situate sulla riva opposta del West Fork, e i minatori dell'altro turno di lavoro. Nei pressi della galleria 8 tutti gli edifici furono completamente distrutti e i suoi tre ingressi furono ostruiti dai detriti. La notizia del disastro si diffuse rapidamente e in meno di un'ora alcuni funzionari della compagnia mineraria giunsero da Fairmont. I lavoratori delle miniere vicine, per solidarietà, si fermarono e affluirono per prestare il loro aiuto. L'incidente rappresenta la più grave sciagura mineraria dell'emigrazione italiana: morì circa un terzo dei tremila abitanti di Monongah. (aise)
 
CORRUZIONE: L’ITALIA MAGLIA NERA IN EUROPA
 
Roma - Proprio in contemporanea con una delle più devastanti inchieste degli ultimi tempi sugli intrecci tra criminalità e politica, come ciliegina sulla torta arriva l'annuale classifica di Transparency International sull'indice di corruzione nel mondo. E, senza troppe sorprese, scopriamo che l'Italia è il fanalino di coda dell'Europa. Per la precisione, nel “Corruption Perception Index 2014” che monitora il livello di corruzione di 175 paesi del mondo, il Belpaese si piazza al 69esimo posto, ben lontana dalle prime posizioni in cui troviamo Danimarca, Finlandia e Nuova Zelanda. In una scala da 0 a 100, l’Italia totalizza 43 punti. Il che vuol dire all'ultimo posto tanto nel G7 che nell'Unione europea, scavalcata ne G20 anche da Arabia Saudita e Turchia. A pari merito con noi anche Bulgaria, Grecia, Croazia e Romania e Brasile. Meglio di noi anche Cuba (63esimo posto), Namibia (55), Malesia (50), Corea del Sud (43), Botswana (31) ed Emirati Arabi (25). Ci hanno decisamente staccato le altre nazioni industrializzate occidentali: la Germania è al 12esimo posto, il Regno Unito al 14esimo, gli Stati Uniti al 17esimo, la Francia al 26esimo. Potenze emergenti come Cina, India e Russia hanno ancora molta strada da fare: sono rispettivamente al 100esimo, 85esimo e 136esimo posto. In fondo alla classifica Corea del Nord e Somalia. Il Corruption Perception Index 2014 si basa sui rapporti di istituzioni internazionali come la Banca mondiale e registra la percezione della corruzione nel settore pubblico negli ultimidue anni. (NoveColonne ATG)